L’aggiornamento delle condizioni economiche dei consumatori in Maggior Tutela deliberato dall’Autorità il 28 dicembre 2017 ha provocato diverse reazioni, politiche e non, che hanno criticato l’operato del regolatore, responsabile – a dire di alcuni negazionisti delle ragioni del mercato – di aver reso più onerosa l’energia elettrica per le famiglie italiane.
La nostra Autorità, tuttavia, ha solo formalizzato qualcosa di cui tutti dobbiamo prendere atto: nell’ultimo trimestre i prezzi di mercato sono aumentati in misura sostanzialmente coerente con il trend del PUN di tutto l’anno 2017 che, rispetto all’anno 2016, è cresciuto in termini tendenziali del 27%.
Tutto ciò non è avvenuto per decisione di qualche funzionario ma è strettamente connesso a dinamiche di mercato, che sono il risultato della convergenza delle circostanze strutturali e congiunturali dei fondamentali del sistema elettrico.
Per cominciare a comprendere cosa ha caratterizzato il mercato elettrico del 2017, occorre innanzitutto escludere la domanda tra i principali driver: i volumi acquistati su MGP sono cresciuti dello 0,9% rispetto all’anno scorso, troppo poco per giustificare un impatto di qualche rilievo.
È invece ben più importante capire gli eventi che hanno influito sulla struttura e i costi dell’offerta per servire tale richiesta di energia elettrica, e per farlo può essere utile riassumere la cronaca di alcuni fatti significativi occorsi durante l’anno appena concluso:
- L’apprezzamento del gas naturale
Già dai primi mesi del 2017, il prezzo del gas ha registrato un sensibile incremento, tornando a superare i 20 €/MWh al PSV nel corso del primo trimestre. Anche nel resto dell’anno i prezzi sono rimasti sempre superiori a quelli del 2016, con un incremento tendenziale stimato superiore al 22% (articolo Alba Soluzioni).
- La crisi del nucleare francese
Cominciata nell’autunno del 2016, la crisi del parco termonucleare d’Oltralpe ha condizionato anche il mercato elettrico italiano fino a febbraio del 2017 – mese in cui, riavviati tutti gli impianti, sono ripresi i consueti volumi in importazione. I problemi del nucleare francese non si sono però totalmente risolti: ad agosto, la fermata di alcuni impianti ha nuovamente ridotto le importazioni, ma ancora più rilevante è stato l’impatto della fermata di una ventina di reattori nel corso di ottobre – sempre a causa di controlli sulla sicurezza e manutenzioni straordinarie – poi riavviati nel corso di novembre (articolo Vincenzo Bianco).
- La crisi dell’idroelettrico italiano
Nel corso degli ultimi 5 anni, la produzione idroelettrica italiana sta registrando un incessante calo a causa di sempre minori disponibilità idriche, con un livello di riempimento dei bacini ai minimi storici. Per dare un’idea, la produzione idroelettrica del 2017 si è ridotta del 14% rispetto al 2016 e del 28% rispetto al 2013. In particolare, la minor produzione ha caratterizzato la parte centrale dell’anno e il mese di novembre (-37% rispetto a novembre 2016) (articolo Alessandro Sapio).
- Questioni infrastrutturali
Sul fronte elettrico, l’interconnessione con la Sicilia, anche perché oggetto di manutenzioni programmate soprattutto nel corso di ottobre, ha raggiunto i propri limiti di transito con una frequenza quattro volte superiore rispetto all’anno 2016.
L’infrastruttura di trasporto del gas ha invece fatto tribolare istituzioni e mercati soprattutto in chiusura d’anno: già in “pre-allarme” ad inizio del mese di dicembre per effetto delle manutenzioni sul gasdotto tedesco Tenp, il Mise è arrivato a dichiarare lo “stato di emergenza” il 12 dicembre a seguito dell’esplosione avvenuta presso l’hub austriaco di Baumgarten.
Nel tentativo di mescolare e distillare tutti questi eventi, il grafico seguente raffronta su base trimestrale il PUN medio, il prezzo PSV medio e la domanda, con evidenziazione della domanda residua - vale a dire il mercato contendibile da parte degli impianti termoelettrici e, in particolare, dei CCGT - i principali price-maker del mercato italiano.
PUN, PSV e struttura di offerta e domanda
Fonte: Elaborazioni Elemens su dati GME, Terna
Si può osservare che la formazione del prezzo segue anche nell’anno 2017 il paradigma che da tempo caratterizza il mercato elettrico italiano: la dinamica del PUN è strettamente correlata all’andamento del prezzo del gas naturale, ma quest’ultimo si trasferisce sui prezzi di mercato elettrico sulla base dell’effetto moltiplicatore o demoltiplicatore della domanda residua. Tale meccanica ci spiega che è in funzione della dimensione della domanda al netto delle fonti rinnovabili e del saldo estero che i price maker a gas sono in grado di applicare maggiori o minori spark spread (margini sui costi variabili). Per il 2017, ciò è osservabile nel secondo trimestre (minore domanda residua / minore differenziale tra PUN e PSV) e nell’ultimo trimestre (maggiore domanda residua / maggiore differenziale tra PUN e PSV).
Elemens stima che quasi due terzi dell’incremento del PUN siano dovuti al maggior prezzo del gas naturale e il restante terzo sia imputabile alla minore pressione competitiva dell’import estero e dell’idroelettrico (nonché, in misura relativamente inferiore, ai vincoli di rete).
Il perdurare delle criticità del nucleare francese e della scarsa idraulicità italiana sembrano suggerire che queste spinte rialziste possano non essere puramente congiunturali e che rischino di riproporsi anche nel prossimo futuro, a tutto vantaggio del parco termoelettrico nazionale e – forse – dell’economicità del capacity market in arrivo.