Nella cornice della Fiera di Rimini, si è tenuto mercoledì 22 marzo il convegno “Lo sviluppo bio e rinnovabili dei gas liquefatti: l’impegno della ricerca e delle imprese” organizzato da ENEA e Assogasliquidi- Federchimica all’interno di Key Energy, prima edizione del nuovo format dedicato a tecnologia, soluzioni integrate e servizi. Un pomeriggio di discussione tra i principali protagonisti del settore, in un momento chiave in Europa e nel nostro paese per definire alcuni passaggi critici per la sicurezza e la transizione energetica. Il tema, al centro del confronto e di estrema attualità, visti i recentissimi vertici a livello comunitario e la proposta di atto delegato della RED II, rimane quello della sostituzione dei combustibili fossili con alternative a basso impatto carbonico. Carburanti, combustibili bio e rinnovabili possono infatti giovare a settori come edilizia, trasporti e industria, nel raggiungimento di un nuovo modello economico di decarbonizzazione basato su tecnologie e processi di cui l’Italia è già all’avanguardia.
Il momento appare pivotale per poter trasformare il paese in un’economia carbon-neutral e un hub di riferimento per la cultura, la scienza e l’avanzamento tecnologico, con gli stakeholder e i protagonisti principali del mondo dell’energia in prima linea in questa sfida. Prodotti bio e rinnovabili, e-fuels liquidi o gassosi appaiono come una soluzione attrattiva per accelerare quei processi che devono portarci alla chiusura del ciclo del carbonio. Sono in fase di test i nuovi prodotti che nascono dalla miscelazione tra i carburanti gassosi e quelli di origine bio (BioGPL, biometano e BioGNL) con quelli di origine rinnovabile come, ad esempio, il DME e il metano sintetico. Queste varie componenti possono essere utilizzate in purezza o in miscela tra loro, con le analoghe soluzioni fossili.
Per Giorgio Graditi, Direttore Generale di ENEA, lo sfruttamento di rifiuti urbani o industriali o quello dell’idrogeno verde finalizzato all’utilizzo della CO2 prodotta da altri processi, ci potrà portare celermente in un futuro in cui combustibili rinnovabili avranno caratteristiche analoghe a quelli di origine fossile oggi impiegati, rendendo possibile l’utilizzo di una rete infrastrutturale già disponibile, con grandi benefici economici ed ambientali. Il Presidente di Assogasliquidi-Federchimica Andrea Arzà, ricorda come il settore del GPL sia fortemente impegnato nello sviluppo delle componenti bio e rinnovabili. L’obiettivo dell’industria italiana è quello di arrivare al 2030 con l’immissione in consumo di una miscela formata per almeno il 40% da prodotto bio e rinnovabile (bioGPL e rDME) e per raggiungerlo saranno necessari investimenti privati pari a circa 4,9 miliardi di euro. Ma tutto ciò necessita di adeguati interventi regolatori di stimolo e di incentivazione da parte delle istituzioni.
È in tale cornice che si inserisce la collaborazione tra Assogasliquidi-Federchimica e Innovhub sul confronto delle emissioni generate da motori a benzina e GPL alimentati con miscele alternative. Per Davide Faedo di Innovhub, la sperimentazione in atto dimostra come soprattutto il GPL, se ben installato e gestito, possa offrire una scelta ottimale nel ridurre l’impatto ambientale da inquinanti e CO2 allo scarico. Il traguardo del 2026 e il check point per la verifica di fattibilità dei target imposti dall’UE offrono l’opportunità per una valutazione sistematica delle emissioni durante l’intero ciclo vita (LCA) di questi mezzi. Secondo Isabella De Bari di Enea, per risolvere l’ambiziosa sfida di sostituire i combustibili fossili con altri omologhi dal ridotto impatto carbonico come biocarburanti avanzati (bio-GPL, biometano, dimetiletere ed e-fuels) vi sono diversi percorsi alternativi. In particolare, grandi opportunità riguardano l’ottimizzazione dell’utilizzo di prodotti di scarto come oli alimentari e grassi animali, o derivati da biomasse e dalla cattura di CO2.
I biocarburanti e le soluzioni rinnovabili consentono l'utilizzo di infrastrutture esistenti e rappresentano un’opzione di breve-medio termine per defossilizzare/decarbonizzare il nostro sistema energetico. Nel lungo periodo, invece, saranno verosimilmente disponibili quantità sufficienti di idrogeno rinnovabile da utilizzare nelle tecnologie di produzione di biocarburanti avanzati e di e-fuels
La ricerca di Green LG Energy, focalizzata sulla produzione di bioGPL derivato da processi di trasformazione di residui di lavorazioni agroalimentari e FORSU, nonché dalla combinazione di idrogeno verde con CO2 catturata da altri processi, offre un grande potenziale per il nostro paese. Per Gabriele Manara, il BioGPL possiede caratteristiche termodinamiche e chimiche comparabili a quelle del GPL fossile; la sua produzione da biogas costituisce un elemento di grande flessibilità per un’economia, come quella italiana. Ciò offre benefici sia logistici che infrastrutturali, potendo contare sugli asset e i quadri regolatori già esistenti, offrendo vantaggi in termini di sicurezza e controllo. Per quanto invece riguarda l’impiego di dimetiletere rinnovabile (rDME) miscelato anche al GPL per diversi utilizzi, dal trasporto pesante agli usi domestici, ed etanolo e idrogeno ottenuti come prodotti di scarto dai rifiuti, la collaborazione tra NextChem e MyRechemical (Maire Group) offre soluzioni alternative e, come sottolineato da Andrea Angeletti nella sua presentazione, perfettamente compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione della Commissione Europea.
L’Italia mette a disposizione diverse opportunità in questo settore, con una serie di iniziative già intraprese dalle compagnie e che si localizzano lungo tutta la Penisola. Per Emmanuele Memmola di ENI Sustainable Mobility, lo scenario di transizione attuale, accelerato dai cambiamenti climatici in corso, ci pone in un contesto emergenziale che è reso ulteriormente complesso dalla domanda di energia crescente in tutto il mondo. Così, il ruolo dei biocarburanti nei settori del trasporto e della mobilità può risultare come una soluzione ponte per raggiungere opzioni di lungo periodo, come il total electric, ad oggi non percorribili. Per ENI, la decarbonizzazione dei prodotti al consumo e dei processi di produzione al 2050 (well-to-wheel) richiede che il principio di neutralità tecnologica rimanga centrale nel rendere l’intero processo di sostenibilità integrata (ambientale, economica e sociale) pienamente realizzabile ed equilibrato.
In chiusura, la parola è passata ad Anfia e Assotermica. Fabrizia Vigo di ANFIA, ha rimarcato come, negli ultimi anni, una forte accelerazione della transizione ha visto la politica preferire alcune tecnologie rispetto ad altre, mettendo in grande difficoltà l’intera filiera dell’automotive. Capitale umano e competenze tecnologiche in cui l’Italia è oggi all’avanguardia sono a rischio proprio perché gli obiettivi sfidanti della transizione determinano prospettive incerte per l’intera industria. Fermo restando che la decarbonizzazione è una priorità, diviene necessario avere a disposizione un ampio parco di tecnologie che renda fattibile la transizione negli stessi tempi e modalità previsti dall’Unione Europea, con un approccio pragmatico e realistico. Diventa dunque fondamentale valorizzare appieno le enormi potenzialità dei biocarburanti e di tutte le soluzioni rinnovabili.
Infine, l’intervento di Valentina D’Acunti di Assotermica, ha messo in luce le potenzialità dei gas rinnovabili come una delle chiavi di volta per la decarbonizzazione degli edifici; un passaggio chiave nella transizione energetica guidata dai principi di sostenibilità e fattibilità ambientale, sociale ed economica. Con l’obiettivo di ridurre i consumi del settore (che rappresenta il 40% dei consumi energetici dell’UE ed è responsabile del 40% delle emissioni di CO2), l’eterogeneo panorama edilizio italiano pone sfide che vanno al di là degli slogan ideologici, soprattutto in termini di flessibilità degli approcci per il raggiungimento dei target 2030-2050. Allo stesso modo, la sostituzione dello stock esistente di apparecchi con tecnologie maggiormente efficienti è un’opportunità, sia nel breve che nel lungo periodo. Caratteristiche relative alla zona climatica di riferimento e alla tipologia di edificio determinano quale sia la tecnologia maggiormente adatta in ogni singolo contesto, mentre soluzioni ibride paiono offrire indiscussi vantaggi sia in termini economici che di adattamento a condizioni di mercato e di approvvigionamento che oggi risulta impossibile anticipare con certezza.