La transizione energetica è un tema chiave non solo per gli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello globale, ma soprattutto per i benefici generati a livello locale. Per questo motivo le imprese del settore elettrico sono fortemente impegnate nel riuscire a cogliere i benefici del Green Deal che nel solo settore elettrico potranno generare 90.000 nuovi occupati e 100 miliardi di euro di investimenti.

La proposta in discussione a Bruxelles di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 55% al 2030 rispetto ai livelli del 1990, richiederà un maggiore impegno dei Paesi europei nello sviluppo delle rinnovabili. Per poter traguardare questo obiettivo nel nostro Paese, il 70% dei consumi elettrici al 2030 dovrà essere soddisfatto da energie rinnovabili. Servirà certamente rimettere l’Italia al passo con l’Unione Europea aggiornando il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima italiano (PNIEC), fissando dei target regionali che velocizzino il ritmo dello sviluppo degli impianti e responsabilizzando i funzionari delegati al permitting.

Per rispettare i nuovi obiettivi europei di decarbonizzazione, l’Italia dovrà infatti installare almeno 65 GW di nuova potenza rinnovabile. Peccato che all’attuale passo di installazione, gli obiettivi al 2030 verranno raggiunti nel 2085!

Sviluppo in Italia delle rinnovabili nello scenario Green Deal

Fonte: Elettricità Futura

I recenti risultati della terza asta del GSE dimostrano, con l’assegnazione di solo un terzo della potenza disponibile, che la lentezza del permitting sta bloccando lo sviluppo della transizione energetica in Italia. Serve quindi un nuovo provvedimento con norme che semplifichino ulteriormente le procedure autorizzative soprattutto per quelle tecnologie che hanno un ruolo centrale nel raggiungimento del Green Deal come il fotovoltaico.

Dei 65 GW di nuovi impianti rinnovabili da realizzare entro il 2030, 50 GW saranno infatti garantiti dal solare. Trend che potrà essere perseguito puntando sul rinnovamento e ripotenziamento degli impianti esistenti e su nuove installazioni utility scale oltre ad impianti di piccola/media dimensione in generazione distribuita.

Sarà in particolare cruciale rimuovere il divieto di accesso ad aste o altre forme di sostegno per impianti realizzati su superfici agricole non coltivate o abbandonate, riconoscendo delle premialità per progetti di agrovoltaico o in abbinamento con l’attività di pastorizia. Dei 50 GW di fotovoltaico complessivi, stimiamo che 35 GW saranno prodotti da impianti fotovoltaici a terra. Considerando la superficie agricola totale italiana pari a 16,5 milioni di ettari, la percentuale di suolo utilizzato risulterebbe essere lo 0,3% (circa 50.000 ettari).

Dal momento in cui è prioritario individuare dei parametri oggettivi e ragionevoli per favorire lo sviluppo del fotovoltaico soprattutto sui terreni agricoli, marginali e abbandonati, Elettricità Futura ha avviato un confronto con Confagricoltura che ha portato alla pubblicazione la settimana scorsa di un Protocollo d’Intesa. Solo la cooperazione tra i vari settori permetterà infatti di cogliere al meglio i benefici generati dalla transizione energetica. 

Le due Associazioni lavoreranno insieme nella definizione di specifiche linee di azione su temi cruciali quali:

  • L’efficientamento energetico delle aziende agricole attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici su coperture di edifici e fabbricati rurali nella disponibilità dell’azienda;
  • La promozione di progetti che valorizzino le sinergie tra rinnovabili ed agricoltura - quali quelli di “Agrovoltaico” - con ricadute positive sul territorio e benefici per il settore elettrico e per quello agricolo;
  • La realizzazione di impianti fotovoltaici utility scale a terra su aree agricole incolte, marginali o non idonee alla coltivazione, garantendo un beneficio diretto ai relativi proprietari agricoli e al sistema Paese nel suo complesso, grazie all’incremento di produzione rinnovabile;
  • La promozione di azioni informative e divulgative volte a favorire lo sviluppo delle rinnovabili sul territorio, evidenziando i benefici di uno sviluppo equilibrato su aree agricole, le ricadute economiche, le sinergie, le potenzialità di recupero anche a fini agricoli di aree abbandonate o attualmente incolte;
  • Lo sviluppo delle altre fonti rinnovabili, con particolare riferimento alle biomasse ed al biogas per la produzione di energia elettrica, termica e combustibili.

Il Protocollo, fondamentale tassello per lo sviluppo del fotovoltaico, dimostra ancora una volta come il mondo imprenditoriale nel suo complesso sia già pronto a raccogliere la sfida della transizione energetica.