Al termine di un percorso legislativo - che parte con la direttiva UE 2014/52 (concernente la valutazione di impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati) e prosegue attraverso la legge n.114 del 9 luglio 2015 (delega al Governo in materia di direttive europee) e il decreto legislativo 16 giugno 2017 n.104 (ove, fra l’altro, viene assegnato al MiSE il compito di emanare le Linee Guida nazionali per la dismissione mineraria) - si è recentemente pervenuti alla firma del DM 15 febbraio 2019 relativo alla definizione delle “Linee Guida Nazionali per la dismissione mineraria delle piattaforme per la coltivazione di idrocarburi in mare e delle infrastrutture connesse”.
Il Decreto, poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 marzo 2019, presenta alcuni principi innovativi, ossia la possibilità di riuso delle piattaforme, oltre che ad una ricca richiesta di documentazione atta a garantire la migliore gestione ambientale del decommissioning, anche in quelle piattaforme che – essendo costruite prima dell’entrata in vigore della normativa sulla VIA o sull’AIA - potrebbero non aver avuto originariamente tali studi. In particolare:
- il Ministero dello sviluppo economico (MiSE), con cadenza annuale, acquisiti i pareri dei competenti uffici UNMIG, quelli del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT), sentite le Regioni e sulla base delle informazioni fornite dai titolari delle concessioni, pubblica l’elenco delle piattaforme e infrastrutture connesse in dismissione mineraria che devono essere rimosse, secondo un procedimento di rimozione disciplinato dallo stesso decreto;
- nello stesso elenco sono indicate le piattaforme e le infrastrutture connesse che, a seguito di opportuna verifica, possono essere riutilizzate, a condizione che - entro 12 mesi dalla pubblicazione - i soggetti interessati presentino un adeguato progetto di riutilizzo, scaduto tale termine le piattaforme saranno poste in dismissione con rimozione;
- l’autorizzazione del progetto di riutilizzo è rilasciata dalla Amministrazione competente nella materia in cui è proposto il riutilizzo delle piattaforme, a seguito di un procedimento unico a cui partecipano tutte le amministrazioni e i soggetti interessati;
- al fine di assicurare la qualità e la completezza della valutazione dei relativi impatti ambientali, sia nei casi di dismissione mineraria, sia nei casi di riutilizzo, sono previsti opportuni meccanismi al fine di valutare la necessità di sottoporre i progetti alle procedure di verifica di assoggettabilità a VIA ovvero di procedura di VIA, a norma del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ovvero a nessuna procedura.
Le Linee Guida rappresentano un primo passo concreto per il raggiungimento di uno degli obiettivi di politica energetica sostenibile nel settore upstream, attraverso l’identificazione delle migliori tecnologie disponibili per la dismissione mineraria, che siano compatibili sotto i profili ambientali e sociali, oltre che tecnicamente ed economicamente sostenibili, con un particolare interesse a valutare anche eventuali usi alternativi innovativi in ottica di economia circolare e “crescita blu”. Queste sono state messe a punto attraverso diversi seminari che hanno coinvolto attivamente rappresentanti delle Regioni e dei Comuni interessati, ricercatori universitari e dei principali centri di ricerca italiani, nonché rappresentanti delle principali associazioni di settore, sindacali e ambientaliste. Sono stati avviati alcuni progetti territoriali (fra questi l’INTERREG Italia-Croazia che tra le altre cose organizza l’AdriREEF coordinato dal Comune di Ravenna) e le proposte elaborate sono state condivise nell’ambito di iniziative europee quali, per esempio: European Marittime Day, Bluemed, WestMed, Eusair, Unione del Mediterraneo e Pianificazione Spazio Marittimo.
RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) ha lavorato per la definizione di uno strumento che permetta di effettuare una “Analisi Multi-Criteri” a supporto delle decisioni per l’individuazione trasparente e oggettiva della migliore modalità di decommissioning (includendo la possibilità di riconversione e rifunzionalizzazione) tra le diverse disponibili, sotto i profili socio-economico, ambientale e industriale. Inoltre, per facilitare l’analisi per eventuali business plan è stato fatto uno studio sui costi di manutenzione e costi di dismissione delle piattaforme presentati al “Forum per il futuro delle piattaforme” (MiSE 26 0ttobre 2017): Forum il cui principale obiettivo è stato quello di mettere a sistema e permettere un confronto tra tutti i soggetti che, sul territorio, sono interessati, in modo differente, dalle attività di decommissioning. Sempre in tema di lavori e ricerche preparatori alle Linee Guida, interessante si è mostrato il Convegno “Il futuro delle piattaforme off-shore: decommissioning e riconversione” tenutosi a Ravenna nell’ottobre 2017, come pure di particolare utilità si sono mostrate le ricerche svolte nell’ambito di Clypea, il network per la sicurezza offshore, a cui ha contribuito con efficacia Franco Terlizzese, già Direttore Generale della DGS-Unmig del MiSE.
Anche Assomineraria, in qualità di principale Associazione di settore delle aziende, italiane e straniere, che operano nell’esplorazione e produzione di minerali e idrocarburi in Italia, si è fatta parte attiva per promuovere l’attuazione del programma italiano delle attività di dismissione; in particolare, si è dichiarata disponibile a promuovere – congiuntamente al MiSE, al MATTM e al MiBACT - le azioni necessarie all’attuazione del programma italiano di decommissioning, impegnandosi ad attivare le procedure per la dismissione di almeno venti strutture offshore nel breve periodo 2020-2025 e altrettante nel decennio; procedure che, su iniziativa di ogni singola concessionaria, saranno realizzate nei prossimi anni sulla base dei procedimenti autorizzativi previsti dalle Linee Guida nazionali. Le strutture identificate nel primo periodo, molte delle quali poste entro le 12 miglia, sono localizzate nel tratto di mare tra Veneto e Abruzzo, alcune teste pozzo davanti alla Puglia, nonché altre davanti a Crotone e nel Canale di Sicilia. Inoltre, circa la metà delle stesse non ha mai avuto una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, perché autorizzate prima del 1986, anno in cui la VIA entrò in vigore in Italia.
Allo stato attuale, in attuazione del DM 15 febbraio 2019 nel Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse di agosto 2019 sono state pubblicate le prime piattaforme in dismissione in questo nuovo ambito normativo e creata una sezione del sito UNMIG sul tema (al riguardo si veda, inoltre, il comunicato ministeriale del 4 settembre 2019).
Vi è da rilevare infine che, l’art 11-ter della Legge 12 del 11 febbraio 2019 chiede che anche il Piano della Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) dovrà prevedere una pianificazione dedicata alla dismissione delle piattaforme, tema quindi vivo e di pregnante interesse che si inserisce a pieno titolo fra le priorità della transizione energetica e dell’economia blu.
Al fine di giungere alla migliore qualità del Piano è sicuramente auspicabile che i Ministri Patuanelli e Costa valorizzino la metodologia di partecipazione sperimentata a suo tempo attraverso il percorso del Forum sul Futuro delle Piattaforme per la definizione delle Linee Guida per la dismissione delle piattaforme, e quindi che questa modalità di coinvolgimento sia replicata fin da subito per il PiTESAI, e non solo nelle fasi ufficiali della VAS. Un primo passo sarebbe l’apertura dei tavoli di lavoro anche ai rappresentanti degli enti territoriali diversi dalle Regioni, nonché la creazione di un forum con gli enti di ricerca e tutti gli altri stakeholder.
Ezio Mesini insegna presso l’Università di Bologna ed è Presidente del Comitato Nazionale per la Sicurezza delle operazioni a mare. Fabio Fava insegna presso l’Università di Bologna e ricopre la carica di Rappresentante italiano Blue Growth in Horizon2020 e nella BLUEMED initiative presso la Commissione Europea.