Nel 2024 è giunto al termine un cammino, quello del superamento delle tutele di prezzo nell'energia al dettaglio, iniziato quasi dieci anni fa con l'avvio dell'iter parlamentare della prima legge sulla concorrenza. Il mese scorso un evento pubblico del Tavolo Superamento Tutele promosso da I-Com e PAA ha fotografato efficacemente il senso di questo passaggio, col titolo "La nuova normalità". L'espressione coglie un punto fondamentale: in questi anni il tema di discussione ha continuato di fatto a essere ancora se la norma, approvata nell'estate del 2017 dal Parlamento dopo un anno e mezzo di acceso confronto, andasse davvero applicata. 

Ciò tuttavia non ha mai innescato un vero dibattito se la norma andasse cancellata, traducendosi solo in una più ambigua sequenza di proroghe. Con anche un altro risultato: una parte importante del sistema ha continuato a vivere nell'apparente aspettativa che questo momento non sarebbe mai arrivato.  Invece adesso ci siamo e, anche tralasciando il prezzo dei passi non fatti quando si doveva, un punto è chiaro: non ci sono più alibi per non farli ora. 

La nuova normalità nel mercato è qui, ma come si consoliderà dipende in larga parte da come gli attori, sia consumatori che imprese, decideranno di viverci e, non meno importante, da come le istituzioni – il governo e le autorità – si occuperanno di accompagnare e vegliare sul processo. 

Ciò richiama ognuno alle proprie responsabilità. I consumatori per primi, che la decisione del legislatore obbliga di fatto a imparare a rapportarsi alla propria fornitura di energia nello stesso modo che ad altri servizi che già acquistano sul mercato, dalle telecomunicazioni alle assicurazioni, e  ora – anche chi avrebbe preferito evitarlo – dovranno prendere la cosa altrettanto sul serio. Nel contempo si troveranno a farlo a partire da livelli di interesse e conoscenza del settore ancora estremamente bassi; per questo non sarà facile e i rischi anche di brutte esperienze non mancheranno. 

Questo porta alla seconda responsabilità, quella delle imprese. In questi anni e ancora oggi, una parte di esse sembra continuare a rapportarsi al cliente finale assumendo la sua incompetenza come un dato strutturale, all'occorrenza utilizzabile a proprio vantaggio. 

Il settore deve ora riflettere se il suo mestiere sia scommettere sullo squilibrio informativo - che a volte porta un malcapitato a scegliere senza capire offerte a valori doppi o più rispetto alle ex tutele - oppure se vuole voltare pagina, puntando (alcuni già lo fanno) a un rapporto trasparente e improntato alla fiducia, con un cliente informato e consapevole.  In altre parole se è necessario che il consumatore diventi più maturo, anche una parte del mercato deve finalmente diventare adulto. Perché ciò avvenga, sarà essenziale anche un ruolo delle istituzioni.

Primo passo sarà naturalmente la campagna informativa, solo ora in procinto di partire dopo il forte ritardo accumulato dai soggetti in questi anni deputati a promuoverla, Mase e Arera (la seconda infine liberata dall'incombenza solo pochi mesi fa). Molto c'è da fare e da dire, perfino lo stesso annuncio della scadenza delle tutele (praticamente già avvenuta) non è ancora mai entrato in uno spot istituzionale.

Ma ci sono anche altre sfide urgenti: vigilare che la fine dei prezzi tutelati o le stesse recenti aste sul servizio a tutele graduali non siano utilizzate come leve o trampolini per comunicazioni commerciali fuorvianti – in punto di prezzo, l'esito delle gare è virtualmente imbattibile, i clienti finali l'avranno tutti capito?

Informare, monitorare, se serve intervenire ex post (qui il compito è dell'Antitrust) e dove necessario anche rinforzare gli strumenti di consapevolezza del cliente. Caso tipico è la bolletta di cui è in corso la revisione: in occasione della sua precedente riforma, una decina di anni fa, i propositi di semplificazione e comprensibilità finirono in parte mortificati. Ora la posta in gioco è più alta e mancare il bersaglio avrebbe conseguenze peggiori.

Discorso analogo per altre risorse, come il Portale Offerte, di cui va ad esempio colmata una grave lacuna, che lo depotenzia: a che serve trovarvi un'offerta soddisfacente, se poi non c'è garanzia di ritrovarla (e poterla sottoscrivere) sul sito del venditore? Altro tema segnalato a gran voce da alcuni mesi dalle associazioni dei consumatori è poi la necessità di affidare a canali tracciabili (es. pec o raccomandata) le comunicazioni sulle variazioni unilaterali delle condizioni di fornitura.

A valle di tutto questo, ossia una volta rafforzato un “level playing field” anche tra clienti e fornitori, sarà possibile guardare con fiducia a questo nuovo step della liberalizzazione e anche incamminarsi serenamente sul sentiero, per ora solo intravisto, che col progredire della transizione e della digitalizzazione sposterà sempre più il focus del mercato dal prezzo della commodity alla fornitura di servizi di efficienza e sostenibilità.