Lo scorso 8 luglio, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente hanno firmato il decreto FER1. Come ci si è arrivati? Quali le principali novità? Possiamo definirlo un decreto strategico per il futuro dell’Italia e se sì perchè?

Il decreto FER1 nasce da un importante lavoro che è iniziato sin dai primi giorni dalla data di insediamento del Governo. A seguito della firma da parte dei Ministri Di Maio e Costa, il decreto è stato inviato per la registrazione alla Corte dei Conti prima della definitiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il FER1 incentiva una potenza complessiva cumulata di 8.000 MW attraverso impianti a fonte rinnovabile realizzati con le tecnologie più mature e caratterizzate da costi di generazione in riduzione e ormai vicini ai prezzi di mercato, quali eolico, fotovoltaico, idroelettrico e gas residuati da processi di depurazione. In particolare, l’accesso agli incentivi avverrà tramite procedure pubbliche per la selezione dei progetti da iscrivere in apposite aste, se di potenza pari o superiore a 1 MW, e registri nei limiti di specifici contingenti per potenze inferiori a 1 MW ma superiori a 20 kW. Gli impianti dovranno essere di nuova costruzione, integralmente ricostruiti e riattivati, oggetto di potenziamento e di rifacimento. Hanno la priorità, gli impianti realizzati su discariche chiuse e su siti di interesse nazionale ai fini della bonifica, gli impianti idroelettrici che rispettano le caratteristiche costruttive del DM 23 giugno 2016 e gli impianti alimentati a gas residuati dai processi di depurazione che prevedono la copertura delle vasche del digestato. Esclusivamente per il fotovoltaico, è previsto un apposito registro per gli impianti di potenza inferiore a 1 MW realizzati su edifici in sostituzione dell’eternit o dell’amianto con priorità per gli interventi realizzati su scuole, ospedali e altri edifici pubblici.

 

Tra le altre principali novità, la possibilità di partecipare alle procedure di registri per aggregati costituiti da più impianti appartenenti al medesimo gruppo di potenza complessiva inferiore a 1 MW, o alle aste, se di potenza complessiva superiore. Sono inoltre previsti incentivi per la realizzazione di impianti che prevedano una colonnina di ricarica delle auto elettriche. Infine, è stata introdotta la contrattazione di lungo termine di energia rinnovabile come già avviene in altri paesi europei al fine di saldare la domanda di energia con l’offerta da fonti rinnovabili. I contratti a lungo termine (o Power Purchase Agreement) infatti, prevedono la vendita di elettricità a un prezzo fisso, consentendo di annullare il rischio di eventuali fluttuazioni dei prezzi dell’energia. Un vero e proprio decreto strategico per il nostro Paese che da un grande slancio allo sviluppo del settore delle energie rinnovabili in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

 

Si è dibattuto molto sulla questione del mini-idroelettrico, specie nella fase che ha anticipato l’approvazione del decreto. Che soluzione è stata trovata per coniugare salvaguardia dell’ambiente e investimenti in questo importante settore?

Per quanto riguarda il regime di sostegno all'idroelettrico, intorno al quale negli ultimi mesi si erano concentrate le attenzioni del Governo e della Commissione UE, si è ritenuto di dover ammettere agli incentivi solo gli impianti che producono energia elettrica senza ulteriori prelievi aggiuntivi dai corpi idrici e quelli con concessione di derivazione conforme alle linee guida per le valutazioni ambientali e per l’aggiornamento dei metodi di determinazione del minimo deflusso vitale.

Il governo è tornato a ribadire l’importanza dei cosiddetti “energy citizens”. Ci può spiegare meglio qual è la vostra idea sull’autoconsumo e sulle energy communities? Quali obiettivi si deve porre l’Italia in tal senso?

La transizione energetica è sicuramente un tema prioritario ed è essenziale che i cittadini diventino decisori attivi perché solo attraverso la consapevolezza del consumatore è possibile raggiungere gli obiettivi prefissati in ambito energetico. In linea con la nuova direttiva europea sulle fonti rinnovabili (2001/2018/UE), stiamo lavorando per introdurre nuove figure come quella del cliente attivo, della comunità energetica dei cittadini e quella degli autoconsumatori, individuali o collettivi.

Come previsto nel PNIEC, ci si attende un’importante crescita dell’autoconsumo al 2030 e, come parte politica, abbiamo l’intenzione di favorire questa crescita attraverso il recepimento in tempi brevi della Direttiva europea, in modo da consentire la realizzazione di configurazioni attualmente non possibili e la definizione di regole chiare sulla raccolta degli oneri e sulle modalità con cui autoproduttori e autoconsumatori comparteciperanno ai costi di sistema.

Infine, ma non in ordine d’importanza, sottolineo la necessità di includere, nell’ambito dei “Energy Citziens”, anche il concetto di povertà energetica. Come definito nel PNIEC, per contrastare la povertà energetica prima di tutto è necessario aumentare l’efficacia delle misure esistenti a sostegno della spesa energetica. Bisogna raggiungere la totalità dei potenziali beneficiari rimuovendo gli ostacoli amministrativi e introducendo, laddove possibile, strumenti automatici per l’erogazione del sostegno economico. Nel medio termine, l’obiettivo è quello di favorire l’efficientamento energetico degli edifici, attraverso misure che favoriscano la diffusione di produzione di energia anche da fonti rinnovabili.

Quando si parla di fonti rinnovabili e di green economy si fa spesso riferimento alle ricadute in termini occupazionali che però sono difficili da quantificare. E c’è chi teme che comunque non basteranno a sopperire le perdite di impiego che ogni mese interessano i settori tradizionali dell’energia. Può fornirci qualche rassicurazione?

Dalle analisi effettuate gli investimenti “green” saranno superiori ai disinvestimenti nel settore degli impianti da combustibili fossili, per cui si stima un saldo positivo in termini occupazionali. Gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima al 2030 prevedono che lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’incremento dell’elettrificazione dei consumi finali favorirà gli investimenti nel settore e conseguentemente produrrà ricadute economiche positive.

In particolare, in termini di Unità di Lavoro (ULA) si stimano circa 115 mila occupati temporanei medi annui, aggiuntivi rispetto a quelli calcolati per lo scenario a politiche correnti nel periodo 2017- 2030. Per quanto, invece, riguarda i lavoratori permanenti, laddove nel comparto fossile si riscontra una diminuzione degli occupati tra il 2030 e il 2017 pari a 6.067 unità, l’installazione di nuovi impianti FER-E comporterà un incremento stimato di crescita degli occupati da 37.775 unità nel 2017 a 50.611 nel 2030, con un saldo positivo pari a 12.836 unità (+34% circa).

Il decreto prevede la riapertura al solare fotovoltaico del sistema di incentivazione GSE, cessato dal 6 luglio 2013, dopo il raggiungimento del tetto previsto dal Quinto Conto Energia. Quali sono le ragioni alla base di questa scelta, e perché proprio in questo momento dopo 6 anni dall’ultima forma di incentivazione?

Il fotovoltaico costituisce oggi una delle tecnologie più mature tecnologicamente, facile da installare e con costi di installazione in drastico calo e con elevato potenziale sfruttabile. Nel PNIEC è prevista al 2030 una quota pari a 50 GW di impianti fotovoltaici oltre che a circa 20 GW di impianti eolici. Saranno queste tecnologie a trainare lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili che dovrà raggiungere il 55% rispetto ai consumi finali. Per poter raggiungere questi ambiziosi obiettivi, è necessario prevedere meccanismi di sostegno come il FER 1.

Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, lo facciamo in questo momento perché appena insediati abbiamo avviato il lavoro che, a seguito dell’iter previsto, ci ha portati a firmare il decreto a luglio. Come Governo abbiamo messo ai primi posti la tutela dell’ambiente e lo sviluppo di nuove tecnologie per favorire lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili perché siamo consapevoli che bisogna agire concretamente per rallentare il riscaldamento globale e portare il nostro Paese e l’Europa verso la totale decarbonizzazione.

Sempre in materia di impianti fotovoltaici, il nuovo decreto prevede l’introduzione di un premio per la realizzazione di questo tipo di impianti, che vanno a sostituire coperture in eternit o comunque contenenti amianto. A che punto è l’Italia in materia di rimozione delle coperture di queste tipo? Quanto ancora si deve fare?

La scelta di inserire il premio per la rimozione amianto è in continuità con i precedenti decreti di incentivazione del fotovoltaico in quanto era già stato introdotto dal decreto 19 febbraio 2007 (cosiddetto secondo conto energia) e mantenuto per tutti i successivi decreti.

L’Italia ha una grande esperienza nel settore dello smaltimento e delle bonifiche anche se spesso gli interventi non vengono realizzati a causa dei costi elevati. L’introduzione nel FER 1 di un contingente dedicato all’installazione di impianti fotovoltaici su coperture in sostituzione di eternit o comunque contenenti amianto unisce la predisposizione del solare fotovoltaico di integrazione negli edifici sfruttando le superfici disponibili sui tetti e la necessità di effettuare le bonifiche necessarie per la salvaguardia ambientale e sanitaria.

Attraverso il premio previsto dal FER 1 sarà più semplice ed economico realizzare gli interventi. Il contingente previsto, pari a 800 MW da allocare entro il 2021, dà un idea dell’elevato potenziale stimato considerando che corrispondono ad almeno 8 milioni di mq di superficie.