Sono numerose le esperienze nel nostro Paese che dimostrano quanti e quali vantaggi possano derivare dall’utilizzo delle bioenergie. Le molte aziende che oggi producono energia da biomasse solide, liquide e gassose sono la prova di come sia possibile utilizzare questo genere di impianti in completa compatibilità ambientale e territoriale. Certo, nel passato non sono mancati gli errori, dovuti anche alla mancanza di linee guida che hanno permesso la realizzazione di strutture che di sostenibile avevano ben poco.
La differenza, infatti, sta proprio nel modo in cui gli impianti vengono realizzati, a partire dallo loro progettazione che deve tenere conto delle risorse locali e del territorio. Nella convinzione che queste risorse possano ricoprire un ruolo importante nel sistema energetico del nostro Paese, Legambiente ha sottoscritto il “manifesto del Biogas fatto bene”, promosso dal Consorzio Italiano Biogas. Un documento che mette in evidenza i diversi vantaggi provenienti dallo sviluppo attento dell’intera filiera. E non si tratta soltanto di risvolti in chiave prettamente energetica, ma di ripercussioni positive anche sull'utilizzo del suolo, sulle colture, sul sistema economico locale e in termini occupazionali.
Dal punto di vista ambientale, vi è una doppia riduzione di gas climalteranti, dovuta sia all’impiego del biogas come fonte energetica perfettamente sostituibile alle fonti fossili, che alla fase di captazione, che ne impedisce il fisiologico rilascio in atmosfera. Basti pensare alla filiera di produzione legata alle discariche, dove il gas prodotto naturalmente verrebbe altrimenti disperso, oppure ai benefici collegati ad un ciclo dei rifiuti che spinto verso la differenziata e la separazione dell’organico ottiene risorse importanti per la produzione energetica o di carburante, ma anche compost di alta qualità utilizzabile come fertilizzante.
Tra le eccellenze italiane del settore vi è Acea Pinerolese, che da alcuni anni è attiva nella produzione di biometano a partire dai rifiuti organici. Nel suo impianto viene trasformato in biogas circa un terzo dei rifiuti organici della provincia di Torino, mentre attraverso un innovativo sistema di upgrade, brevettato dalla stessa azienda, viene prodotto biometano destinato all’alimentazione dei mezzi per la raccolta rifiuti o alla distribuzione in rete. Dal 2003 viene inoltre prodotto compost di altissima qualità impiegato dall’agricoltura biologica, a riprova di un processo circolare che consente la produzione di nuovi beni a partire da quel che veniva prima considerato uno scarto.
Il comparto del biogas e del biometano può dare un contributo importante anche al settore agricolo. Contribuisce infatti a migliorare l’uso del suolo grazie ad un efficiente sistema di rotazione delle colture, che permette di alternare colture food ad altre che, pur non avendo mercato, diventano funzionali alla produzione di energia elettrica e termica e di compost. Tra le migliori realtà di questo settore troviamo l’Azienda Agricola Arte, localizzata in Puglia, dove tutta l’energia che alimenta i processi di trasformazione, ma anche quella per gli uffici e gli spazi comuni viene prodotta da un impianto a biogas da 625 kWe e 700 kWt avviato nel 2010 e alimentato dagli scarti provenienti dagli 80 ettari di superficie agricola dell’azienda e dai suoi sottoprodotti. Dalla digestione anaerobica degli scarti, inoltre, si ottiene il digestato, sottoprodotto semisolido con proprietà simili ai fertilizzanti, utilizzato come ammendante organico per migliorare le caratteristiche fisiche del terreno. Un processo che permette all’azienda di recuperare terreni ormai in fase di desertificazione e di avere colture con livelli nutraceutici, dalle proprietà terapeutiche o preventive, di altissima qualità: le analisi di laboratorio mostrano infatti come in 7 anni la quota di carbonio organico sia passato dall’1,18% all’1,27%.
I vantaggi nella diffusione di questi impianti si estendono anche al settore dei trasporti, ad oggi totalmente o quasi dipendente dalle fonti fossili. Secondo le stime del CIB, il potenziale italiano di biometano “fatto bene” al 2030 è pari a circa a 8 miliardi di metri cubi: un quantitativo significativo per la mobilità e il trasporto di merci e passeggeri, che evidenzia il ruolo di primaria importanza di questo combustibile nel passaggio verso una decarbonizzazione dei trasporti. Il potenziale stimato, infatti, non solo sarebbe sufficiente a coprire l’intero fabbisogno nazionale, ma scongiurerebbe anche il rischio di dover ricorrere a biocarburanti di importazione.
Strategiche, infine, saranno le scelte che il Governo farà in termini di utilizzo di questo biocarburante. Come Legambiente crediamo che il suo destino possa e debba essere legato alla sostituzione dei combustibili fossili nel settore trasporti ad oggi difficilmente elettrificabili come quelli pesanti, aerei e navali, ma anche per i mezzi agricoli, lasciando così maggiori opportunità di elettrificazione in quei settori dove già oggi si possono ottenere buoni risultati, ovvero quello della mobilità urbana e dei consumi residenziali.