La normativa comunitaria e sovracomunitaria sul tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo è diventata, nel corso degli ultimi anni, sempre più stringente. Grandi sono poi stati i mutamenti nel mercato internazionale dei prodotti petroliferi (sul versante dei consumi il crescente squilibrio del rapporto diesel/benzina; assetto attuale delle raffinerie che consente modesti incrementi nella produzione di gasolio; maggiore vulnerabilità delle raffinerie ecc.). E intanto l’attenzione verso le emissioni delle navi – in generale e in particolare nei porti, che nel nostro paese sono prevalentemente inglobati nelle aree urbane – si è fatta via via più alta.

Con un simile scenario, alla luce del fatto che l’intero comparto armatoriale mondiale ha deciso inequivocabilmente di ridurre significativamente le emissioni, guardare all’utilizzo del GNL è una delle opzioni più praticabili e competitive, in particolare per alcuni tipi di navi e per il servizio che svolgono.

Nel nord Europa fin dal 2000 si è guardato all’uso del GNL principalmente per i traghetti, partendo da quelli di piccole dimensioni. La tecnologia a bordo può, a buona ragione, essere ormai considerata “adulta” e la recente emanazione da parte dell’IMO dell’IGF Code – Codice di sicurezza internazionale per la nave che utilizza gas o altri combustibili a basso punto di infiammabilità entrato in vigore il 1° gennaio 2017 – ha portato alla definizione di uno standard internazionale per le navi.          

In un momento storico in cui giocoforza bisogna consumare meglio secondo un’ottica volta alla tutela del pianeta, gli armatori sono i naturali apripista di una strategia che consideri ormai assoluta la necessità di usare energia pulita.

Gli ostacoli principali per l’utilizzo del GNL sono essenzialmente a terra: logistica e percezione di pericolo da parte dell’opinione pubblica. Trattandosi di un combustibile “pulito” (zero emissioni di SOx e particolati; riduzione delle emissioni di NOx e CO2) l’interesse dell’armamento è concreto sebbene esistano forti preoccupazioni sulle possibilità di approvvigionamento e su una normativa specifica ancora da emanarsi da parte dell’Amministrazione relativa alle operazioni di bunkeraggio delle navi che utilizzino tale carburante. Una sperimentazione è stata proposta nel porto di Civitavecchia, per ciò che riguarda le navi da crociera, e nel porto di Messina, relativamente ai ferries.

Esiste ormai una conclamata volontà di respiro internazionale che spinge verso l’utilizzo del gas naturale. In Italia, dove questa fonte arriva in enormi quantità non solo via mare, le iniziative in corso sono molteplici e qualcuna ha portato a risultati concreti: lo scorso 13 marzo le associazioni Assoporti, Federchimica /Assogasliquidi, Assocostieri, Confitarma e Assarmatori hanno siglato presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alla presenza del Ministro pro tempore Graziano Delrio, un protocollo di collaborazione per l’utilizzo del Gas Naturale Liquido nei porti italiani. La sinergia tra differenti stakeholder è, infatti, fondamentale per rimuovere ostacoli di vario tipo esistenti, principalmente di natura burocratica.