Il lubrificante è un elemento essenziale della meccanica moderna. Ogni meccanismo, dal più semplice al più complesso, che abbia parti in movimento necessita di essere lubrificato. In questo modo si proteggono i componenti dall’usura, si favorisce la dispersione del calore e si previene il deposito di eventuali residui non solubili nell’olio stesso, mantenendoli in sospensione e depositandoli in un filtro destinato a trattenerli.

Uno degli usi più noto a tutti è quello della lubrificazione dei motori delle nostre automobili ma, in realtà, i lubrificanti vengono utilizzati praticamente in tutti gli ambiti industriali, dalla produzione dell’acciaio fino a quella degli alimenti.

Ad oggi, le basi maggiormente utilizzate per la produzione di lubrificanti sono ancora quelle minerali, di origine petrolifera oppure ottenute per rigenerazione. Le basi sintetiche, come dice il nome, sono invece ottenute da processi di sintesi. Vengono generalmente ottenute per oligomerizzazione ed idrogenazione delle olefine, hanno qualità e costi molto elevati ed il loro utilizzo è in crescita, soprattutto nel settore degli oli motore.

A seconda della loro origine e delle loro caratteristiche, gli oli base vengono classificati da API (American Petroleum Institute) in 5 gruppi:

Agli oli base, vengono successivamente aggiunti speciali additivi che conferiscono nuove proprietà al prodotto, migliorandone le caratteristiche ed allungandone la vita. Alcuni tipi di additivi prestazionali sono ad esempio: detergenti/disperdenti, anti-usura, E.P.-Estrema Pressione, miglioratori dell’indice di viscosità, anti-schiuma, anti-ossidanti, ecc.  

Il rapporto tra oli base ed additivi è molto variabile: il lubrificante è una miscela complessa e la sua composizione viene attentamente studiata in funzione del livello prestazionale richiesto.

I siti produttivi dove vengono effettuate queste operazioni di miscelazione sono chiamati “blending plants”. Una volta ottenuto il prodotto finito, questo viene stoccato in depositi appropriati ed è finalmente pronto per l’immissione al consumo.

I lubrificanti possono poi essere classificati in molti modi a seconda delle performance e dell’impiego finali. Le principali indicazioni sono però relative a:

  • Impiego. L’olio viene classificato in base al tipo di applicazione e quindi al suo campo di applicazione ideale, per motore, per trasmissione meccaniche o idrauliche, ecc.
  • Viscosità. Viene specificata la viscosità dell'olio, generalmente è espressa in gradi SAE oppure in centiStokes (mm2/s) o Stokes (cm2/s).
  • Test di omologazione. Vengono specificati quali test l'olio ha superato ed il livello delle sue performance utilizzando sigle che riprendono il nome degli istituti che emettono le specifiche, ad esempio ACEA, API, JASO, MIL, ecc.

Come abbiamo detto, gli impieghi sono molteplici, dalla lubrificazione dei motori endotermici fino alle più complesse e severe applicazioni industriali (siderurgica, cartaria, alimentare, car manufacturing, lavorazione metalli, ecc.). In ogni caso, sia in ambito automobilistico che industriale, il trend degli ultimi anni è nella direzione di una sempre maggiore compatibilità con l’ambiente.

La tecnologia moderna ha permesso di sviluppare lubrificanti che non solo aiutano i macchinari ad operare al massimo delle prestazioni, ma che contribuiscono anche a migliorare la produzione di energia riducendo, al tempo stesso, le emissioni di anidride carbonica. Si pensi ad alcuni oli per motori di recente tecnologia che permettono di ridurre i consumi di carburante e, pertanto anche le emissioni ai gas di scarico, fino al 4% rispetto ad un olio tradizionale.

Durante l’utilizzo, però, l’olio si consuma e subisce trasformazioni chimico-fisiche che lo rendono non più idoneo a continuare il servizio e per questo occorre sostituirlo regolarmente. L’olio usato è un rifiuto pericoloso perché può essere molto inquinante se disperso nell’ambiente. Per avere un’idea di quanto sia dannoso basti sapere che 4 chili di olio usato, la quantità presente nella coppa dell’olio della nostra macchina, se versati in mare sono in grado di inquinare una superficie grande quanto un campo di calcio!

Nel nostro paese ad occuparsi della raccolta degli oli usati è il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati (CONOU) che effettua il servizio su tutto il territorio nazionale. La destinazione prioritaria, circa il 90%, è l’industria della rigenerazione, settore dove l’Italia è all’avanguardia nei processi di ri-raffinazione essendo in grado di produrre basi lubrificanti con caratteristiche uguali o addirittura superiori a quelle di prima raffinazione.

La rigenerazione ha un alto rendimento: da 100 kg di olio usato anidro (privo di acqua) si riescono ad ottenere circa 75 kg di olio base rigenerato destinato all’industria della lubrificazione. Le alternative alla rigenerazione, qualora non fosse possibile, sono la combustione e in ultimo la termodistruzione.

La supply chain dei lubrificanti

Il futuro dei lubrificanti va sempre più in una direzione “green”: l’obiettivo è quello di assecondare le richieste tecniche dei costruttori di motori e macchinari industriali mantenendo nel contempo un alto livello di sostenibilità.