Inquadramento. Nel 1986 l’Italia decide di interrompere bruscamente il proprio percorso legato all’energia nucleare, nel 1999, però, con la creazione di Sogin, viene intrapresa una nuova strada, quella del decommissioning nucleare, smantellando impianti che non erano stati pensati per la loro futura disattivazione e affrontando sfide che allora sembravano insormontabili. Come vengono trattati i rifiuti radioattivi degli impianti di decommissioning?
I rifiuti radioattivi di un impianto nucleare in decommissioning provengono dalle attività di smantellamento e mantenimento in sicurezza dell’impianto stesso e dalle attività di gestione di questi rifiuti. In tal senso, fra gli obiettivi del decommissioning nucleare vi è la minimizzazione della produzione di questi rifiuti, cercando di recuperare il più possibile le parti dei sistemi e componenti che non sono contaminati e che possono perciò essere riutilizzati o riciclati. Tale principio viene adottato, ovviamente, anche nella gestione del rifiuto radioattivo che in una prima fase viene caratterizzato per determinare attraverso una serie di analisi e misurazioni le sue proprietà chimiche, fisiche e radiologiche. Il rifiuto viene poi ulteriormente caratterizzato durante le successive fasi di gestione. Il trattamento prevede invece, sulla base delle caratteristiche di ciascun rifiuto, una serie di interventi che permettono di modificare forma e caratteristiche chimico-fisiche. L’obiettivo finale è la riduzione del suo volume e la predisposizione alla successiva fase di condizionamento durante la quale il rifiuto viene trasformato in manufatto, cioè inglobato in una speciale matrice cementizia stabile all’interno di un contenitore metallico. Il manufatto viene quindi stoccato in depositi temporanei presenti negli impianti ed è pronto per lo smaltimento finale al Deposito Nazionale, non appena sarà disponibile. L’insieme di questi processi consentono una gestione sicura dei rifiuti radioattivi e una minimizzazione delle loro volumetrie finali destinate al Deposito Nazionale, una struttura di superficie dove i rifiuti radioattivi saranno isolati dall’ambiente per un tempo sufficiente a far decadere la loro radioattività a livelli irrilevanti per la salute dell’uomo e a garanzia della salvaguardia dell’ambiente stesso.
Non solo nucleare. In una recente audizione alla Commissione “Ecomafie”, il vostro amministratore delegato, Emanuele Fontani, ha ribadito che i rifiuti radioattivi non provengono solo dalle vecchie centrali ma da “350 produttori di rifiuti radioattivi” attualmente in attività. Di che rifiuti si tratta? Come vengono gestiti e quale è la loro destinazione finale?
Come ha ricordato il nostro Amministratore Delegato, in Italia i rifiuti radioattivi non sono solo legati al ciclo energetico delle centrali nucleari e degli impianti nucleari del ciclo del combustibile ma sono prodotti ogni giorno anche nel settore medico ospedaliero, industriale e di ricerca. I primi sono costituiti ad esempio da sorgenti utilizzate in radioterapia oppure da traccianti di varia tipologia. Quelli prodotti dal settore industriale sono, ad esempio, sorgenti sigillate dismesse utilizzate per scopi sterilizzatori, disinfestanti e di misura di vari parametri di processo, come spessore, portata e densità. Ci sono poi i rifiuti che provengono invece da piccoli reattori o laboratori di ricerca rappresentati da sorgenti sigillate dismesse utilizzate per analisi di irraggiamento sui materiali e dai sistemi di questi impianti quando dovranno essere smantellati. I rifiuti prodotti in questi campi in larga parte hanno radionuclidi che decadono in poco tempo consentendo così la loro successiva gestione come rifiuti convenzionali. Una minima parte di questi rifiuti contengono invece radionuclidi con tempo di decadimento più lungo e, per questi ultimi, la loro gestione richiede pertanto gli stessi accorgimenti dei rifiuti radioattivi prodotti negli impianti nucleari in decommissioning con la stessa destinazione finale, il Deposito Nazionale.
Call for innovation. Di recente Sogin ha lanciato un concorso per individuare imprese in grado di proporre sistemi innovativi per la pianificazione e l’ammodernamento della logistica nella gestione dei rifiuti radioattivi. In che modo pensate che l’innovazione digitale possa contribuire allo smaltimento dei rifiuti radioattivi? Quali i termini per partecipare?
La call for innovation, denominata SARR – Sistemi Avanzati per Rifiuti Radioattivi, fa parte di un percorso avviato lo scorso anno, quando Sogin ha iniziato lo sviluppo di AIGOR, Applicativo Informatico di Gestione Oggetti Radioattivi. AIGOR consentirà di estendere le stringenti procedure di gestione dei rifiuti radioattivi a tutte le sorgenti e a tutti i materiali, anche potenzialmente rilasciabili, che provengono dal decommissioning nucleare. Con questo nuovo applicativo Sogin vuole dotarsi di uno strumento che permetterà di stimare con maggiore precisione tutti i processi applicati e controllarne i risultati ottenuti in termini di volumi finali e di radioattività ad essi associata. La realizzazione di AIGOR si inserisce perciò in una revisione più ampia dei processi di gestione dei rifiuti e dei materiali radioattivi che prevede, con la Call lanciata da Sogin il 17 giugno scorso, l’adozione di sistemi innovativi che automatizzino l’acquisizione di informazioni, dati gestionali e logistici di questi rifiuti. L’iniziativa è aperta a tutte le start up e alle piccole e medie imprese innovative che possono iscriversi andando sul sito www.openinnovation.sogin.it. In particolare, le imprese dovranno proporre, entro il 26 luglio, soluzioni in tre ambiti: bridge di interfaccia, per interfacciare AIGOR con i diversi sistemi coinvolti nei processi di smantellamento e gestione dei rifiuti; sistemi di posizionamento, per implementare tecnologie utili all'informazione sulla posizione indoor degli oggetti; smart monitoring, per individuare tecnologie per la sicurezza dei lavoratori e l'automatizzazione dei processi operativi, anche attraverso smart label. Con questa Call, Sogin entra quindi in una ulteriore fase di sviluppo di AIGOR con il quale potremo tracciare tutte le fasi di gestione attraverso un meccanismo di validazione basato su blockchain, pubblica e permissionless. Ciò garantirà ulteriormente l’integrità dei dati e l’integrità funzionale di tutti i processi monitorati. L’obiettivo di Sogin è integrare tutte le attività di gestione dei rifiuti radioattivi in un’ottica di economia circolare e di preservare la memoria delle informazioni a vantaggio anche delle generazioni future.