Il significativo supporto riconosciuto ai progetti di cattura e stoccaggio della CO2, adottati in varie parti del mondo in questi ultimi mesi, tra cui anche Stati Uniti e Canada, evidenziano l’importanza di questa tecnologia per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. La crescita della tecnologia CCS è destinata a facilitare la transizione verso un mondo a emissioni zero, garantendo al contempo continuità a quelle industrie che hanno a lungo sostenuto comunità e lavoratori in tutto il mondo. Allo stesso modo, garantendo equità al processo di decarbonizzazione.

La CCS fornisce un’opportunità unica per ridurre le emissioni in pressoché tutti quei settori fortemente impattanti, sia nell’America del Nord che nell’America Latina quali: generazione elettrica, industrie del cemento, dell’acciaio e dei fertilizzanti, ma anche nelle attività estrattive. Il suo ruolo è importante anche per la produzione di idrogeno dal gas naturale e, in generale, per affrontare il tema delle emissioni sia nella produzione che nel consumo di combustibili fossili.

La transizione globale verso una neutralità carbonica ci impone l’utilizzo di tutti gli strumenti a nostra disposizione. La CCS è oggi l’unica soluzione in grado di ridurre significativamente le emissioni di CO2 dell’industria pesante che, nelle Americhe, rappresenta uno dei pilastri dell’economia. È anche importante sottolineare che gli investimenti necessari per ridurre le emissioni in questi ambiti sono trascurabili rispetto ai trilioni di dollari che, in questo secolo, sono stati spesi nella costruzione di turbine eoliche, pannelli solari, veicoli elettrici e programmi di efficientamento energetico. Durante questo periodo, infatti, e nonostante le somme spese, le emissioni di gas serra hanno continuato a salire in conseguenza di un consumo di combustibili fossili che, in valori assoluti, è risultato in crescita. Oggi, gli idrocarburi corrispondono ad oltre l’80% della domanda energetica globale.

Un punto importante è che spesso nei dibattiti si affronta soltanto il tema dei costi reali della CCS, tralasciando invece quelli che deriverebbero da un suo mancato impiego su vasta scala, sempre nell’ottica di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questo messaggio dovrebbe essere chiaro a tutti i livelli della politica internazionale: il mondo non può permettersi di ignorare la CCS in quanto strumento chiave per la lotta al cambiamento climatico. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) stima che la CCS consentirà almeno un quarto della riduzione di gas serra necessaria da qui al 2050. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU prevede, invece, che i costi per la mitigazione del cambiamento climatico potranno più che raddoppiare senza l’applicazione di tecnologie di CCS.

È altresì importante andare oltre il costo direttamente connesso alla costruzione di impianti di CCS, ma considerare anche l’impatto economico dell’implementazione di questa tecnologia sui consumatori finali di quei prodotti necessari nella vita quotidiana. Uno studio recente da parte di esperti norvegesi e olandesi ha concluso che l’utilizzo di CCS su progetti industriali di larga scala può portare, nel lungo periodo, a importanti riduzioni di CO2 a costi minimali per il pubblico. I ricercatori hanno anche concluso che la CCS rimane una soluzione relativamente a basso costo per la riduzione delle emissioni per tutti quei consumatori di beni che provengono dai settori industriali ad alto impatto emissivo.

Il Nord America è stato il banco di prova per l'applicazione della CCS su larga scala: sono 10 gli impianti attivi negli Stati Uniti, con una capacità combinata di cattura superiore a 25 milioni di tonnellate all'anno. A questi va aggiunto l'impianto di Petra Nova in Texas, che dovrebbe tornare operativo entro la fine dell'anno. L’impianto ha catturato oltre 3,5 milioni di tonnellate di CO2  durante i primi tre anni di attività, raggiugendo il tasso di cattura prefissato del 90%.

Nel frattempo, il Canada è diventato leader nello sviluppo dei progetti di prima generazione di CCS a livello globale, ospitando 5 dei 30 progetti CCS oggi a uno stadio commerciale. Tra questi vi è Boundary Dam Unit 3 di SaskPower, il primo impianto CCS completamente integrato al mondo abbinato a una centrale elettrica a carbone e che ha catturato finora più di 5 milioni di tonnellate di CO2; l'impianto Quest CCS gestito da Shell, invece, dal 2015 ha catturato e sequestrato in sicurezza più di 7 milioni di tonnellate di CO2 emesse dalla raffineria di Scotford vicino a Edmonton. Il Canada ospita anche il più grande gasdotto per il trasporto della CO2 del pianeta: l’Alberta Carbon Trunk Line è il più grande progetto di stoccaggio al mondo di CO2 realizzato dall'uomo, ubicato nella regione di Weyburn-Midale, nel Saskatchewan sudorientale. Dal 200, l’impianto ha sequestrato, cumulativamente e in modo permanentec, più di 38 milioni di tonnellate di CO2.

La CCS costituisce un pilastro delle strategie sul cambiamento climatico sia degli Stati Uniti che del Canada, dal momento che entrambe le nazioni dispongono di significative riserve e infrastrutture per lo sfruttamento delle fonti fossili. Con l’adozione dell'Inflation Reduction Act negli USA, che destina incentivi cospicui allo sviluppo della tecnologia CCS, si prevede che gli investimenti in tale comparto cresceranno in maniera significativa. L'interesse è particolarmente elevato nella generazione elettrica, dove le nuove regole proposte dalla US Environmental Protection Agency potrebbero limitare del 90%, entro il 2040, le emissioni di gas serra delle centrali a carbone e a gas naturale. In Canada, grazie ai piani di riduzione delle emissioni fissati dal governo federale la capacità di CCS nazionale aumenterà di oltre tre volte, grazie a nuove facilities che, entro il 2030, aumenteranno la capacità di almeno 15 milioni di tonnellate all'anno. Nei piani rientra anche quello presentato dai maggiori produttori di petrolio del paese per la realizzazione di uno dei più grandi progetti di CCS al mondo, funzionale al raggiungimento di emissioni nette zero entro il 2050.

In Sud America, diversi paesi fra cui Brasile e Colombia stanno esplorando la possibilità di impiegare la CCS per decarbonizzare i loro settori energetici. Il Brasile sta studiando attivamente la fattibilità dei progetti CCS, in particolare nel settore petrolifero e del gas offshore, così da integrarli con il comparto, ormai avviato, dell’energia rinnovabile e dei biocarburanti. La Colombia, uno dei principali produttori di carbone, ha avviato progetti per catturare e immagazzinare le emissioni di CO2 delle centrali elettriche alimentate da questa fonte, così da promuovere contemporaneamente la sicurezza energetica e la transizione verso fonti energetiche più pulite.

In conclusione, è giunto il momento di andare avanti per sfruttare pienamente l’enorme potenziale che arriva dalla tecnologia CCS ai fini della lotta al cambiamento climatico. Il crescente interesse per la CCS riflette un approccio pragmatico e realistico per poter consentire una trasformazione più sostenibile delle nostre industrie ad alte emissioni che, ancora oggi, impiegano milioni di persone e generano un'enorme ricchezza economica. I nostri figli contano su di noi e la CCS è un’opportunità irripetibile per fare davvero la differenza.

James Millar è presidente e amministratore delegato dell'International CCS Knowledge Centre, con sede a Regina, Saskatchewan, in Canada.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui