Il processo di transizione energetica avviato in Europa, con l’obiettivo di accrescere significativamente la quota di energia rinnovabile e raggiungere la neutralità carbonica al 2050, impone uno sforzo congiunto di tutti gli attori, pubblici e privati. Il percorso di decarbonizzazione confermato dalla recente proposta del PNIEC del governo italiano, in linea con il contributo atteso per il raggiungimento dell’obiettivo europeo, prevede che entro il 2030 il 40% dei consumi lordi di energia e almeno il 65% della generazione elettrica siano soddisfatti con fonti rinnovabili. Ciò significa installare circa 130 GW di rinnovabili, principalmente solare (80 GW al 2030) ed eolico (28 GW al 2030), con un ruolo costante e fondamentale dell’idroelettrico (19 GW).  

In un contesto caratterizzato da una così ampia e sistemica diffusione delle fonti di energia rinnovabile, gli impianti di stoccaggio svolgeranno un ruolo fondamentale per la sicurezza e flessibilità del sistema elettrico nazionale. La promozione dello sviluppo di nuova capacità di stoccaggio è, infatti, funzionale ad un’efficace integrazione delle fonti rinnovabili nel sistema elettrico e all’assorbimento della produzione in eccesso.

Il fabbisogno italiano di accumulo addizionale al 2030, secondo lo scenario Fit for 55, è pari a 95 GWh, di cui 71 GWh si stima giungeranno da impianti di grande taglia. In generale, l’incremento di capacità di accumulo è maggiore al Sud e nelle isole, dove gli impianti di tipo utility-scale rappresentano in media il 90% della nuova capacità di accumulo. Fra queste tecnologie, i sistemi di pompaggio idroelettrico rappresentano un’importante risorsa per l’adeguatezza del sistema.

Non a caso, la stessa proposta di PNIEC in materia di accumuli prevede circa 6,3 miliardi di euro di investimenti al 2030, sottolineando la necessità di una revisione della regolazione e dell’accelerazione della fase realizzativa. In particolare, in materia di pompaggi si ritiene necessario fissare obiettivi più sfidanti, promuovendo nuovi impianti. È inoltre da tenere presente che, accanto allo sviluppo delle rinnovabili, da qui al 2030 è prevista anche la progressiva dismissione di capacità di generazione termoelettrica, riducendo ulteriormente l’apporto di risorse programmabili. In particolare, l’Italia ha previsto un completo phase-out dalla generazione da carbone entro il 2025 (sono circa 6 GW al 2023). Una dinamica che accresce ancora di più l’importanza dei sistemi di accumulo, per garantire adeguatezza e sicurezza al sistema elettrico del Paese. I sistemi di pompaggio, poi, sono particolarmente strategici grazie alla capacità di gestione di una risorsa scarsa come l’acqua di fronte a fenomeni meteo sempre più estremi (periodi di siccità prolungati e abbondanti piogge concentrate in poche ore); e grazie alla bassa dipendenza da materie prime critiche e alla presenza di una filiera industriale nel settore idroelettrico che vede l’Italia tra le prime a livello mondiale.

Secondo uno studio sviluppato in collaborazione con The European House Ambrosetti, lo sviluppo di nuovi pompaggi idroelettrici avrebbe ricadute estremamente positive, non solo per la penetrazione delle energie rinnovabili in rete, ma anche per le ricadute economiche che verrebbero generate. Considerando l’installazione di nuova capacità di pompaggio per 4,5 GW, l’investimento iniziale necessario per la realizzazione di nuovi impianti sarebbe pari a circa 10 miliardi di euro, in grado di attivare circa 30 miliardi di euro nella filiera economica dell’impiantistica e dei cantieri, con un effetto moltiplicatore pari a 3. Un’opportunità di crescita che rimarrebbe quasi interamente sul territorio, con evidenti benefici per indotti e comunità locali.

In questo quadro, Edison è tra i pochi operatori attivi nello sviluppo di nuova capacità dei sistemi di pompaggio, in linea con il suo piano di crescita nelle energie rinnovabili che prevede 5 miliardi di euro di investimenti tra il 2023 e il 2030 per portare la capacità green complessiva a 5 GW. Il Gruppo ha attualmente in sviluppo diversi progetti localizzati nel Mezzogiorno e nelle Isole, dove si prevede una maggiore concentrazione di nuove installazioni rinnovabili, per assorbire l’energia prodotta in eccesso dagli impianti eolici e fotovoltaici e rilasciare così l’energia immagazzinata nelle ore in cui la produzione green è più bassa e non più sufficiente a soddisfare la domanda della rete nazionale. Un impegno concreto per il raggiungimento degli obiettivi comunitari di decarbonizzazione, che riteniamo debba essere supportato da una cornice regolatoria, attualmente in corso di definizione, che sia in grado di garantire la sostenibilità economica di tali investimenti e la valorizzazione delle potenzialità a lungo termine dei pompaggi idroelettrici, abilitando i molteplici benefici derivanti da questa tecnologia, nel contesto della transizione energetica e ambientale in atto.