Quando si parla di mercato secondario degli impianti PV si fa riferimento alla compravendita di impianti fotovoltaici realizzati dal 2005 all’incirca al 2013 e che hanno usufruito degli incentivi statali di cui ai conti Energia da 1 a 5. Il motivo per cui se ne parla in questa sede, è che tale mercato è attualmente in crescita in Italia, e può presentare delle interessanti opportunità di investimento, se si acquista bene ed in sicurezza.

Ma partiamo dal primo interrogativo: come mai coloro che in passato hanno investito, oggi preferiscono vendere i propri impianti? Vi sono in sostanza quattro motivi:

1)      le rendite promesse e calcolate al tempo della realizzazione degli impianti con i conti energia sono state disattese. Qui la responsabilità maggiore ce l’hanno i governi passati che, con i vari interventi per risparmiare incentivi e fare cassa, hanno frustrato le promesse fatte agli investitori che al tempo vi hanno fatto affidamento. Penso allo “spalma incentivi”, intervento più grave di tutti, dove sono state ridotte artificialmente e retroattivamente le tariffe incentivanti;

2)      gli impianti sono stati costruiti con materiali non performanti come si immaginava, con calo della produttività attesa;

3)      finanziamenti concessi al tempo a tassi elevati, che potevano ben superare il 6-8%, soprattutto con strutture in leasing finanziario;

4)      esigenze di liquidità delle imprese, che, con la nuova crescita all’orizzonte, intendono investire in altri settori ritenuti più produttivi.

Tutti questi fattori, che si riscontrano spesso insieme, ma anche singolarmente, possono indurre un proprietario di un impianto PV a vendere a prezzi ragionevoli, tali da essere interessanti per un nuovo investitore-acquirente, con rendimenti che possono aggirarsi dal’8 al 12% o più. Ma attenzione, si tratta sempre di investimento a rischio e pertanto deve essere effettuato prestando la massima attenzione. Cominciamo dall’inizio:

L’individuazione di un impianto PV target e la richiesta di prezzo.

Reperire un impianto PV in vendita non è semplicissimo. E’ un mercato piccolo e legato spesso al “passa parola” e conoscenze personali, nonché ad un numero di intermediari che si interpongono fra cedenti ed acquirenti. Occorre quindi conoscerli. Ma esistono anche delle vie più dirette, come il portale tedesco www.MilktheSun.com, il quale rappresenta una piattaforma trasparente di impianti in vendita e richieste di acquisto. Esiste anche la versione in italiano. La piattaforma comprende compravendite in molti paesi, tra cui appunto anche l’Italia.

Una volta individuato l’impianto, occorre presentare un’offerta di acquisto. Calcolare bene il prezzo di acquisto (valore) è essenziale per la redditività dell’investimento. Il rendimento deve essere individuato in base ai parametri di produzione storici dell’impianto PV forniti dal cedente, e sulla base di alcune variabili che solo l’acquirente/investitore conosce, per poter migliorare le prestazioni dell’impianto o superare proprio quei fattori che spingono il cedente a vendere come sopra detto.

Verifica dell’impianto

Presentata un’offerta di acquisto di massima, non ancora vincolante, occorre passare alla fase di verifica dell’impianto PV. In questo caso, occorre affidarsi a professionisti che conoscono bene  il settore, per evitare di incorrere in un incauto acquisto: è bene ricordare che non sempre gli impianti PV in Italia sono stati costruiti tecnicamente in maniera ineccepibile, e soprattutto risultino conformi alle normative dal punto di vista legale. La verifica della regolarità legale delle autorizzazioni a costruire (DIA, permessi di costruire, autorizzazioni uniche) diventa un pilastro dei controlli che devono essere fatti. Va aggiunto poi che la maggior parte delle operazioni consiste nell’acquisto delle società veicolo (SPV) proprietarie degli impianti PV, le quali hanno un passato/vissuto fiscale non sempre lineare. Segnaliamo qui, per esempio, l’adozione dell’agevolazione fiscale cd. “Tremonti Ambientale” per impianti PV incentivati dai Conti Energia 3 in poi, a nostro avviso non ammissibile per questo tipo di impianti, e che pone un serio rischio di revoca delle tariffe incentivanti così come un obbligo di restituzione delle tariffe percepite nel passato.

Dal punto di vista tecnico, occorre verificare la conformità dell’impianto PV con i progetti ed i permessi edilizi, ma anche e soprattutto verificare la storia dell’impianto in relazione alla sostituzione di moduli e componenti e la corrispondenza di tali operazioni con le comunicazioni al GSE e ai regolamenti dello stesso. Anche qui eventuali irregolarità possono portare alla riduzione delle tariffe incentivanti se non addirittura alla revoca delle stesse e restituzione di quelle percepite nel passato, con evidente frustrazione dell’investimento effettuato. Tutte queste attività vengono svolte nelle cd. verifiche di “due diligence”, verifiche assolutamente da fare prima di procedere alla presentazione di un’ offerta di acquisto vincolante e alla sottoscrizione di un contratto definitivo di compravendita.

Come detto, la maggior parte delle operazioni si concretizza nell’acquisto di quote di una società veicolo a sua volta proprietaria dell’impianto PV “target”. Talvolta può rendersi necessaria anche una cessione di azienda, laddove il cedente per motivi personali non può o non intende cedere la società veicolo.

In conclusione, il mercato secondario degli impianti PV in Italia può presentare delle interessanti opportunità di investimento, purché vi siano i numeri relativamente ai rendimenti e si proceda ad un acquisto cauto con le dovute verifiche di “due diligence” (tecniche, legali e fiscali).