Inizio anno difficile per il prezzo europeo del carbonio, che chiude, nel periodo gennaio-aprile, in media sui 63 €/t, 22 €/t in meno rispetto alla media annuale del 2023, con minimi prossimi ai 50 €/t a fine febbraio. Un calo che si verifica nonostante le aspettative di un anno entusiasmante per l’ETS europeo con l’attuazione dell’ambiziosa riforma sul mercato di scambio dei permessi nell’ambito del pacchetto legislativo Fit for 55 e l’inclusione in esso del settore marittimo.

A giocare al ribasso sui prezzi sono stati soprattutto i fondamentali di mercato. Lato domanda, la richiesta di quote ha risentito: 1) del forte calo delle emissioni dovuto al rallentamento delle attività economiche, 2) della robusta produzione di energie rinnovabili che ha eroso spazio alla generazione da fonti fossili e 3) dei bassi prezzi del gas naturale che hanno disincentivato l’uso di carbone in Europa nel mix elettrico. Quanto alla riduzione delle emissioni, nel 2023, quelle complessive verificate di gas serra degli operatori coperti dal sistema di scambio delle quote di emissione UE (ETS) hanno registrato, su base annua, il calo annuale maggiore dal 2005 (anno di lancio del sistema ETS), pari al -15,5%. Si prevede che lo stesso quadro persista nel 2024, con un ulteriore calo delle emissioni del settore energetico dovuto alla diffusione delle energie rinnovabili, come già dimostrato dai dati del primo trimestre. Il lato positivo del calo delle emissioni è che, in alcuni casi, la riduzione nei settori industriali dipende dal miglioramento dell’efficienza e dalle misure di decarbonizzazione adottate dalle imprese per fronteggiare i prezzi più elevati del carbonio negli ultimi anni. Il che ha messo in luce una delle finalità dell’EU ETS, ovvero quella di incentivare gli sforzi climatici.

Lato offerta, gli effetti del calo di 100 Mt del tetto massimo dell’ETS UE per il 2024 sono stati in gran parte compensati dall’aumento delle quote disponibili sul mercato a causa del front loading dei volumi da bandire all’asta, così come previsto dal piano REPowerEU. Inoltre, lo slittamento, a partire dal 2024, della scadenza annuale di conformità dal 30 aprile al 30 settembre  ha influito sulla stagionalità dell’EU ETS e ha rinviato alcuni acquisti dell’ultimo minuto da parte degli organismi di conformità dalla primavera all’autunno. Inoltre, visto che gli operatori del settore marittimo hanno tempo fino a settembre 2025 per restituire le quote, non si è verificata, nemmeno su questo fronte, una corsa all’acquisto.

Un’ulteriore riprova di fondamentali bearish proviene dalle attività degli investitori finanziari. Guardando i dati settimanali sull'impegno dei trader pubblicati dall'exchange ICE Endex, ovvero le posizioni in derivati EUA dei fondi di investimento, indicatore importante del sentiment di mercato, risulta che le posizioni nette siano scese in territorio negativo dalla fine del 2023, raggiungendo posizioni short nette pari a 33 milioni di tonnellate nel marzo 2024, in linea con l’andamento dei fondamentali del mercato del carbonio dell’UE. Si tratta di un risultato  in netto contrasto con quanto verificatosi nel periodo 2019-2022, quando le loro posizioni erano prevalentemente lunghe, risentendo dell’aumento dei prezzi dei permessi di emissione.

In questo quadro ribassista, però, merita rilevare come a partire da metà aprile il carbon price abbia ripreso fiato, toccando di nuove anche punte di 70 €/ton in concomitanza a una visione più positiva da parte degli investitori finanziari che stanno riducendo le loro posizioni corte, aggiungendo quelle lunghe.

Un altro dato interessante va sottolineato: negli ultimi mesi, il prezzo di gas naturale e il prezzo del carbonio hanno evidenziato una forte correlazione, muovendosi all’unisono in molte sessioni. La ragione principale di ciò va trovata nelle dinamiche gas-carbone-carbonio nel settore della generazione elettrica, chiamato frequentemente fuel-switching. Prezzi del gas in aumento rendono la generazione a carbone, tradizionalmente più inquinante in termini di emissioni, maggiormente competitiva e le utility hanno quindi bisogno di acquistare più permessi. Il che esercita una pressione rialzista sui prezzi del carbonio. In maniera similare, gli alti prezzi di quest’ultimo diminuiscono la competitività del carbone nella generazione elettrica, favorendo il consumo di gas e aumentandone, a sua volta, il prezzo.

Inoltre, in ragione del fatto che l’industria del gas e del GNL stanno abbracciando sempre di più le sfide della decarbonizzazione e investono in soluzioni e carburanti low-carbon, i permessi di carbonio europei sono divenuti uno strumento particolarmente attrattivo per coloro che intendono coprire i rischi all’interno di portfolio indirizzati sui temi della decarbonizzazione. Durante le sessioni di trading, è quindi difficile dire se sia il gas a guidare il carbonio, o se invece sia il carbon price a guidare quello del gas naturale, come nel famoso paradosso dell’uovo e della gallina. Tutti i fattori trattati qui sopra ci portano comunque a pensare che, probabilmente, vedremo gas e carbon price uniti nei propri movimenti ancora per molto tempo.

Sempre in virtù di questa correlazione, se i prezzi del gas in Europa si muovono al rialzo per via di shock dell’offerta o tensioni geopolitiche, è verosimile che gli stessi movimenti rialzisti investano i prezzi del carbonio. Detto ciò, però, nell’eventualità di una escalation seria di conflitti che portano addirittura alla liquidazione di asset nei mercati finanziari, i prezzi del carbonio saranno più facilmente impattati in maniera negativa, come è già successo nell’agosto 2022.

In visione prospettica, cosa si attende per il prezzo del carbonio per il resto del 2024? Il gas gioca qui il ruolo del jolly, ma le elezioni europee di giugno potrebbero aggiungere ulteriore volatilità al mercato. Il gruppo di ricerca LSEG si aspetta che il prezzo si aggiri in media attorno ai 70 €/ton nel 2024, il che presuppone un recupero graduale nei prossimi mesi, con vari stakeholder che si preparano alla compliance di settembre, e un miglioramento generalizzato delle attività industriali, grazie ai ridotti prezzi di gas ed elettricità che si sono registrati sinora quest’anno. Il PIL europeo è atteso in crescita dello 0,9% e l’inflazione ci si aspetta rimanga elevata. 

L’unico dato tuttora incerto è il ritmo a cui recupererà l’industria. Un recupero più veloce del previsto, costituirebbe un ulteriore supporto ai prezzi del carbonio nel corso dell’anno. Unico fattore che potrebbe giocare al ribasso sui prezzi, è la maggiore disponibilità di offerta, come detto in ragione delle disposizioni di REPowerEU.  In particolare, dato che i ricavi per i permessi sono calati in conseguenza dei prezzi più bassi del carbonio, i partecipanti del mercato osserveranno attentamente le decisioni dei policymaker. Chiave sarà capire se essi anticiperanno una maggiore offerta durante le aste l’anno prossimo o nel 2026 per colmare il divario esistente.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui