Il lungo cammino intrapreso congiuntamente dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente per definire una nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), nata sullo sfondo degli impegni scaturiti dalla Conferenza di Parigi del dicembre 2015 e degli obiettivi Europei di decarbonizzazione, sta per concludersi. Il Ministro Calenda ha, infatti, presentato al Parlamento il 10 maggio scorso una sintesi della SEN che sarà resa disponibile a breve nella versione completa per consultazione, prima di diventare definitiva. Lo spirito e le linee guida son ormai ben definiti: abbandonata la logica dei Piani Energetici di antica data si è cercato, correttamente, di capire la nuova dimensione dei problemi e di proporre forme di intervento coerenti con una economia di mercato inserita nel contesto europeo e mondiale.
Dai lavori preparatori e da tutti gli studi presentati è emerso che il problema energetico italiano risiede ormai più che nella dimensione quantitativa, in quella qualitativa, ovvero nell’offerta di servizi energetici efficienti e a basso impatto ambientale a costi allineati a quelli europei. In tal senso grande attenzione è stata prestata ai settori degli usi civili e dei trasporti dove il potenziale di aumento di efficienza e di riduzione dell’impatto ambientale è più ampio. Su come ottenere risultati significativi in questi settori la presentazione del Ministro Calenda ha dedicato molto, meritato, spazio, ma questo non significa che il settore degli idrocarburi, con un numero di diapositive estremamente ridotto, non meriti attenzione ed interventi anche innovativi.
Al contrario, il successo della transizione è condizionato da un’attenta politica nei confronti del gas e del petrolio, che rimangono i pilastri del sistema, pur se messi in secondo piano dall’interesse, anche mediatico, per le fonti rinnovabili.
Il petrolio, che continuerà a soddisfare una parte tutt’altro che secondaria del fabbisogno energetico e, in particolare, della domanda dei trasporti e della petrolchimica, appare troppo trascurato. Considerato il carattere di insostituibilità, almeno nel breve medio termine, di molti prodotti petroliferi, sembrerebbe opportuno dedicare maggiore attenzione a questa industria non solo nella dimensione raffinazione, unico punto menzionato, ma anche in quella della produzione nazionale e dell’approvvigionamento.
Il contributo della produzione nazionale di greggio, 5 mln di tep l’anno, appare assolutamente significativo e, considerato il potenziale, questa risorsa nazionale andrebbe ancora valorizzata adeguatamente e non demonizzata come accaduto nel recente passato.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento petrolifero, non va dimenticata l’importanza delle relazioni con i paesi produttori che sono anche un importante mercato di sbocco per le nostre esportazioni di beni e servizi anche in futuro. Va anche tenuto presente che diverse imprese italiane operano con successo nella produzione di idrocarburi in Italia e all’estero e questo è un fattore di crescita dell’intera economia oltre che di sicurezza delle forniture.
Relativamente all’impatto ambientale dei prodotti petroliferi, il ruolo delle tecnologie di utilizzo e la dimensione “qualità dei prodotti” - oggi molto diversi da quelli del passato grazie a massicci investimenti richiesti anche per realizzare ulteriori progressi - non può essere messa in secondo piano. In tal senso le problematiche dell’industria della raffinazione, anche nel contesto internazionale, sembrano meritare un maggiore approfondimento.
Giustamente la SEN sottolinea il problema dell’efficienza del parco auto italiano, che conta su un totale di oltre 36 milioni di vetture e che richiede urgenti interventi. La composizione di questo parco è molto antiquata: il 40% rispetta gli standard di emissione europei compresi tra il livello 0 ed il livello 3, mentre il 30% è omologato come EURO 4. Le vetture più moderne che rispettano gli standard EURO 5 rappresentano solo il 27 %. Le conseguenze sono molto pesanti: elevate emissioni di agenti inquinanti, a partire dal particolato, e di CO2 cui si aggiungono gli elevati consumi specifici delle vecchie auto rispetto a quelle di nuova generazione.
Per operare un salto di qualità capace di migliorare questa situazione, la SEN punta ad una forte penetrazione delle auto elettriche certamente in grado di dare un contributo significativo, ma l’ammodernamento del parco "tradizionale" con veicoli EURO 6 - e prossimamente EURO 7 - appare decisivo per le finalità di decarbonizzazione che ci si pone. Ad esempio, sostituire uno o due milioni di vetture EURO 0-3 con altrettante vetture EURO 6 può costituire un obiettivo rapidamente realizzabile anche perché le tecnologie sono già disponibili a costi sostenibili e magari con il sostegno di misure fiscali ad hoc e/o misure del tipo "command and control".
Se il petrolio risulta di certo la fonte più trascurata della SEN, il gas naturale ha invece catturato maggiormente l’attenzione in quanto chiamato a svolgere un ruolo ancor più importante di quello svolto sino ad oggi nel settore della generazione elettrica e un ruolo innovativo nel settore dei trasporti, dopo aver assicurato più efficienza e minori emissioni al settore degli usi civili e a quello industriale.
L’esperienza dell’ultima parte del 2016 e dell’inizio del 2017 ha dimostrato il ruolo fondamentale delle centrali a gas per far fronte a un insieme imprevisto di circostanze sfavorevoli: da un lato una sostanziale riduzione dell’apporto delle centrali nucleari francesi che ha avuto pesanti ripercussioni in tutta l’Unione Europea, dall’altro un minore apporto idroelettrico. Questa esperienza potrebbe ripetersi anche in futuro, anche se con modalità differenti; alla luce di quanto avvenuto appare quindi evidente come nella nuova configurazione del sistema energetico italiano avere un “nucleo duro” di capacità produttiva a gas naturale diventa un punto essenziale e irrinunciabile.
In conclusione le possibilità di razionalizzazione e di riduzione dell’impatto ambientale del sistema energetico italiano non risiedono solo nell’opportuno aumento del ruolo delle rinnovabili, ma anche nell’ottimizzazione dell’uso del gas naturale e del petrolio che, anche negli scenari di decarbonizzazione più spinta, dovranno soddisfare almeno il 60% del fabbisogno energetico italiano e una quota sostanziale anche di quello europeo.