Nelle ultime decadi, l’impegno nel sociale di un’azienda è passato dal solo finanziamento di un’iniziativa alla realizzazione di progetti più strutturati, anche di lungo periodo.

Nel tempo, si sono affermati programmi di Responsabilità sociale di Impresa (RSI) sempre più efficaci e più attenti alle esigenze dei rispettivi destinatari. Sono quelli che rivestono una duplice caratteristica: sono in linea con le esperienze concrete dell’impresa nella propria area di attività economica; nascono e sono condotti su una spinta interna, dettata dall’altruismo spontaneo di dipendenti e collaboratori.  

Si tratta di quelle iniziative definite win-win: l’impresa mette a disposizione risorse, know-how e “liberatorie”; i dipendenti dedicano il proprio tempo “privato” a favore di categorie svantaggiate e bisogni meritevoli, trasferendo le singole esperienze e conoscenze maturate nell’ambiente di lavoro; i beneficiari finali, che tuttavia non si limitano, come avveniva con le modalità più tradizionali, al ruolo di percettori passivi, restituiscono feedback ai “donatori”, contribuendo così ad innescare percorsi virtuosi in grado di autoalimentarsi progressivamente. Sono progetti, se si vuole, per i quali si applica quel detto “tu pescatore, non donare un pesce, ma regala una rete e insegna a pescare”.

Un gruppo come ENGIE, indiscusso protagonista della transizione energetica, non poteva che abbracciare questa idea. Per questo, nel 2011 è nata Energy Assistance Italia Onlus (EAI), associazione senza scopo di lucro creata da volontari, dipendenti ed ex dipendenti che segue l’analogo, straordinario cammino intrapreso in Belgio nel 2001 e, quindi, in Francia nel 2005.

Al pari delle altre Energy Assistance in Europa, EAI ha l’obiettivo di realizzare progetti umanitari a favore di popolazioni che non hanno accesso ai servizi energetici essenziali, in ambiti legati alla sanità, all’educazione e allo sviluppo economico, in una logica di sostenibilità e di rispetto per l’ambiente.

EAI copre un ventaglio completo di attività nel settore dell’energia: dallo studio, alla progettazione e installazione di sistemi energetici fino alla fornitura dei relativi materiali, impegnandosi, altresì, nella formazione e nel trasferimento delle competenze ai beneficiari locali, al fine di creare attività durevoli nel tempo. Il tutto, all’insegna della transizione energetica, principale missione del Gruppo, e quindi minimizzando “l’impronta ecologica”.

D’altra parte, “nell’Occidente sviluppato”, raramente si ha anche solo la semplice percezione di quel miliardo e mezzo di esseri umani che quotidianamente soffrono di carenza o assoluta mancanza di energia; un gap che ENGIE, forte del suo ruolo e al di là delle sue azioni RSI, non si stanca di ricordare e sottolineare in tutti i consessi internazionali e in ogni occasione utile; anche con progetti di comunicazione e coinvolgimento specifico dei propri stakeholder, come ad esempio avvenuto durante l’Expo di due anni fa a Milano.

La prima realizzazione significativa di EAI risale al 2013, con la progettazione e posa in opera di un sistema fotovoltaico per l’Ospedale di Nkubu, nella Provincia di Meru in Kenya, finalizzato ad assicurare continuità nella fornitura dell’energia elettrica alla sala operatoria e alle principali strumentazioni diagnostiche della struttura, sino allora soggetta a frequenti blackout e sovratensioni.

Questo sistema ha contribuito non solo al miglioramento delle condizioni sanitarie della popolazione locale, ma anche a rendere più adeguata la vita di 400 bambini ospiti del vicino Villaggio “San Francesco”, gestito dall’Associazione “Amici di San Francesco”, che offre ospitalità e formazione a orfani o bimbi abbandonati nelle strade.

Negli anni, si sono susseguite molte azioni EAI. Da ultimo, lo scorso maggio, altri volontari ENGIE Italia sono partiti per la megalopoli di Nairobi, sempre in Kenya, per costruire un ulteriore impianto fotovoltaico per la Casa Bambini di Tone la Maji. Si tratta di una comunità fondata da Padri Comboniani, al servizio di centinaia di bambini di strada. Grazie all’installazione di 36 moduli di pannelli fotovoltaici per una potenza di 9 KWp, è stata garantita energia “verde” e continua alle abitazioni e anche a quei pozzi che forniscono acqua all’orto e agli allevamenti di animali, fonte primaria di sopravvivenza per quella comunità.