I "freni ai prezzi" su gas ed elettricità approvati in Germania alla fine del 2022 sono la più grande misura di sostegno finanziario che il paese abbia adottato finora per proteggere i consumatori energetici dai rialzi susseguenti lo scoppio della guerra della Russia contro l'Ucraina. A differenza del price cap al gas concordato a livello UE, il sussidio tedesco non fissa un tetto per gli acquisti sui mercati internazionali, ma garantisce ai clienti di coprire la maggior parte della loro domanda ad un costo fisso, qualora i prezzi di mercato superano una certa soglia. Per le famiglie e le piccole imprese, ciò significa che l’80% dei propri consumi verrà prezzato a 12 centesimi al chilowattora (cent/kWh) per il gas e a 40 cent/kWh per l'elettricità, tasse e oneri inclusi. Il consumo eccedente questa soglia dovrà essere pagato a prezzi di mercato, il che ha lo scopo di incoraggiare il risparmio energetico. A titolo di confronto, il prezzo medio del gas per le famiglie nella seconda metà del 2021 era di poco inferiore a 7 cent/kWh e di circa 33 cent/kWh per l'elettricità.
Disposizioni analoghe sono state messe in atto per i consumatori industriali più grandi, che già prima della crisi energetica beneficiavano di esenzioni regolatorie per mantenere bassi i prezzi. In base al nuovo regime, i prezzi del gas sono limitati a 7 cent/kWh e i prezzi dell'elettricità a 13 cent/kWh, per un importo che copre fino al al 70% del loro consumo (anno di riferimento 2021), tasse e imposte escluse. "Tutti coloro che stanno già pagando prezzi elevati riceveranno sostegno", ha affermato il ministero dell'Economia e del clima (BMWK).
La misura rientra all’interno dello scudo di difesa economica tedesco da 200 miliardi di euro, ma sarà in parte finanziato anche attraverso un'imposta sugli extraprofitti delle società energetiche a partire da dicembre 2022. I rappresentanti dell'industria energetica hanno fortemente criticato l'introduzione di un'imposta su questi profitti generati in una situazione congiunturale, sostenendo che prosciugherebbe risorse tanto necessarie per attuare gli ambiziosi obiettivi di energia rinnovabile del paese. Facendo seguito a queste preoccupazioni, il governo ha concesso un aumento della remunerazione garantita per i nuovi progetti di energia rinnovabile assegnati nelle aste.
I "freni ai prezzo" entreranno in vigore ufficialmente a marzo 2023, ma avranno effetto retroattivo anche per gennaio e febbraio. I sussidi rimarranno in vigore almeno per tutto il 2023 e il governo è pronto a estendere il regime fino ad aprile 2024, previa approvazione degli aiuti di Stato dell'UE. A questa misura va aggiunto un ulteriore fondo del valore di circa 1,8 miliardi di euro per le famiglie e gli enti (inclusi ospedali e case di cura) particolarmente vulnerabili all'aumento dei prezzi e per i clienti che utilizzano olio combustibile o pellet per il riscaldamento.
Le associazioni del settore energetico hanno espresso preoccupazione relativamente al fatto che un tale regime di sovvenzione altamente complesso potrebbe sovraccaricare la gestione amministrativa delle società energetiche, già notevolmente complicate a causa della crisi energetica. L’associazione industriale BDEW ha affermato che obbligare i fornitori a trasmettere il supporto ottenuto applicando aliquote ridotte sarebbe “un’assoluta novità,” visto che le compagnie, così facendo, si assumono compiti chiave normalmente in capo allo Stato. L’associazione di servizi pubblici locali VKU, invece, ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di tale misura, visto che ogni giorno sempre più consumatori e imprese non riescono a pagare le bollette elettriche e del gas.
Lato imprese, se queste ultime ricevono il sostegno finanziario previsto dalla misura, devono accettare il pagamenti di bonus ridotti per i dirigenti e ridotti dividendi per gli azionisti per tutto il 2023. Addirittura, qualora il beneficio economico ricevuto superi i 25 milioni di euro, i bonus non sono proprio consentiti, mentre se viene superata la soglia dei 50 milioni di euro non può essere riallocato alcun dividendo. Il capo della federazione sindacale DGB, Yasmin Fahimi, ha criticato il divieto di pagamento dei dividendi perché rischia di escludere dal sussidio statale quelle imprese che sono per legge obbligate a pagare gli azionisti o richiedono urgentemente nuovo capitale agli investitori. Fahimi, esponente del Partito socialdemocratico (SPD) del cancelliere Olaf Scholz, ha affermato che questi "regolari meccanismi di mercato" potrebbero infastidire alcuni politici. Tuttavia, ha avvertito che "ora non è il momento per dibattiti o critiche sul capitalismo, ma servono azioni efficaci" per ridurre al minimo il rischio di deindustrializzazione per la Germania.
Un sondaggio dell'agenzia per le energie rinnovabili AEE ha mostrato che quasi il 70% dei consumatori di energia elettrica ha dichiarato di voler ridurre la domanda o di averla già ridotta al minimo per rientrare nel regime di sovvenzione. In un altro sondaggio condotto dall'organizzazione per la protezione dei consumatori vzbv, oltre il 40% ha affermato di aspettarsi che tale supporto fornisca un effettivo sollievo finanziario. Tuttavia, la maggior parte delle persone era generalmente insoddisfatta delle misure di sostegno del governo finora applicate e il 70% si è mostrato preoccupato che la crisi energetica potesse danneggiarli finanziariamente. Tuttavia, sebbene la quota sia ancora elevata, è leggermente diminuita rispetto all’indagine condotta in estate, quando oltre il 75% aveva espresso preoccupazione per i costi elevati.
Benjamin Wehrmann è Editor di Clean Energy Wire, testata giornalistica tedesca che si occupa di transizione energetica
La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui