La produzione di energia idroelettrica nazionale, oltre a rappresentare il 40% della produzione rinnovabile italiana, costituisce un sistema infrastrutturale rilevantissimo, sia per prevenire situazioni gravi di piene sia per lo stoccaggio e la regolazione dei flussi idrici. Oltre il 60% degli impianti idroelettrici nazionali ha un’età maggiore di 70 anni. Gli investimenti sono la via da percorrere per garantire che il settore idroelettrico del Paese continui a svolgere ed incrementi il proprio ruolo strategico per lo sviluppo del Paese.
Gli investimenti richiedono, tuttavia, alcune condizioni per essere realizzati. In questo momento l’elemento di maggiore difficoltà per i gestori è l’incertezza dell'orizzonte temporale delle concessioni idroelettriche che già negli ultimi anni ha paralizzato il settore. Oggi esistono le condizioni per rilanciare un quadro di investimenti che nei prossimi dieci anni potrebbe valere circa 15 miliardi di euro, a fronte della riassegnazione delle concessioni idroelettriche. Sono le risorse che il settore delle utility che gestiscono gli impianti idroelettrici italiani potrebbe mobilitare in autonomia, senza bisogno di fondi pubblici, per realizzare quelle opere necessarie ad aumentare la capacità di trattenere l’acqua piovana e creare nuovi invasi dove stoccare le risorse idriche per usi diversi. In questo quadro, alcune attività dell’industria idroelettrica possono offrire soluzioni per ottimizzare la gestione idrica nel suo complesso. Parallelamente alcune infrastrutture per l’idrico possono offrire opportunità di sviluppo al sistema elettrico. Il contributo del comparto elettrico alla sostenibilità idrica può essere significativo, portando molteplici benefici in termini di water saving e di tutela del territorio.
Si sta discutendo in questi giorni di evoluzioni normative estremamente importanti che, qualora adottate, non solo consentirebbero di effettuare gli interventi necessari per incrementare la produzione da energia idroelettrica, ma garantirebbero anche tutta una serie di potenziali usi plurimi fondamentali per il contrasto al cambiamento climatico. La trasformazione del settore energetico e l’accelerazione degli effetti del climate change, infatti, rendono sempre più stretto il nesso tra energia e acqua. La gestione delle risorse idriche ed energetiche è pertanto un elemento chiave non solo delle politiche economiche e industriali ma anche ambientali e sociali. La progressiva riduzione delle disponibilità idriche a livello globale si combina con l’aumento dei consumi energetici incrementando le interazioni tra la gestione dell’acqua e le attività, attuali e potenziali, dell’industria elettrica.
Il tema delle concessioni non riguarda quindi solo gli aspetti industriali e di produzione, ma anche la sicurezza energetica del Paese. Alla luce di quello che è accaduto negli ultimi due anni, l’Ufficio bilancio della Camera ha stimato il costo pubblico degli interventi per il sostegno a famiglie e imprese, a seguito dello shock del gas, in 715 miliardi di euro di soldi pubblici in Europa, di cui 55 miliardi solo per l'Italia.
Oggi ci troviamo nella condizione di vivere una nuova fase storica rilevantissima. Dopo la nazionalizzazione degli anni Sessanta e la liberalizzazione degli anni Novanta, la storia ci regala una nuova occasione: quella di definire, anche di concerto con l’Unione Europea, un quadro di regole certe che facciano ripartire gli investimenti consentendo l’incremento di oltre 2 gigawatt di potenza installabile di energie pure green in favore della transizione energetica e del riequilibrio complessivo del mix energetico nazionale.
È un’opportunità straordinaria che il Paese deve assolutamente cogliere.