Nell’ultimo anno il prezzo del gas è cresciuto di quasi sei volte. Gli aumenti sono iniziati nella seconda metà del 2021 e la situazione si è ulteriormente aggravata con il drammatico attacco della Russia all’Ucraina. Ci troviamo di fronte a una volatilità mai sperimentata prima che richiede di essere gestita con interventi strutturali, dal momento che con buona probabilità potrebbe diventare una costante nei prossimi anni.
Il 25 febbraio scorso il Presidente di Elettricità Futura Agostino Re Rebaudengo, insieme ad alcune delle principali imprese elettriche italiane, ha presentato la proposta di installare 60 GW di nuovi impianti rinnovabili nei prossimi 3 anni come soluzione all’emergenza energetica.
Il raggiungimento di tale obiettivo permetterebbe di risparmiare il 20% (circa 15 mld metri cubi) delle importazioni di gas – 7 volte il quantitativo maggiore di gas che il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione dei pozzi nazionali –, di attivare 85 miliardi di euro di investimenti e creare 80.000 nuovi posti di lavoro. Con 60 GW di nuovi impianti rinnovabili si possono produrre circa 90 TWh di energia elettrica e l'Italia, al prezzo attuale del gas (100 €/MWh termici), può risparmiare circa 15 miliardi di euro all'anno in bolletta, riducendo la dipendenza energetica e le emissioni di CO2. Il conto è presto fatto. 90 TWh elettrici prodotti con impianti termoelettrici (240 €/MWh, valore PUN medio nelle scorse settimane) costano 21 miliardi di euro. Mentre 90 TWh elettrici prodotti con i 60 GW di nuove rinnovabili e venduti con contratti a lungo termine a 65 €/MWh (come da recenti aste GSE) costano circa 6 miliardi di euro.
Relativamente alle tecnologie rinnovabili coinvolte, ipotizziamo che i 60 GW potrebbero essere composti da 12 GW di eolico, idroelettrico, bioenergie e 48 GW di fotovoltaico che richiederebbero una superficie pari a 48.000 ettari. Se per pura ipotesi i 48 GW di fotovoltaico fossero tutti realizzati su superficie agricola, si utilizzerebbe appena lo 0,15% della superficie italiana oppure lo 0,3% della superficie agricola totale oppure l’1,3% della superficie agricola già oggi abbandonata. Se poi, come da recenti indirizzi governativi, gli impianti saranno realizzati seguendo il modello dell’agrovoltaico, che permette una felice convivenza tra produzione agricola e produzione energetica, non sarà sottratto al nostro agroalimentare neanche un metro quadrato di terreno.
Una questione non secondaria riguarda inoltre l’integrazione dei 90 TWh nel sistema elettrico. È del tutto evidente l’esigenza di governare una corretta distribuzione dei nuovi impianti sul territorio e di prevedere uno sviluppo coerente dei necessari sistemi di accumulo, al fine di preservare l'adeguatezza e la sicurezza del sistema elettrico e, non ultimo, di ottimizzare i costi complessivi.
Elettricità Futura ha ampiamente sottolineato l'importanza di una efficace suddivisione dell’obiettivo rinnovabili tra le Regioni a partire dall’Audizione tenuta in Senato lo scorso 16 settembre 2021 e dall’Appello al Governo, alle Regioni e alle Soprintendenze del 10 ottobre 2021, nel quale abbiamo ribattezzato il Burden Sharing come Opportunity Sharing, visti e considerati gli elevati impatti positivi in termini di investimenti e posti di lavoro che le rinnovabili portano ai territori.
Da uno studio di Elettricità Futura con i principali operatori del settore elettrico è emerso che sarà necessaria l’installazione di nuova capacità di accumulo per circa 48 GWh (8 GW per sei ore di time shifting in media), oltre a potenziare le reti elettriche per favorire i transiti dalle aree a maggior produzione alle aree a maggior consumo. Anche in questo caso le superfici da impegnare sarebbero trascurabili: 1 GWh di accumuli elettrochimici occupa una superficie di appena 7,5 ettari; se per pura ipotesi i 48 GWh di accumuli fossero tutti elettrochimici, la superficie occupata sarebbe di 360 ettari, cioè appena lo 0,001% della superficie totale dell’Italia.
Ma il vero tassello mancante per la realizzazione di tale progetto è, come noto, l’eccessiva burocrazia nei processi di permitting, che vede il nostro Paese tra i peggiori d’Europa. Proprio per superare questa impasse, Elettricità Futura ha richiesto, come già fatto per risolvere l'emergenza sanitaria e per ricostruire il Ponte Morandi di Genova, la nomina di un Commissario straordinario nazionale per l’emergenza energetica e di un sub-commissario per ogni Regione (Presidenti o loro delegati).
La struttura commissariale, avvalendosi delle Commissioni VIA-VAS e PNRR-PNIEC e delle strutture regionali competenti in materia di energia e ambiente, avrà l’obiettivo di autorizzare in 15 mesi i 60 GW di nuovi impianti rinnovabili e i necessari sistemi di accumulo, così da governarne lo sviluppo territoriale con una governance nazionale in funzione delle caratteristiche della rete, della distribuzione dei consumi e delle altre variabili che permettano di ottimizzare il funzionamento complessivo del sistema.
Ne siamo profondamente convinti: è tempo di prendere decisioni coraggiose per risolvere la crisi energetica che rischia di affossare la crescita della nostra economia e, mai come oggi, il policymaker ha nelle rinnovabili la soluzione a portata di mano. Possiamo farlo!