La domanda di petrolio, in genere, è sufficientemente resiliente a shock finanziari ed economici, in quanto questa fonte viene utilizzata principalmente per spostare persone e beni: circa il 50% viene utilizzato per il trasporto su strada, un valore che supera il 60% se si include il trasporto aereo e marittimo. Tuttavia, in questo momento storico, al fine di limitare la diffusione del Covid-19, più di 65 paesi hanno scelto di implementare un completo lockdown imponendo la chiusura di tutte le attività ritenute non essenziali, richiedendo ove possibile di lavorare da casa e permettendo spostamenti solo se strettamente necessari. In aggiunta, altri 100 paesi hanno adottato misure meno severe ma sempre impattanti sulla domanda di petrolio, in quanto prevedono limitazioni degli spostamenti e delle attività commerciali.
Lo shock in atto, pertanto, ha la peculiarità di colpire direttamente la principale fonte di consumo di petrolio: il trasporto. Rystad Energy prevede che la domanda di greggio diminuirà mediamente di 9,4 milioni di barili al giorno (mil. bbl/g) nel 2020 rispetto allo scorso anno. Il picco delle perdite dei consumi globali si registrerà in aprile, con un calo di 28 mil. bbl/g, ascrivibile soprattutto alla decisione dei maggiori consumatori mondiali - Europa, India e Stati Uniti - di attuare misure restrittive drastiche.
Impatto del Coronavirus sulla domanda mondiale di petrolio nel 2020 (mil. bbl/g)
Fonte: Rystad Energy
Inoltre, l’impatto sarà estremamente negativo anche nel secondo trimestre del 2020: si stima un calo di 21,3 milioni di barili al giorno in media mensile, a causa del prolungarsi delle misure di blocco implementate in 68 paesi del mondo responsabili del 50% della domanda globale di petrolio. Nell’ultima settimana di marzo, infatti, negli USA, due terzi degli Stati hanno imposto i cosiddetti “stay at home orders”, mentre in India il governo ha annunciato l’estensione fino al 3 maggio del lockdown nazionale, previsto in un primo momento fino alla metà di aprile. Un blocco, quello indiano, per nulla marginale in quanto 1,3 miliardi di persone non possono lasciare la propria abitazione con un conseguente drastico impatto sulla domanda petrolifera.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, poi, lo stato attuale di pandemia determinerà un calo del PIL mondiale stimato nell’ordine del 3% nel 2020, a fronte di un tasso medio di crescita del 3,7% atteso prima della diffusione del virus. I paesi sviluppati, compresi importanti consumatori mondiali quali Europa e Stati Uniti, saranno quelli che riporteranno le ricadute negative più evidenti in termini di PIL: nel Vecchio Continente si arriverà a sfiorare un calo del 7,5%. In Cina e in India, il tasso di crescita del PIL rimarrà positivo e al di sopra del 3%, seppur in evidente calo rispetto al passato.
Le prospettive economiche riportate sono suscettibili di ulteriori revisioni al ribasso in quanto la domanda potrebbe rivelarsi più debole di quanto ad oggi previsto come conseguenza del "Great Lockdown" a cui stiamo assistendo.
Indipendentemente dal fatto che le misure di contenimento siano estese nel terzo trimestre del 2020, è comunque probabile che gli effetti sulla domanda di petrolio siano più estesi nel tempo. Non si stima infatti un rapido rebounding dei consumi, soprattutto di quelli di carburante per trasporti aerei, dal momento che ci si attende che la grande maggioranza delle persone rimanderà le vacanze estive a causa dell'incertezza che circonda il virus e dei possibili problemi economici associati all’interruzione di molte attività produttive.
In conclusione, la domanda post-coronavirus mostrerà una crescita media annua più debole rispetto al passato e non superiore a 1 mil. bbl/g, rispetto a livelli prossimi a 1,3 mil. bbl/g osservati tra il 2010 e il 2019. Una domanda debole che potrebbe pesare sui mercati petroliferi e sui prezzi del petrolio anche negli anni a venire.