Stiamo assistendo a uno scenario di cambiamento nei trasporti a livello mondiale spinto da una sempre più forte domanda di mobilità delle persone e delle merci e, al contempo, dall’urgenza di invertire la curva delle emissioni di gas serra (come previsto dall’Accordo di Parigi) nel settore che ha evidenziato le peggiori prestazioni dal 1990 ad oggi.

La situazione italiana della rete carburanti e la sua futura evoluzione vanno lette dentro questo contesto, con particolare attenzione all’Europa, dove sono in corso modifiche nei mercati e nelle politiche: restrizioni alla circolazione dei diesel, pricing degli ingressi nelle aree urbane, target sempre più bassi per le emissioni dei veicoli, ecc. Questi processi stanno avanzando con velocità differenti: con picchi in Norvegia e California nella mobilità elettrica e con la Cina che, in tale ambito, sta attuando un cambiamento su scala industriale. Con investimenti in stabilimenti, prodotti e in ricerca, il paese asiatico sta aprendosi ad un mercato sempre più significativo e - con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento urbano – sta realizzando un cambiamento profondo che ha già portato a risultati significativi nell'utilizzo di mezzi elettrici nelle città per il trasporto merci e per quello pubblico, come nella micro-mobilità elettrica, dove già oggi risultano competitivi da un punto di vista economico nei confronti dei veicoli a combustione interna.

L’Italia, secondo Legambiente, avrebbe tutto l’interesse a scegliere questa prospettiva di cambiamento, dando al proprio sistema di imprese e agli Enti Locali un segnale chiaro ed indispensabile per una programmazione degli investimenti. Oggi non è così, per via di politiche inadeguate e contraddittorie. Per realizzare questa svolta servono, invece, obiettivi ben definiti da perseguire nei prossimi anni. Il primo riguarda la riduzione dei consumi di combustibili fossili e, insieme, del numero di veicoli a motore in circolazione (49 milioni!): un’azione che deve partire dalle città, attraverso innovazioni e investimenti nella mobilità pubblica, lo sharing di automobili e bici, il ridisegno degli spazi pubblici (per favorire spostamenti pedonali e ciclabili riducendo la velocità nei quartieri e la presenza di auto), strumenti che si stanno rivelando vincenti in tutta Europa e anche in città italiane come Milano. Il secondo obiettivo deve essere la riduzione delle emissioni di gas serra e di inquinanti prodotti dal parco circolante. In questa direzione, un intervento indispensabile riguarderà - come già avvenuto in altri paesi - la fiscalità su carburanti e autoveicoli per renderla trasparente e commisurata alle emissioni di CO2 e all’inquinamento prodotto, in modo da premiare investimenti e comportamenti che vanno nella direzione dell’efficienza.

In questo modo il sistema delle imprese italiane, che è ancora molto forte nella componentistica, può puntare con forza su una prospettiva in cui la mobilità a motore (nelle sue diverse articolazioni) migri sempre di più verso l’elettrico (ibrido, ibrido plug-in, full electric, fuel cell), il biometano, i biocarburanti avanzati.

In questa direzione di accelerazione della trasformazione del parco circolante, occorre inquadrare le scelte per il futuro della rete carburanti che deve sempre di più rappresentare una piattaforma aperta a queste innovazioni e partecipe nel processo di diffusione di centraline di ricarica elettrica e di distributori di GNL e biometano. È un processo irreversibile, oggi segnato da precisi impegni a livello europeo che diventeranno sempre più cogenti, in cui chi è più capace di adattarsi e innovare può recuperare spazi di mercato di grande interesse.

Il presente contributo è stato elaborato per la 69° Assemblea Assopetroli-Assoenergia, tenutasi giovedì 21 giugno 2018.