Gli Amici della Terra hanno realizzato il primo studio italiano sull'introduzione di strumenti di mercato finalizzati a ridurre le emissioni dirette di metano lungo la filiera del gas naturale: dalla produzione alla distribuzione. Il metano è - in termini di impatto sul clima- il secondo gas oggetto delle politiche di riduzione delle emissioni climalteranti. La prima parte dello studio è focalizzata sull’Italia in relazione al contesto dell’Unione Europea. In particolare, viene analizzato il ruolo del gas naturale nell’ambito dei consumi di energia e le specificità della filiera di questa fonte energetica dal punto di vista delle modalità di produzione interna, di importazione, trasporto e distribuzione verso i centri di consumo.

Nel nostro paese, nel 2018, il gas è stata la prima fonte di energia utilizzata (circa 60 Mtep) e ha coperto il 37% dei consumi primari (Eurostat), anche se, da più di dieci anni, oltre il 90% del gas naturale consumato viene importato prevalentemente da paesi extra UE.  Ciò premesso e al fine di elaborare proposte di intervento, è fondamentale conoscere il quadro delle emissioni di gas climalteranti associate alla filiera del gas e analizzarlo sia in termini di macrosettori che di tipologia di gas emessi. Nel 2018, secondo i dati ISPRA, le emissioni di metano costituivano il 10% delle emissioni di gas serra in Italia, provenienti dai settori dell’agricoltura, della gestione dei rifiuti e dell’energia.  Relativamente agli usi energetici, i dati disponibili evidenziavano, sempre per il 2018, un totale di 187.500 tonnellate di metano (CH4), di cui il 5% derivanti dalla fase di produzione del gas naturale, il 17% dal trasporto e il 78% dalla distribuzione.

Tuttavia, proprio la raccolta dei dati costituisce uno dei problemi principali. Esaminando, infatti, i dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra di ISPRA emerge un ampio margine di miglioramento che potrebbe provenire da un maggiore impiego di misurazioni e dall’aggiornamento dei modelli di stima oggi utilizzati, oltre che da una maggiore collaborazione degli operatori con ISPRA, in particolare nei segmenti di produzione e processing. Un maggior coinvolgimento degli attori della filiera del gas naturale, come sta avvenendo anche a livello internazionale, è indispensabile per un salto di qualità nel rilascio dei dati ufficiali, indispensabili per verificare in modo credibile il raggiungimento degli obiettivi di riduzione. Obiettivi su cui importanti operatori del settore hanno dichiarato di essere impegnati anche in Italia.

Un primo momento di confronto pubblico avverrà il 19 novembre prossimo in occasione della sessione dedicata a questo tema nella XII Conferenza nazionale per l’efficienza energetica degli Amici della Terra.

Il tema delle emissioni di metano può essere inquadrato nell’ambito dell’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment – LCA), strumento applicabile anche ai prodotti energetici dell’attività estrattiva come il gas naturale. La letteratura in materia di applicazione del LCA alla filiera del gas naturale risulta ancora limitata e con risultati molto differenziati che evidenziano la scarsità di informazioni e, in generale, una sottostima nei dati ufficiali degli inventari nazionali delle emissioni dei paesi esportatori di gas naturale. Lo studio degli Amici della Terra individua la possibilità di utilizzare le procedure e le metodologie, basate sul LCA, previste dalla norma ISO 14067 sulla carbon footprint dei prodotti in termini di emissioni di gas climalteranti. Tale norma può essere utilizzata dagli operatori dell’upstream per certificare in modo indipendente e riconosciuto a livello internazionale l’intensità emissiva del gas naturale nei segmenti di attività lato produzione (estrazione e processing) nei diversi siti in cui operano.

Le politiche messe in campo dalla UE per la riduzione dei gas climalteranti sono essenzialmente due: le politiche ESR (Effort Sharing Regulation) per i settori e i gas serra (tra cui il metano) non soggetti al meccanismo ETS; il meccanismo ETS da cui sono escluse le emissioni di metano. Le prime, insieme alla regolazione delle infrastrutture del gas, possono essere il punto di partenza per formulare proposte di introduzione di strumenti di mercato per le nuove politiche di riduzione delle emissioni di metano. Tuttavia, nel caso italiano, la regolazione finalizzata alla riduzione delle emissioni di metano delle infrastrutture per la distribuzione e il trasporto del gas naturale è ancora molto limitata, anche se l’ARERA è orientata a seguire le indicazioni che sono già state formulate dal Coordinamento delle autorità europee dell’energia (CEER) e che prevedono l’introduzione in modo organico di meccanismi regolatori per incentivare la riduzione delle emissioni sulla base di specifici standard di emissione per le attività delle infrastrutture regolate.

Nel raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di metano, si riscontra però una grande incognita legata alle emissioni fuggitive del gas importato, circa il 93% di quello consumato, relativamente al quale è ancora difficile conoscere quelle dovute alle attività di produzione e trasporto dai principali paesi da cui ci approvvigioniamo, vale a dire Russia (48%), Algeria (26%) e Qatar (10%). Secondo le prime stime effettuate dagli Amici della Terra, le emissioni fuggitive di metano legate alle importazioni di gas naturale oscillano tra un minimo di circa 4 Mt CO2 eq, pari al valore di quelle generate dalla filiera nel territorio italiano, e un massimo di circa 8 Mt di CO2 eq.

Il caso delle importazioni del gas naturale in Italia ripropone le stesse contraddizioni già emerse con i fenomeni di carbon leakage che penalizzano l’industria manifatturiera italiana ed europea e hanno effetti ambientali negativi a livello globale. Per questo è essenziale che l’UE si doti in tempi brevi di una “Methane Strategy” per la riduzione delle emissioni di metano del settore energetico come previsto dallo European Green Deal e che si preveda, anche in questo settore, l’utilizzo di una carbon border tax non discriminatoria, analoga alla proposta di Imposta sulle Emissioni Aggiunte (ImEA) già presentata dagli Amici della Terra per contrastare efficacemente i processi di carbon leakage.

In sintesi, le proposte degli Amici della Terra possono essere riassunte nelle seguenti linee di intervento:

1) Regolazione per la riduzione delle emissioni di metano delle reti di distribuzione e trasporto di gas. Nel contesto UE, il 74% delle emissioni di metano della filiera del gas naturale proviene dai segmenti trasporto e stoccaggio (21%) e da quello delle reti di distribuzione (53%). Le attività di ambedue i segmenti sono oggetto dell’intervento delle autorità di regolazione nazionale dei mercati del gas naturale nel quadro delle disposizioni UE sul mercato unico in questo specifico ambito. La regolazione delle infrastrutture può introdurre molte disposizioni di carattere vincolante per il loro esercizio ma anche dei benchmark di performance emissiva sulla base dei quali prevedere incentivi e disincentivi nella remunerazione degli operatori che gestiscono questo tipo di infrastruttura regolata, con particolare riguardo alle reti.

2) Estensione del meccanismo ETS alle emissioni di metano delle infrastrutture nella filiera del gas naturale. Alcuni impianti e infrastrutture della filiera del gas naturale, come le centrali di compressione della rete di trasporto e i terminali di rigassificazione, sono già soggetti al regime ETS per le emissioni di CO2. L’ETS può essere esteso alle infrastrutture o grandi impianti (stoccaggi) le cui emissioni dirette di metano in termini di CO2 equivalente superano un determinato limite.

3) ImEA per le emissioni di metano nella produzione del gas naturale. Nel caso del gas importato da paesi extra UE si dovrà tenere conto anche delle emissioni fuggitive nella fase di trasporto dai siti di produzione fino all’ingresso nelle reti di trasporto dei paesi UE. È possibile ipotizzare un meccanismo di fiscalità ambientale non discriminatorio anche per le emissioni dirette di metano nelle fasi di estrazione e processing del gas naturale prodotto nella UE o importato da paesi extra UE.  

Queste tre linee di intervento possono costituire un pacchetto di misure efficaci per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione legati alla riduzione delle emissioni di metano nella filiera del gas naturale.