Nel settore idrico oggi si può contare su un quadro normativo più stabile del passato, le tariffe si stanno adeguando in relazione alle esigenze dei territori, si assiste a un rinnovato interesse dei finanziatori e gli investimenti stanno aumentando: eppure la sensazione è che sia una corsa affannosa verso un traguardo ancora lontano.

Dal punto di vista regolatorio, in Italia esiste un doppio regime, nazionale e locale, che avrebbe bisogno di una migliore definizione e identificazione di ruoli tra le due tipologie di soggetti regolatori. Dal punto di vista industriale, il comparto dei servizi pubblici locali sembra essersi messo in movimento, anche se, in molte zone del nostro paese, specie al Sud, rimane ancora troppo vistosa la differenza tra gli standard di servizio fissati a livello nazionale e quelli effettivamente garantiti dalle gestioni locali (molte delle quali ancora comunali).

In generale, anche nelle regioni più avanzate, servirebbe che le aziende di gestione (siano esse pubbliche, private o miste) migliorassero i loro livelli di efficienza, intervenendo ad esempio sulle perdite delle reti: non è tanto, o solo, una questione di grandi investimenti con sostituzione massiccia di tubazioni, quanto una migliore attività di gestione quotidiana legata alla distrettualizzazione e alla gestione delle pressioni nelle reti acquedottistiche.

Come detto, i passi avanti registrati negli ultimi anni dal servizio idrico integrato (SII) si devono soprattutto alla presenza di un regolatore nazionale indipendente e molto competente, che ha sicuramente dato stabilità alla regolazione e certezze agli operatori. Occorre proseguire in tal senso, soprattutto incentivando fortemente le aggregazioni aziendali, processo che è ancora ben lungi dall’essere a un livello soddisfacente. Personalmente, ritengo che solo con un forte stimolo all’efficienza si potranno “costringere” i gestori attuali ad aggregarsi e a superare le attuali dimensioni aziendali “microscopiche”: lo stimolo principale all’efficienza è quello di definire costi operativi standard molto performanti, la cui assenza rappresenta la vera carenza dell’attuale metodo tariffario.

Il tema più delicato e più complesso, tuttavia, resta quello degli investimenti, intesi sia come capacità degli Enti di governo di ambito di programmarli correttamente (sulla base delle effettive necessità del servizio e del territorio), sia come capacità dei gestori di realizzarli nei tempi e nei modi previsti dalla programmazione d’ambito. Su tali aspetti l’Autorità nazionale ha rilevato un’elevata disomogeneità e diverse criticità nella redazione dei programmi degli interventi, proponendosi di elaborare un set di indicatori univoci per la valutazione di fabbisogni e interventi. Tuttavia, l’attività regolatoria su tali temi è stata finora piuttosto altalenante, avendo l’AEEGSI definito un primo set di indicatori nel 2014 e un secondo set nel 2016 molto più ampio e diversificato rispetto al precedente, ma non avendo individuato gli indicatori di performance e le unità di misura atte a valorizzare lo stato attuale e l’obiettivo da raggiungere per ciascuna criticità.

Anche su questo aspetto, quindi, è lecito attendersi novità da parte del regolatore nazionale, definendo indicatori che tengano conto della semplicità, chiarezza, rilevabilità e controllabilità dei dati richiesti, al fine di effettuare programmazioni, controlli e confronti rigorosi sia in ambito locale sia sul territorio nazionale.

In Toscana, per il quadriennio 2016-2019, sono stati programmati investimenti per quasi 1 mld di euro, di cui circa la metà nel servizio fognatura e depurazione, che resta la criticità principale per rispondere alla normativa comunitaria, nazionale e regionale. L’investimento nel settore fognario-depurativo è quindi connesso principalmente alla realizzazione di nuove opere, che assorbiranno gran parte di sforzi e risorse nei prossimi anni. Esistono poi criticità locali di investimento legate, oltre che alla quantità di risorsa idrica, anche alla qualità. Emblematico in questi anni è stato per esempio il tema Tallio(1), cioè la presenza di percentuali significative di questo metallo tossico nelle acque della zona di Pietrasanta e il relativo sforzo per eliminare questa grave criticità qualitativa della risorsa. Sempre per l’acquedotto, stiamo lavorando per realizzare sempre più interconnessioni strategiche finalizzate all’utilizzo e alla garanzia di risorsa in ogni situazione climatica e sull’intero territorio regionale.

In Toscana, gli investimenti programmati sono finanziati in massima parte dalle tariffe del servizio idrico integrato, alle quali si aggiungono alcuni finanziamenti a fondo perduto derivanti dalla Comunità europea e previsti in specifici accordi di programma. Nel periodo 2016-2019 i finanziamenti pubblici a fondo perduto in Toscana per gli investimenti nel servizio idrico sono poco meno di 170 mil. di euro, cioè il 17% degli importi di investimento previsti nel quadriennio, essendo il resto finanziato con la tariffa del servizio.

Resta sullo sfondo il tema del mantenimento e rinnovamento degli asset che non trova una copertura sufficiente in questo quadriennio, ma che dovrà essere argomento di seria riflessione nel futuro, via via che le opere esistenti invecchieranno. Occorre destinare più risorse alla manutenzione straordinaria e, soprattutto, passare a una vera e propria logica di asset management e non solo di riparazione delle rotture.

(1) Il tallio è un metallo tossico. In passato furono riscontrate percentuali significative in alcune acque potabili del Nord Toscana. Con una costosa operazione di pulizia a monte delle rete acquedottistica e con filtraggi il problema è stato brillantemente superato, senza alcun danno per gli utenti.