Oggi l’Italia, così come il resto del mondo, deve affrontare una difficile fase di ripartenza. I cambiamenti che negli ultimi mesi hanno stravolto la quotidianità di vita e lavoro richiamano, con ancor maggior forza e urgenza, alla necessità di costruire un sistema economico resiliente e sostenibile.

La sfida lanciata dall’Europa, candidatasi a diventare nel 2050 il primo continente climate-neutral al mondo, è un’opportunità storica. Coglierla significa costruire un nuovo paradigma sociale ed energetico e un grande volano industriale attraverso la realizzazione di significativi investimenti infrastrutturali e di innovazione. Per farlo è necessario compiere oggi scelte lungimiranti per costruire un sistema energetico integrato, più efficiente e interconnesso, in grado di valorizzare le caratteristiche e i benefici di ciascun vettore.

L’idrogeno, in questo percorso, è un anello chiave per la sostenibilità e la funzionalità dei futuri sistemi energetici decarbonizzati. La sua versatilità e l’integrabilità con le altre tecnologie pulite per la produzione e il consumo di energia stanno catalizzando sempre più l’attenzione e l’interesse dei Governi. Lo studio “H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia” realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con Snam, ha analizzato le strategie nazionali sull’idrogeno elaborate dai principali Paesi OCSE. Tra questi l’Italia risulta tra quei pochi che non hanno disegnato una road map di indirizzo operativo per questo vettore energetico finalizzata a valorizzarne i benefici.

Strategie nazionali legate al mondo dell’idrogeno e relativo anno di lancio

Fonte: Elaborazione The European House – Ambrosetti su fonti varie, 2020.

Usato in maniera complementare con le altre tecnologie, l’idrogeno può infatti contribuire in modo significativo a creare processi industriali più sostenibili e puliti, a realizzare una mobilità a zero emissioni e a ridurre le emissioni generate dal riscaldamento domestico, un’opportunità ambientale che potrebbe voler dire per l’Italia oltre 97 milioni di tonnellate di CO2 in meno, il 28% delle emissioni totali di oggi. Inoltre, grazie alla capacità inedita di fungere da elemento di congiunzione tra il settore del gas e dell’elettrico, l’idrogeno può garantire flessibilità al sistema energetico, favorendo la diffusione delle rinnovabili.

Potenziale evoluzione dell’idrogeno nella domanda finale di energia in Italia nello scenario di sviluppo (TWh e valori % sul consumo totale), 2017, 2030 and 2050.

Fonte: Elaborazione The European House – Ambrosetti su dati «The Hydrogen Challange» e varie fonti, 2020.

L’integrazione dell’idrogeno nel mix energetico nazionale si combina con lo sviluppo e il rafforzamento di una filiera industriale capace di rispondere alle future esigenze del mercato, posizionandosi in maniera competitiva a livello internazionale. Per valutare il potenziale di stimolo sull’industria italiana associato all’idrogeno, lo studio “H2 Italy 2050” ha ricostruito, per la prima volta, l’intera filiera di impianti, componenti e apparecchiature analizzando il ruolo di questo vettore in tutte le sue fasi: dalla produzione al trasporto e stoccaggio, fino ai molteplici utilizzi finali e ai servizi connessi.

Con questa metodologia innovativa, composta da oltre 100.000 osservazioni analitiche, lo studio ha identificato 90 tecnologie afferenti alla filiera dell’idrogeno. Partendo da questa mappatura e ricostruzione è stato stimato che lo sviluppo dell’idrogeno in Italia potrebbe attivare, nei prossimi 30 anni, un valore cumulato della produzione delle filiere connesse compreso tra gli 890 e i 1.500 miliardi di Euro. Il contributo di crescita del PIL nazionale, valutando gli effetti diretti, indiretti e indotti, potrebbe arrivare fino a 37 miliardi di Euro al 2050. Questo vorrebbe dire costruire ex-novo una ricchezza pari a quella che genera oggi la filiera dell’automotive (fabbricazione di autoveicoli).

Anche gli effetti di stimolo all’occupazione sarebbero estremamente rilevanti arrivando a creare tra i 320.000 e i 540.000 nuovi posti di lavoro al 2050.

L’Italia può inoltre assumere un ruolo centrale nella strategia europea per l’idrogeno, in qualità di “abilitatore” grazie alla presenza di un’infrastruttura estesa per il trasporto del gas che permette anche i collegamenti con il Nord Africa, alla competitività del settore manifatturiero nazionale e alla capacità di integrazione dell’idrogeno nel sistema energetico.

La concretizzazione di questi benefici passa dalla definizione di una concreta visione strategica e di una roadmap nazionale che coinvolga proattivamente le Istituzioni e il mondo dell’industria.

Lo studio ha identificato sei direttrici di sviluppo da implementare:

  1. fare dell'Italia il «direttore d'orchestra» di una strategia europea sull’idrogeno, attraverso la definizione di una visione nazionale, l’aggiornamento del PNIEC e una più attiva partecipazione alla Clean Hydrogen Alliance europea;
  2. creare un ecosistema dell’innovazione e accelerare lo sviluppo di una filiera industriale dedicata attraverso la riconversione dell’industria esistente, l’attrazione di nuovi investimenti, la creazione di fondi dedicati e la creazione di framework regolatori favorevoli.
  3. supportare la produzione di idrogeno decarbonizzato su scala nazionale facendo leva su meccanismi incentivanti simili a quelli utilizzati per le rinnovabili e favorendo la creazione di garanzie d’origine commercializzabili a livello europeo;
  4. promuovere un’ampia diffusione dell’idrogeno nei consumi finali attraverso l’introduzione di graduali obblighi di share nel mix energetico e promuovendo meccanismi di incentivo sinergici al meccanismo ETS quali i Carbon Contract for Difference;
  5. incentivare lo sviluppo di competenze specialistiche sia per le nuove figure professionali sia per accompagnare la transizione di quelle esistenti promuovendo la nascita di opportuni percorsi formativi ai diversi livelli e trasversali alle diverse discipline;
  6. sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo dell’impresa sui benefici derivanti dall’impiego di questo vettore attraverso campagne di comunicazione ad-hoc destinate ai diversi stakeholder.

In sintesi, i benefici ambientali derivanti dall'utilizzo dell'idrogeno come vettore energetico sono indiscutibili. La domanda crescente di questo vettore nei prossimi anni è una necessità imprescindibile oltre che una previsione realistica, anche alla luce del piano di decarbonizzazione al 2050. Le ricadute positive in termini di sviluppo e occupazione per le filiere industriali nazionali sono acclarate. Il sostegno e la volontà politica da parte della Commissione europea non mancano. Rimane solo da capire se il sistema industriale nazionale e comunitario intendono giocare la partita da spettatori o da attaccanti.