La Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive, n.2022/2464, nota come CSRD) è stata approvata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 16 dicembre 2022 e dovrà essere recepita entro 18 mesi dagli Stati membri. La CSRD modifica la Direttiva 2013/34/UE sull’obbligo di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario da parte delle imprese di grandi dimensioni e ne allarga il perimetro: il reporting di sostenibilità viene esteso anche a tutte le banche e assicurazioni europee, quotate e non, oltre a tutte le società quotate (escluse le micro-imprese) e alle imprese non quotate con due dei seguenti tre criteri: 1) 20 milioni di euro di totale attivo; 2) 40 milioni di ricavi netti 3) più di 250 dipendenti medi annui.

A prima vista, quindi, le PMI non quotate, quali sono la maggior parte delle imprese della distribuzione dei carburanti afferenti ad Assopetroli-Assoenergia, potrebbero credere di non essere toccate da questa normativa. Ma non è esattamente così. La Direttiva CSRD prevede, infatti, che le imprese soggette agli obblighi di reporting, nel redigere il proprio bilancio di sostenibilità, debbano anche “collezionare” informazioni sulla sostenibilità dell’intera catena del valore, sia a monte (upstream) che a valle (downstream). In questo senso disporre del proprio report di sostenibilità, seppur redatto volontariamente e senza seguire tutti gli stringenti dettami della Direttiva, può agevolare notevolmente il rapporto con questi soggetti e costituire, nel lungo termine, anche un requisito preferenziale.

Per questo motivo oggi integrare gli obiettivi ESG nella propria strategia di business e rendicontarne i risultati in un bilancio di sostenibilità, al pari di quanto già viene fatto con il bilancio d’esercizio, sarà nei fatti sempre più necessario per continuare ad operare.  Tuttavia, guardare alla sostenibilità come a un mero “lascia passare”, o un bollino da acquisire, sarebbe estremamente riduttivo e non renderebbe merito al contributo che la sostenibilità può apportare, e già oggi apporta, alla riconversione e alla valorizzazione di un asset strategico, come quello della distribuzione dei carburanti.

Ma a che punto siamo? Assopetroli-Assoenergia, associazione che rappresenta circa mille PMI del comparto della distribuzione dei carburanti e dei servizi per l’efficienza energetica, lo ha chiesto con un questionario ad un campione di aziende associate.

Di seguito si riportano le principali risultanze del sondaggio, finalizzato a mettere in luce esperienze e best practice nell’ambito della sostenibilità, ma anche ad indentificare aree di intervento e margini di miglioramento della performance ESG. Nello specifico, il questionario ha fatto luce sul livello di conoscenza e di impiego del Report di sostenibilità e sul grado di implementazione di alcune misure afferenti all’ESG (ovvero alla dimensione ambientale, sociale e di governance).

Circa la metà del campione analizzato sostiene di avere già familiarità con i temi della sostenibilità, ma solo un quinto dichiara di aver già redatto il proprio report.

Per quanto riguarda gli aspetti ambientali, dal sondaggio emergono:

  • Diffusa familiarità con le misure di efficientamento energetico, tra cui l’installazione di illuminazione a LED, una misura fortemente trainata dalle connesse detrazioni fiscali;
  • Vasta diffusione di low carbon fuels gassosi e liquidi in miscela, che in parte si può imputare all’adempimento di obblighi di legge (RED, DAFI), ma che dimostra anche una certa propensione all’innovazione delle PMI;
  • Discreta diffusione dell’autoproduzione di energia elettrica a copertura del fabbisogno dell’attività e le misure di riduzione e gestione dei rifiuti;
  • Promettente e sicuramente in crescita diffusione di biocarburanti in purezza, un fenomeno molto recente, nato da meno di un anno, su spinta di una normativa nazionale;
  • Un approccio ancora marginale alla produzione di carburanti alternativi (solo alcuni si stanno cimentando nella produzione di biometano e di energia elettrica), alla predisposizione degli spazi per il cambio modale e alla produzione di energia elettrica estesa all’ambito della comunità energetica.

Per quanto riguarda gli aspetti sociali, dal sondaggio si evincono:

  • Una buona attenzione alla formazione aziendale, probabilmente trainata dai programmi di formazione finanziata;
  • Una crescente attenzione alla necessità dei lavoratori di conciliare le esigenze lavorative con la vita privata, seppure con il limite rappresentato dal fatto che alcune funzioni aziendali non possono tecnicamente essere svolte da remoto;
  • Con un buon margine di espansione i progetti indirizzati alla comunità locale e le misure di welfare aziendale indirizzate ai dipendenti;
  • Ancora minoritaria, ma con grande potenziale di crescita, è la prassi di fare formazione nelle scuole per accompagnare al lavoro e, nello specifico, avvicinare al comparto della distribuzione dei carburanti le nuove generazioni, così come ancora poco diffuse sono le borse di studio finanziate dalle aziende intervistate.

Per quanto riguarda infine gli aspetti di governance, dal sondaggio emergono:

  • Una consolidata e robusta comunicazione esterna, sebbene si registri un numero molto significativo di aziende che non dispongono ancora di un proprio sito internet e di canali social con i quali informare ed entrare in contatto con clienti e stakeholder in generale;
  • Crescente attenzione verso la trasparenza della performance finanziaria e contabile dell’azienda, nonché verso misure di tutela della libera e corretta concorrenza sul mercato (selezione attenta dei fornitori e acquisizione del rating di legalità, che è comunque uno strumento accessibile solo ad aziende con un fatturato superiore a 2 milioni di euro);
  • L’equa rappresentanza di genere è una condizione che si riscontra ancora in meno della metà delle aziende intervistate. Il settore, che storicamente ha sempre visto una preponderanza maschile, vede comunque un’incoraggiante e crescente presenza femminile, anche in ruoli apicali;
  • Ancora minore e con ampi margini di miglioramento è la presenza di giovani under 35 nel board, un dato che getta luce su una delle più grandi sfide del settore: il ricambio generazionale.

In sintesi, dall’indagine emerge che le PMI della distribuzione fanno già molto in termini di sostenibilità, anche se in modo ancora poco organico e strutturato. Il grande punto debole è rappresentato dal fatto che tutto questo impegno viene comunicato solo parzialmente all’esterno, con un ricorso ancora molto limitato al bilancio di sostenibilità. Tale lacuna, agli occhi dei vari stakeholder, può portare a far perdere valore e attrattività all’infrastruttura distributiva che, in realtà, ha tutto il potenziale per giocare un ruolo di primo piano nella transizione energetica.