Stato delle risorse idriche del Pianeta, disponibilità e accessibilità, siccità e alluvioni, nuove tecnologie e tematiche sociali, ma anche spettacoli ed incontri culturali. Tutto questo è il Festival dell’Acqua, ideato e promosso da Utilitalia (la Federazione delle aziende che si occupano di acqua ambiente e energia), in collaborazione con Acquedotto pugliese (AQP), che l’8 ottobre ha aperto i battenti a Bari e che resterà in scena fino all’11.

Patrocinato dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione Puglia, dal Comune di Bari, da UNESCO Wwap, dalle maggiori associazioni mondiali ed europee del settore (IWA International Water Association ed EUREAU) e da Apulia Film Commission il Festival è realizzato grazie al coinvolgimento dell’Università di Bari “Aldo Moro” (sede principale del Festival), di Legambiente Puglia, dell’Accademia delle Belle Arti, della Biblioteca Nazionale di Bari, e dell’Associazione Idrotecnica Italiana. L’edizione 2017 ha visto inoltre lo ‘strano’ ma ben riuscito gemellaggio con il Music Festival “L’ACQUA IN TESTA” che nei due giorni precedenti l’apertura ‘ufficiale’ del festival ha programmato eventi musicali con musicisti di portata internazionale come il batterista africano Tony Allen e il rapper americano Yasiin Bey.

Nelle tre passate edizioni – quelle di Genova 2011, L’Aquila 2013 e Milano Expo 2015 - il Festival ha coinvolto complessivamente 429.000 visitatori, 14.800 studenti, proponendo 98 sessioni tecnico-scientifiche e 94 eventi culturali legati al tema dell’acqua.

Le tre giornate di lavori sono legati da un sottile filo rosso: la tutela e la salvaguardia della risorsa idrica. I protagonisti della prima giornata sono stati i cambiamenti climatici; poi sarà il turno dell’economia circolare; infine, nella giornata di chiusura tocca a investimenti, Piani per il Mezzogiorno e depurazione, specie per le mete più note del turismo del nostro Paese.

Cuore della sessione mattutina del lunedì è stata la presentazione dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile al 2030, che dà attuazione al percorso iniziato nel 2010 per affermare il  Diritto all’Acqua ed ai servizi sanitari. La nuova Agenda riguarda tutti i Paesi e non più solo quelli in via di sviluppo e la sessione è stata fondamentale per definire risposte e azioni che devono anticipare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Secondo il presidente della Società italiana di meteorologia, Luca Mercalli, intervenuto nel corso della relazione di apertura, “le opere idrauliche sono costruite per durare. Le abbiamo sempre progettate guardando al clima del passato, alle statistiche dei periodi precedenti. Oggi dobbiamo pensare in modo molto diverso e immaginare il clima del futuro. Sta cambiando tutto e non è detto che le sorprese saranno sempre positive”. Mercalli ha lanciato “un allarme rosso sull’acqua di domani: dobbiamo basare la nostra progettualità delle infrastrutture idrauliche su quelli che saranno gli scenari climatici peggiori, e lo scenario peggiore ci dice che entro la fine di questo secolo la temperatura sul Mediterraneo potrebbe salire anche di cinque gradi”.

“Di fronte a periodi di carenza d’acqua o di alluvioni – ha spiegato il vicepresidente di Utilitalia Mauro D’Ascenzi – diventa importante ridurre gli sprechi nelle reti e realizzare infrastrutture che consentano una corretta depurazione dell'acqua per ‘riusare’ l’acqua in agricoltura o nel settore industriale. Per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici ci sono tre regolette: bisogna tenere l'acqua quando c'è; non disperderla nella sua distribuzione, dal momento che abbiamo delle perdite di rete che arrivano a circa il 40%; e infine restituire l’acqua alla natura come ce l'ha data. In Italia per realizzare gli interventi necessari – governo dell’acqua, opere sulle reti, depurazione - occorrono investimenti pari a circa cinque miliardi di euro l'anno, grazie ai quali, oltre alle ricadute positive in termini ambientali, verrebbero generati decine di migliaia di posti di lavoro”.

“Uno dei temi portanti di questo Festival è proprio il governo del territorio di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici, tra siccità e alluvioni, dal punto di vista naturale, antropologico e naturalmente anche scientifico” – ha fatto presente D’Ascenzi. “Ci troviamo di fronte a cambiamenti climatici che provocheranno lunghi periodi di siccità e dall'altra parte quelle che chiamiamo bombe d'acqua. La questione è allora come riusciremo a distribuire nello spazio e nel tempo le risorse idriche. Non è facile, bisogna metter mano all'intero ciclo. Quello che è successo questa estate, per esempio, non è altro che una piccolissima anticipazione di quello che potrà accadere in futuro. I cambiamenti climatici e le modificazioni del corso dell'acqua ci sono sempre stati nella storia; se da un lato è vero che adesso tutto questo sta avvenendo con maggiore rapidità, è anche vero che la capacità economica progettuale e tecnica dell'uomo non è mai stata così grande: abbiamo tutte le capacità intellettuali e scientifiche per poter far fronte a questi fenomeni''.

Concetto ribadito dal rettore dell'università di Bari, Antonio Uricchio, che ha ricordato come “il mondo scientifico abbia da tempo messo in evidenza i rischi che sono scaturiti da politiche miopi nei confronti del clima. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi; è giunta l’ora di mettere in campo tutte le azioni possibili per contrastare gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici".