Il decreto sul capacity market è stato finalmente firmato, quando vi aspettate che partiranno le procedure?

Il decreto è stato firmato qualche giorno fa dopo un periodo di gestazione durato 8 anni e numerose consultazioni pubbliche sia da parte di Terna che dell’Autorità. È necessario partire con le prime aste già in autunno per poter usufruire della clausola di grandfathering e permettere alle imprese di pianificare i necessari investimenti di cui il sistema ha bisogno, in linea con quanto previsto dal Piano Energia e Clima. Infatti, in uno scenario di decarbonizzazione come quello delineato a livello italiano, che al 2030 prevede oltre il 55% di fonti rinnovabili nel settore elettrico, l’esistenza di capacità produttiva programmabile è fondamentale come back-up per compensare le fluttuazioni nella produzione di energia elettrica da FER intermittenti.

Perché era indispensabile introdurre un simile meccanismo accanto ai mercati esistenti, dell'energia e dei servizi?

Un meccanismo come il capacity market è indispensabile in quanto ad oggi i mercati dell’energia in Italia non sono in grado di dare segnali di prezzo di lungo termine e quindi guidare gli operatori negli investimenti o disinvestimenti di impianti necessari al sistema. L’attuale struttura del mercato è caratterizzata infatti da un livello di aleatorietà tale da rendere difficile il mantenimento in esercizio degli impianti a gas ad alta efficienza che sono necessari per la gestione in sicurezza del sistema elettrico. Terna, ad esempio, ha recentemente segnalato che l’ondata di caldo significativa di queste settimane, con gradienti di crescita non di 1.000 ma di 2.000 MW, sta portando una sofferenza dei margini di riserva al Nord Italia, che potrebbero essere addirittura negativi, aumentando significativamente i rischi. Il meccanismo di capacity market è invece in grado di garantire adeguatezza di sistema ad un costo efficiente grazie a meccanismi competitivi di mercato, agendo da “assicurazione” verso eventi estremi e costosi come i black-out.

Molti, tra cui Elettricità Futura, hanno sostenuto che partire subito senza adattare lo schema al regolamento Ue fosse indispensabile per consentire il phase out del carbone e raggiungere gli obiettivi al 2030 sulle rinnovabili. Perché?

Secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale, l’orizzonte di pianificazione della capacità è di 3/4 anni. Quindi, con la pubblicazione in autunno dei primi bandi, la consegna della capacità avverrà nel 2022/2023. L’introduzione di un nuovo schema posticiperebbe ulteriormente l’avvio delle prime aste, con il rischio di arrivare troppo a ridosso del 2025 e del 2030, anni cruciali per il percorso di decarbonizzazione intrapreso dal nostro Paese.

L’approvazione del capacity market ha anche detrattori, tra cui diverse associazioni di categoria. Quali le ragioni?

Senza capacity market non possiamo raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione introdotti dal Clean Energy Package e recepiti nel Piano Nazionale Energia e Clima. Elettricità Futura ne è fortemente convinta e non ha trovato ad oggi voce contraria. Anche le associazioni che si sono opposte al meccanismo non hanno spiegato come far fronte alla discontinuità della generazione elettrica da FER o ai rischi di black-out, né tantomeno hanno proposto degli strumenti alternativi credibili nel breve periodo. Entrando nel merito delle ragioni, ci tengo a puntualizzare che il capacity market è un meccanismo in linea con il Clean Energy Package e non in controtendenza, aperto alla generazione rinnovabile, alla domanda e alle interconnessioni con l’estero e non solo agli impianti termoelettrici come riportato in alcuni organi di stampa. Credo comunque sia di gran lunga più significativa la posizione da sempre favorevole portata avanti da un’Associazione come Elettricità Futura che rappresenta il 70% dell’energia elettrica consumata nel nostro Paese, il cui scopo è la costruzione di una filiera industriale sostenibile, innovativa e sicura.