Uno dei messaggi più forti e condivisi tra quelli emersi all’Assemblea Pubblica di Elettricità Futura è senza dubbio che il Green Deal trasformerà l’Italia, innescando un rinascimento sostenibile senza precedenti. Gli obiettivi al 2030 sono stabiliti, sappiamo già cosa dobbiamo fare, ora si tratta di “rimboccarci le maniche” e dimostrare di essere all’altezza degli impegni sottoscritti. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte, le industrie, le istituzioni, i cittadini, per trarre il meglio da questo cambiamento e riuscire a traguardare la neutralità climatica al 2050.
Le imprese del settore elettrico hanno già attuato una virata strategica per contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 del 55% al 2030 e vedono nel percorso di decarbonizzazione del Paese la via maestra di nuovi orizzonti di crescita e innovazione.
Ho iniziato il mio intervento in apertura dell’Assemblea ribadendo il “perché” è necessario realizzare la transizione energetica. La ragione diventa evidente guardando all’emergenza climatica. Fino a poco tempo fa immaginavamo di assistere ad un aumento della temperatura globale di +1,5C° entro fine secolo. Oggi sappiamo che rischiamo seriamente di superare quella soglia già nel 2034, se non prima!
Il cambiamento climatico è certamente un problema globale ma ha un’incidenza particolarmente elevata in Italia, dove l’aumento della temperatura corre a una velocità più che doppia rispetto al resto del mondo. Il nostro Paese è secondo in Europa per costi legati all’emergenza clima, con oltre 70 miliardi di danni accumulati negli ultimi 30 anni.
La transizione energetica è molto di più di una necessità. È la più grande opportunità che ci sia mai stata offerta per fare un salto di qualità. Non sarà facile arrivare all’obiettivo zero emissioni al 2050, ma è l’unica possibilità di scongiurare gli scenari peggiori del cambiamento climatico, una chance che se gestita in modo efficace presenterà benefici che superano di gran lunga i costi. Anche in termini di occupazione il bilancio per l’Europa e l’Italia è positivo, nel nostro Paese la neutralità climatica al 2050 potrebbe creare 650.000 nuovi posti di lavoro netti.
Non vi è contrapposizione tra climate neutrality e competitività delle industrie italiane ed europee. Il nostro settore industriale ha fatto importanti investimenti nella sostenibilità delle filiere produttive e avrebbe tutto da guadagnare nell’implementazione delle misure del Fit for 55 package. Mi riferisco in particolare all’introduzione del Carbon Border Adjustment Mechanism che ha l’obiettivo di “tassare” il maggior carbonio emesso per produrre i beni importati rispetto a quelli prodotti in Europa, offrendo vantaggi competitivi a chi è leader nell’innovazione sostenibile e nel know-how, due fronti in cui l’Italia può vantare eccellenze a livello mondiale.
La transizione dovrà essere equa. Nell’ottica di assicurare l’equità, i ricavi del meccanismo di adeguamento di carbonio alla frontiera potrebbero essere indirizzati anche per ammortizzare gli effetti sulle fasce sociali più deboli e sui settori più emissivi.
Ho proseguito il mio intervento declinando i target del Green Deal e i benefici per il settore elettrico, e spiegando quali sono i freni alla transizione energetica da rimuovere al più presto per non fallire gli obiettivi. La complessità degli iter burocratici è la causa del crescente fallimento delle aste del DM FER. Sebbene gli obiettivi siano stabiliti a livello nazionale ed europeo, è a livello regionale che si autorizzano gli impianti, ed è drammatico il gap tra i progetti fotovoltaici presentati e quelli autorizzati dalle Regioni. E’ importante che il Green Deal venga promosso localmente e che l’obiettivo nazionale di sviluppo delle rinnovabili venga suddiviso tra le diverse Regioni.
Anche i ritardi normativi rallentano la realizzazione del Green Deal, come abbiamo ricordato al Ministro Roberto Cingolani intervenuto in Assemblea. Ho menzionato il DM Modifiche sostanziali e il DM prezzi minimi garantiti per le bioenergie, entrambi in ritardo da 3.846 giorni, e il DM Controlli, che attendiamo da 1.348 giorni (giorni di ritardo calcolati al 10 settembre). Sono solo alcuni dei gap legislativi che bloccano gli investimenti del settore energetico, per una panoramica più estesa vi invito a consultare il Ritardometro, una sezione del mio Blog che descrive i provvedimenti attesi e riporta il ritardo accumulato rispetto alla data in cui sarebbero dovuti entrare in vigore.
Serve anche un cambio di mentalità, occhi nuovi con cui guardare all’energia diffusa sui territori. Ho parlato anche della mancanza di una cultura della transizione energetica come barriera al suo realizzarsi. Elettricità Futura e le imprese del settore elettrico hanno avviato la campagna social "La transizione energetica: dalle parole ai fatti!" per diffondere conoscenza dei benefici del Green Deal per l'economia, la società e l'ambiente. Con tono costruttivo i messaggi #GreenDealOra raccolti nella nuova pagina della campagna smentiscono i miti più comuni che alimentano l’opposizione dell’opinione pubblica allo sviluppo impiantistico creando una percezione sbagliata degli impatti sul territorio. Vi invito a sostenere i futuri messaggi della campagna, hashtag #GreenDealOra.
La mia presentazione all’Assemblea Pubblica di Elettricità Futura.