Con incredibile ritardo, la deliberazione 300/2017/R/EEL di ARERA del 5 maggio 2017 ha finalmente avviato l’iter che ha consentito a Terna di varare i progetti pilota per la partecipazione ai servizi di dispacciamento di unità virtuali abilitate di produzione (UVAP), unità virtuali abilitate di consumo (UVAC), unità virtuali miste di produzione e di consumo (UVAM), unità virtuali di stoccaggio (UVAS). Secondo la delibera, le UVAP e le UVAM possono includere sistemi di accumulo (SdA), a tutti gli effetti assimilati alle unità di produzione, come prescritto anche dalla Direttiva UE 2018/2001 (RED II).

Poiché già oggi circa il 55% della capacità rinnovabile installata è da fonti non programmabili, quota secondo il PNIEC destinata a salire al 75% nel 2030, la presenza di SdA non solo è essenziale per garantire che la capacità aggregata nell’UVA sia disponibile quando è richiesta, ma rappresenta la classica soluzione win-win.

Innanzi tutto, la remunerazione aggiuntiva proveniente dalla partecipazione ai servizi di dispacciamento, a cui, disponendo di un accumulo, si possono aggiungere quelle derivanti dalla fornitura di altri servizi ancillari, rende vantaggiosi investimenti anche in impianti a rinnovabili che non lo sarebbero in base alla sola vendita di energia (condizione, questa, che in Italia si può presentare soprattutto nel caso di installazioni eoliche), mentre migliora i ritorni economici di quelli già competitivi.

Tuttavia, con gli attuali prezzi dei moduli fotovoltaici, (0,25-0,33 $/W) e con l’abbinamento di un SdA, la propensione a investire in impianti fotovoltaici utility scale può venire meno più che altro per ostacoli nel processo autorizzativo o nel reperimento di aree adeguate, problemi spesso tra loro correlati. Ciò vale a maggior ragione per i SdA. Il costo delle batterie è crollato dal 2012 a oggi e la discesa sembra inarrestabile: secondo le ultime stime di Bloomberg New Energy Finance, uscite a marzo 2019, la strada verso i 100 $/kWh si sta incredibilmente accorciando, con il LCOE (Levelized Cost of Energy) delle batterie al litio diminuito del 35% nell’ultimo anno, fino a quota 187 $/kWh. Ciò nonostante, il prezzo attuale non ne rende ancora conveniente l’utilizzo per svolgere soltanto il power shifting, salvo situazioni particolarmente favorevoli, come il progetto realizzato a Comiso, in Sicilia, da Energiainrete, però a tutti gli effetti solo “dimostrativo”: 100 kW di potenza in cessione totale alla rete, con un accumulo da 43,2 kWh.

Viceversa, se l’abbinamento a impianti alimentati da fonte rinnovabile non programmabile consente anche la partecipazione ai servizi di rete, in primis a quelli di bilanciamento, che sono particolarmente rimunerativi, i SdA possono risultare già oggi convenienti.

Se queste opportunità in Italia non si verificano ancora, lo si deve all’ingiustificabile ritardo con cui ARERA ha assolto il compito affidatole dall’art. 11 Decreto legislativo 102 del 2014: varare una delibera per «consentire  la  partecipazione  della   generazione distribuita, delle fonti rinnovabili,  della  cogenerazione  ad  alto rendimento e della domanda al mercato  dell'energia  e  dei  servizi, stabilendo i requisiti e le modalità di partecipazione delle singole unità di consumo e di produzione … inclusi  gli  aggregatori di unità di consumo ovvero di unità  di  consumo  e  di  unità  di produzione». Ha infatti lasciato passare ben quattro anni prima di fare il primo passo: deliberare l’avvio dei progetti pilota.

Questo ritardo è particolarmente grave. ARERA prevede infatti che i progetti pilota sulle UVAM termineranno a fine 2020. Solo con la loro conclusione il regolatore disporrà delle informazioni che gli consentiranno di predisporre la bozza di delibera ai sensi dell’art. 11 del Decreto 102/2014, subito dopo di avviarne la consultazione con gli stakeholder e, solo a consultazione conclusa, di approvare la delibera. Nella migliore delle ipotesi, per tutto il 2021, primo anno di attuazione del PNIEC, lo strumento delle UVA non sarà disponibile.

Ne risulterà ritardato non solo lo sviluppo degli investimenti nelle rinnovabili. Il differimento dell’impiego su larga scala di SdA in supporto delle UVA rallenterà il processo di learning by doing, pure fondamentale per ridurre i costi degli accumuli (soprattutto di quelli di esercizio e manutenzione). Ad esempio, i test di invecchiamento hanno messo in evidenza che le diverse tecnologie di accumulo elettrochimico, sottoposte allo stesso ciclo di regolazione, mostrano un invecchiamento sensibilmente differente le une dalle altre: risultati preliminari che richiederanno verifiche sul campo.

Ancora più grave, la crescita ritardata della domanda di SdA influirà negativamente sulle prospettive di sviluppo della relativa filiera industriale o sulla partecipazione di imprese italiane a megafactory europee.