Il 28 gennaio 2019, nel contesto dei “Venezuela Sanctions Regulations”, attraverso una decisione adottata ai sensi dell’Executive Order 13850, gli Stati Uniti d’America avevano imposto sanzioni economiche particolarmente invasive nei confronti del settore petrolifero e del gas venezuelano. Da un lato, gli USA avevano così vietato la partecipazione in qualsiasi transazione relativa a tale settore; dall’altro, avevano sottoposto alla misura del congelamento gli asset di qualsiasi persona o entità che operasse nell’ambito Oil&Gas venezuelano, in tal modo assoggettandoli a un vincolo di indisponibilità.

Il 18 ottobre 2023, tuttavia, l’Office of Foreign Assets Control (“OFAC”) – l’ufficio del Governo statunitense che amministra e verifica l’applicazione dei regimi sanzionatori – ha adottato, insieme ad altre disposizioni di deroga al regime sanzionatorio, la General License 44, ossia una deroga generale che ad oggi autorizza le seguenti operazioni altrimenti vietate dal citato Executive Order 13850:

  • la produzione, estrazione, vendita ed esportazione di petrolio e gas dal Venezuela, nonché la prestazione di servizi connessi a tali operazioni;
  • il pagamento di fatture per beni o servizi relativi al settore Oil&Gas in Venezuela;
  • nuovi investimenti nelle operazioni del settore Oil&Gas in Venezuela;
  • la fornitura di petrolio e gas dal Venezuela ai creditori del governo del Venezuela, inclusi i creditori della Petroleos de Venezuela S.A. (PDVSA), al fine di sanare posizioni debitorie.

L’approvazione di tale deroga segna un processo di riapertura del settore petrolifero e del gas venezuelano non solo nei confronti del mercato statunitense, ma anche di quello europeo. Non bisogna infatti dimenticare che le sanzioni statunitensi hanno un effetto che si estende ben oltre il territorio degli USA e le cosiddette US person. Le misure restrittive statunitensi si applicano ogniqualvolta un’operazione commerciale presenti un nesso con la giurisdizione statunitense (c.d. US nexus: coinvolgimento di cittadini USA, pagamenti in dollari USA processati da istituti finanziari statunitensi, beni o tecnologie di origine USA), ma presentano anche, in certi casi, una dimensione extraterritoriale: l’amministrazione USA avanza infatti la pretesa di applicare taluni propri programmi sanzionatori (c.d. “sanzioni secondarie”) a chiunque nel mondo, anche laddove l’operazione in questione non presenti alcuna connessione giurisdizionale con gli USA stessi.

Pertanto, sia la chiusura del mercato venezuelano da parte degli Stati Uniti, sia la sua riapertura, hanno un notevole effetto sull’interscambio con il paese latino-americano. Per comprendere l’impatto di tali misure, basti guardare ai dati ufficiali pubblicati dalla Commissione Europea attraverso lo strumento “Acces2Markets”: se l’Unione europea nel 2019 aveva importato prodotti petroliferi venezuelani (oli greggi di petrolio, altri oli di petrolio, coke e bitume di petrolio, pece e lavorati simili) per un valore superiore a 1,6 miliardi di euro, dopo circa tre anni dall’entrata in vigore delle sanzioni USA, il valore di beni importati in UE dal Venezuela afferenti alle medesime categorie nel 2022 era sceso a poco più di 500 milioni di euro, segnando dunque una decrescita del 66% circa.

Allo stesso tempo, anche le esportazioni UE verso il Venezuela connesse al settore Oil&Gas nel medesimo arco temporale hanno registrato un importante calo: nel 2019 l’UE esportava verso il paese latino-americano tubature e altri strumenti (es. aste di perforazione) per il trasporto e l’estrazione del petrolio e del gas per un valore pari a 1,77 milioni di euro, mentre nel 2022 le medesime esportazioni hanno raggiunto il valore di soli 45.500 euro, con una decrescita del 97%.

Ciò posto, è dunque ragionevole aspettarsi che l’allentamento delle sanzioni USA su petrolio e gas venezuelani comporterà un incremento delle transazioni commerciali del Venezuela con svariati partner globali. Ciò certamente gioveràall'economia del Paese, che versa da anni in critiche difficoltà, con il PIL nel 2022 pari a soli 87,2 miliardi di euro. Per comprendere la potenziale portata di tale apertura, basti pensare che il solo recupero delle esportazioni dei prodotti del settore Oil&Gas verso l’UE ai livelli del 2019 comporterebbe un incremento di circa l’1,25% del PIL venezuelano, al netto oltretutto dell’indotto creato dalla ripresa di tali attività.

La confortante prospettiva di cui sopra, tuttavia, deve fare i conti con alcune fondamentali limitazioni connesse alla General License 44.

In primo luogo, l’allentamento delle sanzioni USA è temporaneo, perché la deroga in parola permette ad oggi l’esecuzione delle citate attività nel settore Oil&gas Venezuelano fino al 18 aprile 2024. La licenza è stata infatti concessa solo a condizione che il Governo venezuelano indichi libere elezioni nel 2024: pertanto, ove tali elezioni non dovessero avere luogo entro la data di decadenza della General License 44, né dovessero esservi segnali positivi in tal senso, l’amministrazione statunitense non rinnoverà la General License 44, lasciandola decadere. Come ben si comprenderà, la precarietà della misura autorizzativa sta scoraggiando gli investitori stranieri dall’intraprendere progetti a medio-lungo termine in Venezuela, tipici del settore Oil&Gas, nel quale è difficile pensare di operare in maniera sporadica o su breve termine. In altri termini, finché l’indizione delle elezioni del 2024 non diventi più concreta, non possono prevedersi diffusi e importanti benefici per l’economia venezuelana ai sensi della General License 44. Ad oggi, gli operatori stranieri e italiani sembrano perlopiù interessati a sfruttare l’autorizzazione per compensare debiti e crediti sorti nei rapporti con soggetti venezuelani e mai risolti in ragione dei vincoli sanzionatori intervenuti, oppure per fornire a clienti venezuelani componenti o macchinari già pronti in magazzino o comunque realizzabili in poche settimane o pochi mesi.

Oltre al limite temporale, vi sono ulteriori limitazioni che interessano l’applicazione della General License 44. Innanzitutto, l’autorizzazione in parola non svincola tutte le condotte vietate ai sensi dell’Executive Order 13850. Per esempio, la General License 44 non si applica a operazioni nel settore Oil&Gas che siano vietate da altri ordini esecutivi (es. l’Executive Order 13827, che sottopone a restrizioni le attività legate a strumenti di debito emessi dal governo venezuelano).

Inoltre, tra le varie limitazioni, spicca certamente il costante riferimento al coordinamento con le misure restrittive nei confronti della Federazione Russa. In particolare, l’autorizzazione in parola non si applica (i) all’esportazione di beni o servizi e ai nuovi investimenti verso una società venezuelana posseduta o controllata da entità russe e (ii) ai nuovi investimenti effettuati da una persona stabilita in Russia o da un’entità da questa posseduta o controllata. Ne consegue, pertanto, che l’eventuale ripresa degli investimenti nel settore petrolifero e del gas venezuelano, anche ove si dovesse consolidare la validità temporale della General License 44, potrà attuarsi solo a condizione di escludere transazioni collegate con la Russia. Tale condizione avrà ragionevolmente un notevole impatto sulla direzione di sviluppo dell’economia venezuelana, che sarà spinta ad avvicinarsi al cosiddetto “blocco occidentale”, potenzialmente indirizzando le scelte economiche degli operatori venezuelani verso i mercati USA, UE, UK e dei paesi alleati.

In conclusione, la General License 44 apre uno spiraglio sulla possibile ripresa degli investimenti e delle transazioni commerciali nel settore Oil&Gas venezuelano, con l’opportunità di vedere il Paese latinoamericano riavvicinarsi agli Stati “occidentali”. Occorrerà, tuttavia, attendere il decorso politico interno al Paese con riferimento alle elezioni attese per il 2024, per valutare l’effettivo impatto di questa misura sull’economia venezuelana.