La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, comunemente nota come transizione verde, sta influenzando in modo profondo l’evoluzione recente del sistema economico, affermandosi come uno dei fenomeni più pervasivi nelle scelte degli attori sui mercati finanziari globali. Infatti, la finanza sostenibile è cresciuta nell’ultimo decennio ad un passo talmente rapido da non potersi più considerare come una nicchia riservata a investitori spinti da motivi etici, né un semplice esercizio reputazionale.
Il settore immobiliare riveste un ruolo cruciale per il processo di transizione a un’economia a emissioni zero: in Europa le attività legate agli edifici (riscaldamento, usi elettrici in primo luogo) sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di CO2.
Nonostante il crescente scetticismo verso il cambiamento climatico e le politiche ambientali, la maggior parte degli investitori (sia istituzionali che individuali) e delle imprese non arretra sulla strada della sostenibilità. Secondo l’ultimo rapporto Censis-Assogestioni, nel 2025 cresce l’interesse dei risparmiatori italiani verso gli strumenti finanziari sostenibili: oggi il 63,3% degli italiani investirebbe in ESG (nel 2021 era il 52,5%). Inoltre, il 22,8% degli italiani indica gli investimenti ESG come prima scelta, il 40,5% pur non avendoli come prima scelta, li apprezza.
Per ristabilire l'equilibrio in un'epoca di marcate disuguaglianze ecologiche, sociali e finanziarie, è fondamentale ripensare il legame tra economia e ambiente. La finanza sostenibile si è ora affermata come un settore in espansione, ma è stata storicamente caratterizzata da metodologie di investimento eterogenee e prive di criteri comuni e condivisi. L'Unione Europea ha quindi avviato un processo vòlto all'armonizzazione e alla definizione operativa della sostenibilità nel contesto finanziario.