L'invasione russa dell'Ucraina è stata seguita da sanzioni occidentali più severe che hanno colpito il settore  finanziario ed energetico russo. Sebbene il gas russo non rientrasse all’interno delle sanzioni, Mosca come controffensiva ha iniziato a ridurre i flussi di gas attraverso i gasdotti Yamal-Europe e Nord Stream. Le due rotte rappresentano il 60% della capacità utilizzata dalla Russia, mentre l’altra passa per l'Ucraina, un paese attualmente in guerra.

Da allora, per far fronte all’ammanco russo, gli importatori europei hanno introdotto misure di emergenza fra cui un aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL). Prima della crisi, alla fine del 2021, i terminali di importazione di GNL erano ancora sottoutilizzati e il tasso di utilizzo si aggirava intorno al 40%, mentre le alternative al gas piped russo (es. Norvegia) avevano un peso ancora più marginale  (Tab. seguente).

Struttura dell’import UE, 2021

Fonte: Bruegel, 2022

Il ricorso al GNL ha avuto un discreto successo, anche se a prezzi record. Prima della fine del 2022, la quota di GNL ha superato il gas trasportato via condotta da Gazprom, i cui volumi hanno continuato a diminuire dopo l'esplosione del gasdotti Nord Stream avvenuta nel settembre 2022. Da allora, le forniture russe via gasdotto sono crollate di un 45% anno su anno, mentre quelle di GNL hanno raggiunto i massimi storici in termini di volumi importati. Tuttavia, la catena di approvvigionamento del GNL ha dovuto affrontare diverse difficoltà, tra cui la bassa crescita della produzione nella maggior parte degli stati esportatori, l'inadeguatezza delle navi cisterna che trasportano GNL e una dura concorrenza internazionale per lo stoccaggio galleggiante e le unità di rigassificazione in tutto il mondo. Ovviamente, data l’urgenza e la necessità,  gli stati dell'UE hanno esentato il GNL russo da ogni possibile restrizione. Vale inoltre la pena ricordare che le esportazioni russe di GNL non sono coperte dal monopolio di Gazprom e sono gestite da una società privata, Novatek. Pertanto, mentre i volumi forniti da Gazprom continuano a diminuire, le esportazioni di Novatek continuano ad aumentare e, nella prima metà del 2023, superano quelli del monopolista russo.

Ovviamente, sebbene Novatek sia una società privata, il controllo del Cremlino su di essa è ancora molto forte. Nel 2014, all'indomani dell'annessione della Crimea da parte della Russia, il proprietario dell'azienda Gennady Timchenko è stato oggetto di sanzioni personali dell'UE a causa dei suoi stretti legami con il presidente russo Putin. Dopo l'invasione dell'Ucraina, lo stesso Timchenko ha deciso di ritirarsi dal consiglio di amministrazione per "ripulire" la reputazione dell'azienda in un contesto che poteva essere molto proficuo per il suo business.

Nel 2022, le importazioni di GNL proveniente dalla Russia sono aumentate di circa il 20%, se comparate con l’anno precedente. Nel primo trimestre del 2023, circa il 25% di tutto il GNL arrivato nella Penisola iberica, dove si situa la maggior capacità d’importazione di GNL in Europa, proveniva proprio dalla Russia. Altri compratori di GNL russo sono Belgio, Francia e Paesi Bassi, le cui infrastrutture assicurano la maggior parte degli approvvigionamenti nella parte occidentale del continente. Si tratta di una situazione paradossale dove i tentativi di riduzione della dipendenza dal gas russo via gasdotto hanno portato ad una dipendenza maggiore dallo stesso GNL russo.

A differenza di Gazprom, che esporta gas via gasdotto, Novatek non ha una proprietà pubblica. La compagnia, inoltre, è stata esentata dal pagamento di dazi per l’esportazione, il che rende più difficile per il Cremlino usufruire dei proventi derivanti dall’esportazione di GNL. Tuttavia,  Novatek contribuisce a una parte del budget statale russo attraverso la tassazione sui profitti, tanto che secondo i dati del Ministero delle finanze russe si è registrato un incremento dei ricavi dall’esportazione di gas, sia GNL che gasdotto, sin dall’autunno del 2022. Con il declino delle esportazioni via gasdotto, i ricavi sono comunque arrivati da una maggiore tassazione sui profitti che ha riguardato anche il comparto del GNL.

Per queste ragioni, gli attivisti ucraini hanno provato ad esercitare pressioni sulle istituzioni europee per bandire le importazioni di GNL, ma il dibattito in materia in Europa è molto acceso e in continua evoluzione. A febbraio 2023, l’Estonia ha proposto di introdurre un price cap sulle importazioni di GNL russo con l’obiettivo di ridurre il budget russo proveniente dai ricavi di Novatek, e poco dopo  la Commissione europea ha iniziato discussioni riguardanti possibili misure per bloccare le importazioni di GNL russo.

A prescindere dal raggiungimento o meno di un accordo, la fattibilità e il successo di eventuali restrizioni applicabili alle importazioni di GNL russo dipendono dai seguenti fattori:

-          la capacità europea di assicurarsi contratti di lungo periodo con fornitori alternativi, così da  annullare la dipendenza dal GNL russo;

-          un aumento delle esportazioni dagli Stati Uniti di GNL verso l’Europa, non scontato visto  la  crescente domanda di gas nell’America Settentrionale,

-          la crescente competizione con l’Asia per i volumi di GNL ad oggi disponibili, la quale potrebbe acuirsi ulteriormente nel caso in cui la domanda cinese continuasse ad aumentare e assorbisse la produzione incrementale.

Senza dubbio, l’UE dovrà valutare diverse opzioni prima di introdurre qualsiasi restrizione contro le compagnie vicine al Cremlino, divenute accidentalmente un sostenitore non voluto di Mosca.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui