L’era digitale e gli straordinari progressi della tecnologia hanno determinato cambiamenti sostanziali nel modo di intendere pressoché ogni ambito del nostro vivere sociale, dagli scenari macroeconomici alle relazioni lavorative e interpersonali, dalla fruizione dei beni di consumo al modo di spostarsi e viaggiare per il mondo. Tra gli elementi essenziali di questa dinamica in continua evoluzione, dove ognuno di noi è chiamato a mettere in gioco la propria capacità di mettersi in contatto con gli altri, ce n’è uno imprescindibile, che funge al contempo da fattore abilitante e da perpetuo propulsore di innovazione: la capacità di garantire servizi fondamentali in maniera accessibile e sicura in una fase di grandi cambiamenti, e di farlo mettendo in connessione persone, beni, infrastrutture e informazioni.

Per il Gruppo Enel si tratta al contempo di una responsabilità e di un privilegio, il cui adempimento significa non solo lavorare ogni giorno per portare nelle case, negli uffici e nelle industrie degli italiani tutta l’energia di cui hanno bisogno, ma anche e soprattutto farla viaggiare veloce a bordo di un’infrastruttura che sia affidabile, capillare e resiliente. Una partita che si gioca sui binari dell’innovazione, una sfida consona non tanto o non solo per Enel ma soprattutto per l’Italia, che deve poter contare su una rete di distribuzione all’altezza della sua potenza economica e del suo percorso verso la progressiva indipendenza energetica.

Innovazione, tecnologia e diversificazione degli approvvigionamenti devono concorrere a rendere l’energia un bene sempre più accessibile, un obiettivo che deve essere perseguito secondo linee operative misurabili, in un quadro normativo italiano ed europeo. Qui entra in gioco il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), lo strumento con cui ogni Stato Membro dell’UE indica le misure volte al raggiungimento degli obiettivi al 2030 legati alle politiche energetiche e di mitigazione climatica presi a livello sia comunitario che internazionale. Il MASE (Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha inviato a Bruxelles una proposta di aggiornamento del Piano - la cui approvazione definitiva è prevista entro giugno 2024 - il cui obiettivo complessivo di copertura di consumi energetici da fonti rinnovabili al 2030 è salito al 40,5%, 10,5 punti percentuali in più rispetto alla vecchia versione; nello specifico, le nuove percentuali proposte di copertura da fonti rinnovabili sono il 65% nel settore elettrico, 37% nel riscaldamento e raffreddamento, 31% nei trasporti e 42% di idrogeno verde sul totale dell’idrogeno impiegato a livello industriale.

Obiettivi ambiziosi ma realistici, la cui realizzazione richiede un notevole impegno anzitutto in chiave nazionale.  L’orientamento del Gruppo Enel, che è un approccio strategico e al contempo un concreto e misurabile modus operandi, è come detto quello di puntare con decisione sull’innovazione e sul continuo potenziamento del primo e più rilevante fattore abilitante della transizione energetica: la rete. Quella italiana è già fra le più all’avanguardia e interconnesse a livello internazionale, e a parlare sono i numeri: il Gruppo Enel gestisce in Italia più di 1,2 milioni di chilometri di rete (3 volte la distanza media Terra-Luna), circa 450.000 cabine secondarie e 2.500 fra cabine primarie e centri satellite. Grazie a questa gigantesca infrastruttura siamo in grado di raggiungere 31,7 milioni di utenti finali e di accogliere giù più di 1,4 milioni di impianti di generazione distribuita. Non ci accontentiamo: il nostro obiettivo è aumentare ulteriormente la nostra cosiddetta “hosting capacity”, ossia la capacità di connettere ulteriore generazione distribuita; sappiamo di poter accogliere già più o meno altrettanti impianti rispetto a quelli attuali e, consci della dimensione dell’evoluzione che avranno le rinnovabili nei prossimi anni, investiremo per aumentare ancora di più questa capacità. Anche in questo caso, del resto, i numeri parlano chiaro e illustrano meglio di mille discorsi sia lo stato dell’arte che le prospettive future: solo nei primi nove mesi del 2023, l’anno in corso, sono già stati installati in tutto il Paese 4 GW di nuove rinnovabili. Come termine di paragone, è già più di quanto sia stato installato in tutto il 2022 (3 GW), e quasi 4 volte quello che è stato installato nel 2021. Circa l’85% di questa nuova capacità rinnovabile insiste proprio sulla rete di distribuzione di Enel che, da inizio anno, ha visto incrementare di circa 275.000 il numero di piccoli impianti a essa connessi. La miglior testimonianza del fatto che la transizione non è solo una bella parola, ma un processo già in corso, e da tempo.

Proprio perché non ci accontentiamo, tuttavia, come Gruppo Enel abbiamo deciso di dedicare alle reti italiane gran parte degli importi aggiudicati all’interno del PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: su 3,8 miliardi complessivi, infatti, ben 3,5 sono dedicati alle smart grids e alla resilienza dell’infrastruttura, e 1,8 di questi 3,5 miliardi andranno al Sud Italia. Ancora in tema smart grids, sempre mirando all’incremento della hosting capacity e alla digitalizzazione delle reti di distribuzione, Enel ha presentato ulteriori proposte di propri progetti all’interno dell’Investimento 1 - Reti del cosiddetto REPowerEU, il capitolo aggiuntivo del PNRR presentato dal Governo. Ma che cosa significano esattamente smart grids e resilienza della rete, e soprattutto come e perché investire su di esse con convinzione impatta positivamente sulla vita quotidiana di tutti noi? Puntare sulle smart grids, o reti intelligenti, significa, in sostanza, rendere più efficiente la distribuzione dell'energia elettrica. Oggi, ciò è elemento abilitatore di un modello di produzione che è fortemente decentralizzato rispetto a quello cui storicamente siamo stati abituati, in cui poche grandi centrali producevano energia.

Ci sono alcuni elementi fondamentali quando si parla di miglioramento, innovazione ed efficientamento dell’infrastruttura. Uno è certamente la hosting capacity, cioè la capacità della rete di accogliere energia da fonte rinnovabile da sempre più impianti, e che segue una logica, quella della generazione distribuita, già ben presente nel Paese, come dimostrano - vedi sopra - gli 1,4 milioni di prosumer (cioè contemporaneamente produttori e consumatori di energia) sul territorio italiano. Altro aspetto cruciale è la resilienza delle reti; incrementarla, soprattutto in considerazione dei sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, significa investire nella salvaguardia dell’infrastruttura rendendola più flessibile e facile da ripristinare in caso di forte stress atmosferico. Purtroppo, questo rimane un tema di stretta attualità, se è vero che nel 2022, rispetto alla media degli ultimi 10 anni, i fenomeni meteo estremi sono aumentati di quasi il 20%. Generazione distribuita e aumento dell’energia da fonti rinnovabili solo due elementi imprescindibili per accelerare il processo di elettrificazione, ma ormai è chiaro che accanto ad essi un ruolo chiave lo giocano le reti sempre più digitali ed evolute. Esse garantiscono al contempo la circolazione dell’energia elettrica, l’affidamento sulla sua fruibilità nei momenti di picco (in eccesso o in sottrazione) e la sicurezza del bene in sé, come degli addetti che ogni giorno lavorano per portarla nelle case di tutti noi.