La maggiore disponibilità e maturità delle tecnologie legate all’idrogeno e i vantaggi che possono portare rispetto ai cronici problemi dell’Emilia Romagna e di tutta la Pianura Padana (qualità dell’aria in primis) aprono scenari di interesse e opportunità, che sembra utile accelerare e favorire. Il concetto di “hydrogen society”, lanciato in Giappone nel 2016 e recentemente cavalcato anche da paesi come Corea, Cina e California è il segnale che qualcosa sta cambiando nella percezione dell’idrogeno e del suo utilizzo nei sistemi energetici, nei sistemi di trasporto e nei sistemi industriali. Un cambio di mentalità osservato dagli operatori di tutto il mondo, europei compresi, dettato sostanzialmente da due ragioni: un’attenzione sempre più concreta verso modelli economici a basso impatto carbonico; l’evidente maturità di tecnologie considerate acerbe fino a pochi anni fa.
Parlo al plurale, perché vi sono tante tecnologie che abilitano diverse filiere che girano attorno all’idrogeno: produzione di idrogeno da elettricità da fonti rinnovabili di diverso tipo, ma anche produzione da residui chimici di processi industriali (in particolare ammoniaca) e da rifiuti plastici urbani. Stanno inoltre semplificandosi i sistemi per lo stoccaggio ed il trasporto di idrogeno per creare una rete di trasporto e condivisione del gas prodotto (in Spagna, Calvera offre in leasing servizi di movimentazione e stoccaggio di idrogeno). Le tecnologie di controllo di diversi prosumer (singoli soggetti produttori e consumatori non contemporanei di idrogeno) possono essere mutuate dalle esperienze di prosumer elettrici. Applicazioni di riscaldamento civile ed industriale ad idrogeno vengono proposte anche da alcune aziende italiane (Solid Power e Giacomini). Gruppi elettrogeni di emergenza alimentati ad idrogeno stoccato anche come ammoniaca sono realtà. Nella produzione di acciaio iniziano progetti per la sostituzione del carbone con l’idrogeno. Inoltre ci sono gli usi convenzionali (anche se non conosciuti) nell’industria alimentare, del vetro e nella metalmeccanica che possono essere decarbonizzati da idrogeno locale prodotto da rinnovabili. Infine, sono presenti applicazioni di produzione di metano sintetico a partire da idrogeno da immettere nelle reti di distribuzione o da usare come gas liquefatto.
Da ultimo, ma forse primo in ordine di importanza, vi sono le tecnologie a idrogeno legate alla mobilità, tecnologie ormai mature che permettono di eliminare sia l’anidride carbonica per la salvaguardia globale del pianeta sia di ridurre l’inquinamento locale da polveri sottili e ossidi di azoto che appesantiscono l’aria che respiriamo in città. Sono in molti a credere che il futuro della mobilità coincida con veicoli a celle a combustibile alimentati a idrogeno. E per capire che qualcosa sta cambiando basta guardare le politiche delle case costruttrici. Bmw, Mercedes, Hyundai, Honda, Toyota e Nissan hanno negli ultimi anni destinato importanti risorse alla progettazione e prototipazione di auto e SUV a idrogeno, lanciando diversi modelli già oggi in commercio e in circolazione. In particolare, il dicembre scorso, il gruppo Hyundai ha reso pubblica la propria ‘FCEV Vision 2030’, con cui si impegna a consolidare e rafforzare la posizione di leadership globale in termini di tecnologie fuel cell. Si parla di 6 miliardi di euro e di 51.000 posti di lavoro in quella che sarà una grande transizione anche professionale.
La transizione verso una hydrogen society dovrebbe interessare particolarmente un territorio come quello dell’Emilia Romagna e della Pianura Padana, che combatte ormai da decenni contro l’inquinamento atmosferico e che vive con apprensione una trasformazione verso nuovi paradigmi industriali. Questa è la convinzione che ha portato il sottoscritto e l’Assessore alle politiche ambientali del comune di Spilamberto, Fabrizio Nardini, a facilitare un movimento di aggregazione e sensibilizzazione per far diventare realtà l’applicazione locale delle tecnologie dell’idrogeno in questo territorio.
Un percorso che, dopo mesi di ricognizione, ha visto ufficialmente la luce lo scorso novembre a Spilamberto, quando si è svolto un primo convegno (ora disponibile on line sul sito del Comune) con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Modena, delle Università emiliane di Bologna, Modena e Reggio Emilia, dell’Associazione Italiana Idrogeno e Cella a Combustibile (H2IT). Oltre alle realtà territoriali interessate e già oggi operative nella filiera dell’idrogeno, sono intervenuti Carlos Navas dell’Agenzia europea dell’idrogeno (FCH JU) e due associazioni che a livello regionale, in Aragona (Spagna) e in Trentino, facilitano e diffondono queste pratiche: la Fondazione aragonese dell’idrogeno e l’Istituto per l’innovazione tecnologica di Bolzano dove da anni è operativo il primo distributore di idrogeno in Italia per rifornire la locale flotta di autobus urbani e un parco di 10 vetture Hyundai ix35.
In seguito, su suggerimento ed auspicio della Regione Emilia Romagna, abbiamo continuato un percorso di aggregazione di portatori di interesse pubblici e privati per arrivare ad un masterplan che concretizzi in Emilia Romagna un “sistema idrogeno” che migliori gli aspetti ambientali, crei nuovi posti di lavoro, consolidi sul territorio nuova conoscenza tecnica e gestionale e una nuova coscienza pubblica abilitante per nuovi sviluppi e per un incremento del PIL regionale.
La risposta è stata buona e il 25 febbraio a Modena abbiamo creato il primo tavolo di lavoro con aziende, amministrazioni pubbliche e soggetti di ricerca locali. La mattinata di lavori, ospitata e patrocinata da Confesercenti Modena e FAIB (Federazione Autonoma Italiana Benzinai) ha visto la partecipazione, tra gli altri, di UNIMORE (prof. Romagnoli), UNIBO (prof.sse Ancona e Branchini), LEAP (prof. Sogni), l’ITS di Maranello (prof. Sala), IIT Bolzano (dott. Da Col), Toyota Handling Italia (ing. Tartara e ing. Mandrioli), Hyundai Italia (ing. Torinese), Hyundai Europa (ing. Chung e ing. Inglesias), CRPA (dott. Garuti), Idromeccanica (dott. Gozzi e dott. Mucchi), ASEF srl (locale stazione di rifornimento combustibili). Una mattinata molto proficua in cui si è respirato l’entusiasmo dei diversi soggetti coinvolti nel condividere la visione di un territorio che punta decisamente sullo sviluppo dell’idrogeno. E soprattutto una mattinata all’insegna dell’operatività: è stato infatti deciso di far partire un tavolo di lavoro per verificare la realizzazione di una stazione di rifornimento di idrogeno nella zona di Modena Nord che abiliti possibili flotte di auto aziendali ad idrogeno, miniflotte di taxi, autobus o l’uso di veicoli speciali a celle a combustibile anche sperimentali nella zona modenese. Un primo tassello che, oltre a dimostrare la concretezza della nostra visione, faciliterà le operazioni di R&D da parte degli operatori industriali e una maggiore sensibilizzazione da parte della cittadinanza.
Il calendario per il futuro è già molto fitto. Altri appuntamenti di discussione seguiranno, tra cui una futura visita all’IIT di Bolzano per “toccare con mano” un distributore di idrogeno in funzione per autovetture ed autobus.
Il lavoro è ampio e ambizioso allo stesso tempo: chiunque crede di poter trovare un vantaggio da tale iniziativa, vuole saperne di più o vuole parteciparvi come amministrazione pubblica o azienda, è invitato a far parte del percorso. Vorremmo arrivare presto ad un piano maturo che possa iniziare – anche con fondi UE - a trasformarsi in realtà con un orizzonte pluriennale e multilivello. L’obiettivo è quello di dare vita a un sistema dell’idrogeno che attraversi e comprenda in una prima fase tutto il territorio regionale dell’Emilia Romagna e successivamente si allarghi a tutta la Pianura Padana, da Torino a Rimini.
L’autore dell’articolo è, insieme a Fabrizio Nardini, il promotore dell’iniziativa. Per eventuali adesioni o chiarimenti contattare giulio.raimondi@innoind.net