La gestione dei rifiuti industriali evolve verso modelli avanzati di economia circolare, sostenuta da un sistema impiantistico capillare, accordi con grandi gruppi industriali – da Lamborghini a Fincantieri – e acquisizioni mirate per recuperare anche i materiali più complessi. È la traiettoria seguita da Herambiente Servizi Industriali (HASI), società creata nel 2014 dal Gruppo Herambiente guidata da Federica Ravaioli, ingegnera ambientale e Direttrice Generale dal maggio 2024.

A Ecomondo si sono fatti notare i giganteschi robot costruiti con gli scarti di produzione delle vetture Lamborghini: è davvero possibile valorizzare ogni rifiuto industriale?

Direi quasi tutto. L’impegno che stiamo portando avanti da oltre dieci anni è proprio quello di massimizzare il recupero di materia ed energia e aiutare piccole, medie e grandi imprese a migliorare le proprie performance ambientali, con un approccio che integra sicurezza, circolarità ed efficienza, quindi anche riduzione dei costi. È il percorso che ci ha portato a diventare il primo operatore in Italia nella gestione dei rifiuti industriali. I super robot di Ecomondo sono un progetto artistico che rende visibile a tutti, con un linguaggio simbolico immediato, il valore dell’economia circolare. Ma alla base c’è un contratto di global waste management che abbiamo da poco rinnovato con Automobili Lamborghini e ci vede, come Hasi, partner end-to-end nella gestione dell’intero ciclo dei rifiuti: non solo a Sant’Agata Bolognese ma anche nei magazzini e nelle piste prove fuori regione. Lamborghini è uno dei 24 grandi gruppi industriali con cui abbiamo accordi di global waste management e neppure tra i più complessi, perché nel segmento del lusso gli sprechi sono minimi by design, quindi i volumi da trattare sono contenuti. Le due operazioni più delicate sono state da un lato il decommissioning di due capannoni e, dall’altro proprio quella legata ai robot, che ha richiesto di modificare i flussi di gestione: ogni singolo pezzo che per Lamborghini è considerato scarto deve essere tracciato e avviato a distruzione controllata. Invertire il processo per renderlo disponibile alla riutilizzazione creativa ha comportato una gestione non banale.

Quali sono i vantaggi di un contratto di global waste management?

Per il cliente significa avere un unico interlocutore in grado di gestire e recuperare tutte le tipologie di rifiuto — solidi, liquidi, pericolosi e non — in modo integrato. Possiamo garantirlo grazie ai 93 impianti certificati del Gruppo Herambiente, di cui 25 specializzati proprio nel trattamento degli scarti industriali: piattaforme di stoccaggio, impianti di trattamento chimico-fisico, inertizzatori, sistemi di disidratazione fanghi, termovalorizzatori e discariche. Con un contratto di GWM il cliente ci affida l’intero ciclo ”chiavi in mano” attraverso un’offerta personalizzata che include anche consulenza tecnica: dagli audit alla rendicontazione delle performance di sostenibilità. Questo permette di ottimizzare i processi, migliorare gli indicatori ambientali e ridurre i costi. Oggi lavoriamo con clienti come Nestlé, Barilla, Safilo, Ima. I primi contratti risalgono a circa dieci anni fa e da allora c’è stata un’evoluzione quasi naturale: si parte dalla gestione e dal trattamento, poi si struttura la raccolta differenziata interna ai siti, si integrano i servizi OEM per la gestione dei reflui — come avviene per Granarolo, per cui gestiamo i depuratori interni — e si arriva agli adempimenti normativi, come il RENTRI. Fino a trasformare, nell’ultimo anno, la partnership in forma societaria: newco come quella con Fincantieri, oppure partecipate paritetiche come HEA con Eni Rewind, che sta realizzando a Ravenna una piattaforma polifunzionale per i rifiuti industriali.

A proposito di Circular Yard, la nuova società con Fincantieri: a che punto è l’attività?

Abbiamo già iniziato a lavorare nei cantieri di Monfalcone e Marghera, poi sarà la volta di Ancona e a seguire degli altri cinque stabilimenti di Fincantieri in Italia. L’obiettivo è arrivare a regime 100mila tonnellate l’anno di scarti industriali trattati, puntando a ridurre gli scarti indifferenziati destinati allo smaltimento e ad aumentare il recupero di materiali valorizzabili quali ferro, legno, plastica e carta. E abbiamo in programma 13 milioni di euro di investimenti tra nuovi impianti di selezione e differenziazione in ottica di economia circolare.

Le difficoltà che la manifattura italiana sta vivendo in questo 2025, tra incertezze geopolitiche e interruzioni delle catene di fornitura, impattano anche sulle attività HASI?

È chiaro che quando i livelli di produzione calano, si riducono anche i volumi di rifiuti industriali da trattare. Tuttavia, la nostra base clienti è molto diversificata — oltre 6.000 imprese attive in settori che vanno dall’alimentare alla chimica, dalla metalmeccanica alla farmaceutica, dall’Oil&Gas alla GDO — e questo ci consente di ridurre il rischio. Inoltre, la nostra presenza su tutto il territorio nazionale e la capacità di trattare ogni tipologia di rifiuto con un parco impianti unico in Italia ci permettono di intercettare nuove opportunità in un mercato in cui la domanda resta strutturalmente più alta dell’offerta. Basti pensare che, secondo i dati Ispra, ogni anno l’Italia esporta oltre 5 milioni di tonnellate di rifiuti per carenza di capacità impiantistica interna. Il nostro gruppo gestisce circa 8 milioni di tonnellate l’anno, di cui i tre quarti sono rifiuti industriali, e continuiamo a investire per ampliare la nostra capacità produttiva, sia per linee interne sia attraverso operazioni straordinarie.

A proposito di acquisizioni, negli ultimi anni avete integrato diverse realtà, tra cui Recycla, Vallortigara, ACR Reggiani, Ambiente Energia. Qual è la direttrice di questo percorso?

Seguiamo la traiettoria definita dal Piano industriale del Gruppo Hera: consolidamento geografico e industriale per estendere i servizi di global waste management nei territori a maggiore concentrazione manifatturiera e, allo stesso tempo, crescita per linee esterne per rafforzare le nostre competenze nell’economia circolare. L’ingresso di Recycla e Vallortigara ci ha permesso di potenziare la nostra presenza nel Triveneto; ACR ha portato in dote un know-how da primato nazionale nelle attività di bonifica e decommissioning. Continueremo su questa linea per riuscire a valorizzare anche gli scarti più complessi, chiudendo il cerchio del recupero e valorizzando le sinergie di gruppo. I rifiuti plastici, ad esempio, vengono trasformati in materia prima seconda grazie all’integrazione con Aliplast; nell’impianto Fib3r di Imola rigeneriamo materiali compositi in nuova fibra di carbonio, con qualità equivalente a quella vergine.