Mario Michele Elia è da meno di un anno il country manager di TAP per l’Italia. Per quanto “nuovo” al settore Oil&Gas, ha una grande esperienza nel campo delle infrastrutture: nelle Ferrovie dello Stato, dove ha lavorato per quarant’anni concludendo la sua carriera prima come amministratore delegato di RFI e poi amministratore delegato dell’intero gruppo. Oggi si occupa della realizzazione degli ultimi 8 km e del terminale di ricezione del gasdotto destinato ad aprire la strada del mercato europeo al gas proveniente da un’area estremamente ricca in riserve, prime fra tutte quelle azere del giacimento di Shah Deniz.
Tra Regione, Comune e comitati l’opposizione locale al TAP non è finita, vedete il rischio di uno slittamento dei tempi?
Prima di tutto: ogni volta che gli oppositori del progetto hanno adito le aule di giustizia, fossero i tribunali amministrativi o la Procura della Repubblica, i nostri permessi ne sono usciti indenni e la nostra correttezza riconosciuta. Detto questo è bene chiarire che non ci troviamo, almeno per quello che riguarda la Regione, di fronte ad un rifiuto del gasdotto. Il presidente Emiliano in particolare ha ribadito in tutte le occasioni, a cominciare dalla COP21 di Parigi, che il gas di TAP è il benvenuto in Puglia perché utile ai progetti di decarbonizzazione dei grandi impianti produttori di CO2 e soprattutto alla ambientalizzazione dell’Ilva di Taranto, sostituendo il gas al carbone nel processo di produzione dell’acciaio. Emiliano continua a richiedere un ripensamento dell’approdo a San Foca, ma devo dare atto che gli uffici tecnici regionali coinvolti in alcune delle Verifiche di ottemperanza alle prescrizioni del decreto VIA stanno lavorando, rallentati semmai dalla necessità di districarsi tra leggi, decreti e regolamenti e incroci di competenze. Al momento è questo l’unico reale rischio per il nostro programma di lavoro e il nostro obiettivo di consegnare il primo gas nel 2020. Ma stiamo lavorando in stretto contatto con tutti gli enti coinvolti nelle verifiche di ottemperanza (Ministero dell’Ambiente, Regione Puglia, Arpa Puglia, Autorità di Bacino, ecc.) per metterli in condizione di rispondere nel più breve tempo possibile. Per quanto riguarda il Comune (ma direi meglio il sindaco) e il comitato NoTAP, vorrei sottolineare che l’immagine di una comunità compattamente schierata contro il gasdotto che viene propagandata è contraddetta da fatti incontrovertibili, come l’acquisizione attraverso accordi amichevoli di oltre il 90% delle aree necessarie alla realizzazione del progetto (circa 200 diversi proprietari, già compensati con circa 2 milioni di euro) o dalla ampia partecipazione alle nostre prime attività di sostegno alla comunità locale, dal finanziamento di progetti di utilità sociale ai corsi per migliorare la attrattività turistica dell’area come il Master destinato ai ristoratori.
Le grandi infrastrutture incontrano quasi sempre problemi del genere. Qual è la soluzione: più potere allo Stato centrale o più partecipazione dei territori?
Prima di tutto i progetti devono essere rispettosi dell’ambiente e dei territori e adeguati ai più alti standard internazionali e alle prescrizioni contenute nei decreti autorizzativi. Che poi debba esserci una più chiara ripartizione e graduazione delle responsabilità tra il livello centrale e quello territoriale è una necessità del sistema Italia. Il progetto di riforma costituzionale andava in questa direzione, ma ormai è acqua passata. Nel quadro costituzionale dato (e immutato) si possono comunque immaginare interventi di chiarificazione, come può essere la nuova normativa sulle Valutazioni Ambientali. Ma è anche evidente che non è possibile realizzare infrastrutture, grandi o piccole che siano senza un trasparente processo di informazione e coinvolgimento delle comunità locali interessate. Che non può però significare attribuire loro una sorta di diritto di veto.
Il TAP è nato nel segno della diversificazione delle forniture europee ma potrebbe in futuro portare anche gas russo?
TAP ha l’impegno, sulla base di accordi venticinquennali già definiti e coperti dall’esenzione dal TPA per lo stesso periodo accordata dalla Commissione, di trasportare il gas del giacimento Shah Deniz, inizialmente 10 mld mc all’anno dal Mar Caspio all’Italia. Questo risponde all’imperativo strategico per l’Europa, e in particolare per l’Europa sudorientale, di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas. Detto questo, se uno shipper di gas di qualsiasi provenienza dovesse avanzare richiesta di capacità di trasporto sul mercato secondario o durante le open seasons in accordo con il quadro regolatorio europeo, TAP fornirà capacità e servizi.
Ci sarà il successivo raddoppio della capacità di TAP a 20 mld mc? Da cosa dipende?
Sotto il profilo tecnico la condotta è progettata e viene realizzata per sopportare il raddoppio della capacità con la “semplice” aggiunta di due stazioni di compressione. Ovviamente l’eventualità di procedere a questo genere di investimento aggiuntivo è legata solo al manifestarsi di una domanda dei mercati italiano ed europeo.