L’Assemblea pubblica di Federchimica- Assogasliquidi si svolge in un momento rilevante dal punto di vista politico-istituzionale caratterizzato dalla formazione di un nuovo Parlamento e di un nuovo Governo, ai quali l’Associazione è pronta a fornire idee, spunti di lavoro, elaborazione di progetti di investimento volti a garantire lo sviluppo dei comparti dei gas liquefatti (GPL e GNL) e attenzione ai bisogni dei consumatori.

E lo farà, partendo da una visione sul futuro che ci attende in termini di decarbonizzazione “vera” e dei conseguenti investimenti necessari per continuare a garantire la disponibilità di gas liquefatti da produzioni bio e rinnovabili, da utilizzare in purezza o miscelati ai GPL e GNL tradizionali.

Per capire l’importanza di questi due comparti, iniziamo a fornire un quadro sull’andamento del mercato nel corso del 2021 ed in questi primi dieci mesi del 2022. Partiamo dal GPL. Rispetto ai consumi registrati nel 2020, nel 2021 si è rilevato un incremento nell’impiego del GPL – come consumo globale – pari a circa il 6,9%, con un aumento della richiesta da parte del comparto della combustione pari al 5,3% e dell’autotrazione pari all’8,7%. Va però subito evidenziato che per quanto riguarda i dati relativi al comparto auto siamo ancora molto lontani dai livelli del 2019: infatti, in merito all’immatricolazione di nuovi veicoli – nonostante nel 2021 si rilevi una lieve ripresa rispetto al 2020 – il settore non è riuscito ad attestarsi sui livelli pre-pandemici. Dal confronto tra i dati consolidati del 2021 e quelli del 2019 si rileva una riduzione delle immatricolazioni di oltre il 21%, un decremento dei collaudi di oltre il 41% ed una contrazione della domanda di GPL per autotrazione di oltre il 14%.

Peraltro, l’analisi delle immatricolazioni registrate nei primi dieci mesi del 2022 evidenzia come oltre il 52% dei nuovi acquisti sia rappresentato da un veicolo ad alimentazione alternativa: di questi, le alimentazioni a GPL hanno una quota di oltre il 16%, rappresentando circa il 9% del totale delle immatricolazioni (con oltre 95.000 auto immatricolate). Si tratta di dati che indicano una tendenza importante: se il consumatore trova a listino auto alimentate a GPL sceglie questa motorizzazione.

È un’indicazione importante anche per le Istituzioni nazionali ed europee che, tuttavia, anche nelle recenti decisioni assunte nella bozza di Regolamento sulle emissioni di CO2 dei veicoli, non hanno posto al centro l’interesse del consumatore, ma hanno effettuato una scelta ideologica a favore di un unico vettore senza un’analisi completa basata sull’intero ciclo di vita delle diverse soluzioni energetiche.

Anche per quanto riguarda l’analisi relativa alle conversioni, il 2021 è stato caratterizzato da una flessione rispetto all’anno precedente, con una riduzione di circa il 15%. Analogamente, il confronto tra i primi tre mesi del 2022 con l’analogo periodo dell’anno precedente evidenzia una riduzione del 28%. A fronte di un parco auto circolante sempre più vetusto e difficile da “svecchiare” soprattutto in relazione all’attuale crisi economica, questi dati dovrebbero far riflettere sull’esigenza di dare un sostegno nel breve termine ai cittadini che hanno un’auto obsoleta e quindi fortemente inquinante e che invece – se incentivati – potrebbero decidere di convertire a gas la propria autovettura, con benefici diretti sull’ambiente e anche sul tessuto produttivo che costituisce un’eccellenza del nostro Made in Italy. Il GPL è, infatti, un carburante alternativo già pronto e disponibile, economicamente accessibile ai consumatori e capillarmente diffuso su tutto il territorio nazionale (isole comprese) con oltre 4.500 punti vendita stradali ed autostradali. Ragione sufficiente perché il nuovo Governo e Parlamento attenzionino e approfondiscano questi argomenti in un’ottica di rimettere al centro delle decisioni i bisogni e le scelte dei cittadini, le difficoltà economiche che devono affrontare le famiglie ed il raggiungimento “vero” degli obiettivi di decarbonizzazione.

Quanto detto vale anche per il comparto della combustione, dove il GPL sta svolgendo un’opera di sostegno e di integrazione energetica anche di imprese fortemente energivore: molte le richieste che arrivano da comparti della manifattura italiana per poter disporre di impianti alimentati a GPL in ottica di risparmio e a maggiore garanzia dell’approvvigionamento. In questo ambito, Assogasliquidi è pronta a confrontarsi nei Tavoli aperti volti ad individuare le soluzioni – tra le quali rientrano a pieno titolo il GPL ed il GNL - utili a fornire risposte concrete ai temi di economicità, sicurezza energetica e possibili sostituzioni intra fuels.

Per quanto riguarda il GNL, il 2021, dal punto di vista infrastrutturale, ha confermato il trend evolutivo: un trend di crescita (seppur molto contenuto rispetto agli anni precedenti) riscontrabile anche nel 2022, in cui nonostante la particolare congiuntura economica e le dinamiche di incremento del prezzo della materia prima, le imprese hanno continuato a credere ed investire nello sviluppo dell’infrastruttura di approvvigionamento e distribuzione. Dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio GNL di REF-E, nel primo semestre del 2022 risulta che i distributori di carburante GNL siano cresciuti del 10% rispetto alla fine del 2021. Stabili gli impianti a servizio di utenze off-grid, mentre i depositi a servizio di reti canalizzate isolate hanno avuto un incremento del 33%. Inoltre, nonostante la congiuntura non favorevole, nel primo semestre del 2022 si sono rilevate 312 nuove immatricolazioni di camion alimentati a GNL, che vanno a consolidare una flotta circolante di oltre 4.200 mezzi registrati in Italia.

L’andamento delle quotazioni internazionali del prezzo della commodity sta comportando, però, una rilevante contrazione dei volumi nel comparto del trasporto pesante (-27,4%) e l’assenza di consumi nel settore della navigazione.

Dal punto di vista dell’impiego industriale, anche per il GNL si stanno implementando impianti per imprese che – seppur collegate alla rete dei metanodotti – vogliono incrementare il loro grado di sicurezza energetica per non dover subire soluzioni di continuità nelle loro produzioni. L’attuale situazione geopolitica ha però forti impatti anche sugli scenari previsionali del settore del GNL.

Nel giro di sei mesi (fine 2021 confrontato con il primo semestre 2022) le proiezioni nel breve periodo stimano una netta decrescita del trend evolutivo dei consumi del comparto: -40% al 2025 nei consumi totali, con un impatto principale nel settore del trasporto pesante stradale. Ciò impone di prendere provvedimenti per invertire la rotta.

Se guardiamo poi alla questione ambiente e sicurezza energetica, si rileva come Assogasliquidi sia stata sempre consapevole che considerare queste due variabili insieme fosse la strada giusta da percorrere. In questo senso la nuova denominazione del Dicastero è il segno di un percorso che deve coniugare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione con quelli della sicurezza di approvvigionamento a costi competitivi per industrie e famiglie. È ormai chiara a tutti la pericolosità di dipendere in maniera rilevante da un unico fornitore. Per questo, tanto a livello europeo quanto a quello nazionale, bisogna evitare di uscire da una dipendenza ed entrare in un’altra in relazione alla quale non disponiamo né della materia prima né della rete di distribuzione capillare, né tanto meno di un assetto della nostra manifattura in grado di competere con la concorrenza di altri Paesi. Le scelte ambientali da prendere, devono essere sostenute da dati tecnico/scientifici e da una corretta analisi costi/benefici. Per tale ragione non è condivisibile l’impostazione del Regolamento europeo sulla riduzione della CO2 per i veicoli che pone al 2035 il target di riduzione al 100%, così come l’impostazione della proposta di direttiva comunitaria sul rendimento energetico nell'edilizia (c.d. EPBD) che tende a porre un divieto generale di installazione di impianti di riscaldamento alimentati a gas, senza considerare i suoi sviluppi bio e rinnovabili. Si tratta di scelte ideologiche che fissano “per decreto” la tecnologia del futuro, dimenticando le esigenze di inclusività, diversificazione delle fonti, sicurezza di approvvigionamento, tutela della competitività dell’industria europea e contenimento del costo per i cittadini.

Decarbonizzare non vuol dire elettrificare tutto! Un futuro decarbonizzato deve contemplare tutte le soluzioni che le migliori tecnologie saranno in grado di sviluppare! Per questo confidiamo nel fatto che le aperture inserite di recente nell’ambito del trilogo aperto tra le Istituzioni comunitarie - con un’analisi al 2026 dei risultati raggiunti ed il contemporaneo sviluppo di una metodologia per calcolare le emissioni in un’ottica di LCA – consentiranno di prendere nella giusta considerazione tutto quanto la nostra Industria sta portando avanti per rendere disponibili prodotti sempre più decarbonizzati.

E in merito a questo, vale la pena sottolineare come gli obiettivi che la nostra Industria si è data siano certamente ambiziosi e sfidanti: al 2030 vogliamo essere in grado di fornire un prodotto composto da almeno il 40% da soluzioni bio (BioGPL) e rinnovabili (in particolar modo, dimetiletere da produzioni renewable – rDME) da  miscelare con GPL tradizionale, al fine di ridurre drasticamente l'impronta di carbonio durante l'intero ciclo di vita del prodotto utilizzato per soddisfare la domanda energetica del settore residenziale, commerciale, industriale, agricolo e anche automobilistico.

L’obiettivo è di arrivare ad avere circa 700.000 tonnellate di bioGPL, tramite upgrading del biogas, con investimenti per circa 1,5 miliardi di euro da qui al 2030, tali da consentire una riduzione di circa 2,1 milioni di tonnellate di CO2 per anno.

Allo stesso modo, le nostre imprese stanno investendo anche in ricerca e sviluppo per la realizzazione di impianti di produzione di rDME, utilizzando come materia prima sia la frazione organica che quella inorganica dei rifiuti solidi, in un’ottica piena di economia circolare.

L’obiettivo è di arrivare ad avere circa 750.000 tonnellate di rDME tramite investimenti pari a circa 2,4 miliardi di euro da qui al 2030, per una riduzione di circa 1,6 milioni di tonnellate di CO2 per anno.

A breve saranno disponibili i risultati di uno studio sperimentale che INNOVHUB sta conducendo su veicoli alimentati con una miscela composta da 20% di rDME, 20% di bioGPL e 60% di prodotto fossile. I risultati che otterremo saranno la base per un’analisi completa sull’intero ciclo di vita del GPL auto nella nuova composizione bio e rinnovabile.

Anche per quanto riguarda il prodotto destinato alla combustione, i target che ci siamo dati al 2030 riteniamo siano in grado di traguardare gli obiettivi di riduzione delle emissioni posti al -55%, garantendo però energia alle comunità rurali a costi contenuti e senza modifiche agli impianti tecnologici per abitazioni ed edifici.

Il nostro settore sarà pronto alle sfide ambientali che l’Europa si è data. Già alla prima scadenza di monitoraggio dei risultati nel 2026 ci renderemo conto che l’approccio ideologico perseguito non consente di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e impatta sul potere di spesa delle famiglie e sulla competitività dell’industria. E a proposito di emissioni, merita evidenziare che l’aspetto ambientale deve essere visto ed analizzato a 360 gradi: non solo quindi emissioni di CO2 ma anche rispetto della qualità dell’aria.

Su questo aspetto – nonostante i dati tecnici ormai chiari ed evidenti circa l’impatto fortemente negativo sulla qualità dell’aria derivante dall’impiego della biomassa legnosa per gli usi di riscaldamento in piccoli impianti domestici –la normativa incentiva ancora l’acquisto di stufe e caldaie alimentate a pellet e legna e qualcuno pensa di poter ridurre ulteriormente il già quasi inesistente carico fiscale gravante su questi prodotti.

La combustione anche degli impianti alimentati a biomassa legnosa di c.d. ultima generazione (certificati 5 stelle) emette un quantitativo di polveri sottili di gran lunga maggiore rispetto alla combustione degli impianti alimentati a gas: continuare ad incentivare la biomassa è una scelta ambientalmente priva di senso.

Anche in un’ottica che analizza l’intero ciclo di vita dei combustibili per il riscaldamento, i risultati di uno studio recente del Politecnico di Milano hanno attestato che nel confronto con il pellet, la filiera del GPL risulta migliore in 12 delle 16 categorie di impatto considerate. Rispetto a questi dati certi ed inconfutabili si deve porre mano ad una profonda revisione delle attuali norme agevolative senza alcun tentennamento, assumendosi la responsabilità di fare scelte necessarie e decisive per la salute dei cittadini.

Peraltro, l’attuale situazione di crisi ha evidenziato che le politiche di incentivo all’acquisto di stufe e caldaie a biomassa legnosa non hanno prodotto nessun beneficio alla nostra agricoltura nazionale, perché oltre l’85% del prodotto bruciato in Italia proviene dall’estero, proprio dai Paesi più coinvolti nella guerra. Continuare su questa strada non porterà benefici né per i nostri agricoltori, né alla qualità dell’aria e neanche alle tasche dei cittadini che hanno visto un incremento di assoluta rilevanza della materia prima legnosa.

Infatti, un’analisi condotta dal Centro di ricerca GREEN dell’Università Bocconi sui prezzi attuali delle diverse commodities per riscaldarsi mostra come il GPL impiegato negli usi di riscaldamento domestico anche nello scenario di prezzi più elevati risulta comunque più economico rispetto all’utilizzo del pellet di oltre il 30%. Quindi l’alternativa per riscaldarsi risparmiando e contenendo al minimo l’impatto sulla qualità dell’aria c’è ed è il GPL: ogni altro provvedimento che andasse ancora nella direzione di incentivare l’impiego di legna e pellet non troverebbe giustificazione né nei dati tecnici, né dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento e del costo per i cittadini.

Alla luce di quanto detto finora, la richiesta alle istituzioni di Assogasliquidi è di essere al nostro fianco nelle sfide che vogliamo affrontare e ciò vuol dire mettere in atto una serie di provvedimenti di breve, medio e lungo termine:

-          rivalutare i criteri per la determinazione degli impatti dei prodotti energetici con un approccio Well to Wheel o Life Cycle Assesment, per quanto riguarda sia il Regolamento sulle emissioni di CO2 dei veicoli sia la proposta di direttiva c.d. EPBD;

-          rivedere la fiscalità, prevedendo l’azzeramento dell’aliquota di accisa per i prodotti bio e rinnovabili (come bioGPL, rDME e bioGNL);

-          introdurre specifici provvedimenti di sostegno (in linea a quanto già avvenuto per lo sviluppo delle fonti rinnovabili elettriche e del biometano) per le produzioni e le immissioni sul mercato dei prodotti bio e rinnovabili da miscelare al GPL o utilizzare in purezza;

-          nel breve termine, prevedere misure a sostegno della trasformazione a GPL del parco auto circolante, nell’ottica di garantire il necessario supporto del settore verso le produzioni bio e rinnovabili;

-          eliminare tutte le forme di incentivo all’utilizzo della biomassa legnosa negli usi di riscaldamento tramite piccoli impianti domestici.

Per quanto riguarda poi il settore del GNL, serve un framework regolatorio e di sostegno chiaro negli obiettivi e veramente efficace nei risultati che intende raggiungere. Molto può e deve essere fatto dal nuovo Governo e dal nuovo Parlamento.

Gli importi stanziati (220 milioni di euro) dal Fondo Complementare al PNRR per la crescita della capacità infrastrutturale italiana sono stati oggetto di pronta regolamentazione da parte del Ministero delle Infrastrutture: ci auguriamo che i tempi per la conclusione delle istruttorie e per l’assegnazione dei fondi siano altrettanto brevi.

Particolare attenzione, poi, deve essere posta al settore dell’autotrasporto che ha scelto di implementare le flotte con mezzi pesanti alimentati a GNL per garantire sostenibilità ambientale alle attività. Va prontamente rivista la disciplina relativa al credito di imposta per le spese connesse all’acquisto del GNL da parte delle imprese dell’autotrasporto e della logistica: le modalità attuative ancora non sono complete e, purtroppo, non consentiranno una piena utilizzazione delle risorse stanziate.

E comunque il credito di imposta ad oggi è solo del 20% a fronte di un importo pari al 28% per le spese connesse all’acquisto del carburante tradizionale gasolio: non ci sembra una scelta coerente con le necessità di riduzione delle emissioni di CO2 anche del trasporto pesante.

Serve quindi un rifinanziamento della misura per tutto il 2023 con un importo in linea a quello concesso al gasolio e soprattutto con modalità di erogazione che consentano di superare i vincoli posti dalla normativa in materia di aiuti di Stato UE che ad oggi è ostativa rispetto ad un pieno utilizzo dei fondi.

Si tratta di misure che necessitano di essere  implementate nel brevissimo termine ed alle quali ne devono essere aggiunte di nuove per il medio e lungo periodo.

Per favorire il processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti tramite l’impiego del GNL e del bioGNL è necessario rivalutare le misure proposte nell’ambito del pacchetto Fit-for 55 in un’ottica di Well to Wheel (o Well to Wake per il traporto marittimo) o LCA e prevedere specifici interventi di sostegno per l’utilizzo del bioGNL, quali:

-          conferma dell’esenzione dal regime di accisa per i quantitativi di GNL impiegati nel trasporto marittimo;

-          allineamento degli importi degli incentivi per la produzione di bioGNL a  quelli molto più consistenti stabiliti da altri Paesi comunitari (Germania prima fra tutte);

-          estensione della possibilità di usufruire degli incentivi anche per quei volumi di bioGNL destinati alla navigazione internazionale;

-          conferma delle misure di supporto all’acquisto dei mezzi (con un incentivo maggiore rispetto alle motorizzazioni tradizionali) e definizione di misure strutturali che incidano sull’economia d’uso dei mezzi.

Quanto sopra delineato corrisponde alla necessità di coniugare le scelte ambientali con quelle sociali ed economiche e soprattutto di tenere in debita considerazione non solo gli aspetti connessi alla riduzione delle emissioni di CO2 ma anche degli altri inquinanti.

Chiudiamo ora parlando di due aspetti importanti che afferiscono alla sicurezza dei nostri settori e alla legalità. Quanto al primo, da sempre le imprese sono consce della necessità di gestire le attività con un’attenzione massima alla sicurezza ed al rispetto dei più elevati standard.

La collaborazione su tale fronte con il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, INAIL e Ministero delle Infrastrutture ha garantito un quadro normativo - esempio di eccellenza dell’Italia in Europa e nel mondo - che nel tempo ha bilanciato gli obiettivi di sicurezza con quelli di omogeneità procedurale e di adeguamento agli sviluppi tecnologici.

Per quanto riguarda il settore del GNL, il lavoro di definizione di guide tecniche e norme sviluppato dal Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ha consentito al settore di svilupparsi all’interno di un quadro di indicazioni chiare ed omogenee.  La continua ricerca di miglioramento nella gestione della sicurezza ha portato Assogasliquidi a sottoporre anche di recente alcune modifiche alla regola tecnica di prevenzione incendi per i punti vendita GNL: l’attenzione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e del Ministero delle Infrastrutture è stata massima e di ciò voglio ringraziare. Si attende a breve di vedere concluso anche un altro importante lavoro di revisione delle norme di prevenzione incendi per i punti vendita GPL che potrebbe consentire un pieno utilizzo della modalità self-service.

Vi è poi un aspetto che risulta particolarmente importante  rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione dei gas liquefatti: accanto alle analisi di natura industriale,  le imprese stanno portando avanti studi e ricerche per accertare la piena compliance dei nuovi prodotti anche dal punto di vista della sicurezza delle attrezzature e della componentistica e su questi aspetti Assogasliquidi è pronta a confrontarsi con le Amministrazioni.

Quanto al tema della legalità, il settore del GPL è impegnato da tempo in una lotta contro i comportamenti non conformi con le norme che regolano le attività di distribuzione e vendita di GPL in bombole e piccoli serbatoi. Gli strumenti messi in campo dalle Amministrazioni (come ad esempio il sistema di monitoraggio), insieme al Comando Generale della Guardia di Finanza hanno dato alcuni risultati importanti nell’attività di contrasto all’illegalità. Anche nell’ultimo anno sono state condotte operazioni dai reparti della Guardia di Finanza soprattutto in aree molto sensibili del territorio, che hanno consentito di individuare attività completamente al di fuori delle norme vigenti, con grave danno sia in termini di sicurezza, sia per i risvolti economici e fiscali.

La strada intrapresa è quella giusta: è necessario intensificare le attività di verifica e controllo, tramite una collaborazione stretta tra i diversi territori interessati ai fenomeni di illegalità e tra le diverse amministrazioni coinvolte. Da parte di Assogasliquidi e delle imprese associate continuerà ad essere massimo l’impegno su questo tema, al fine di garantire la presenza sul mercato solo di operatori, che operano rispettano le norme poste a tutela della pubblica e privata incolumità.

Le imprese ci sono, sono attente agli sviluppi degli obiettivi ambientali e pronte ad investire per garantire alla collettività che i nostri prodotti  siano le fonti dell’oggi e poi del futuro bio e rinnovabile per le importanti sfide che attendono il nostro Pianeta. Urge, però, un supporto da parte delle Istituzioni politiche, regolatorie e di gestione tanto nazionali quanto comunitarie, al fine di far “vincere” ancora una volta l’Italia e le sue eccellenze industriali.