Nel dibattito sulla transizione energetica c’è un nodo che continua a tornare: come garantire sicurezza energetica, sostenibilità ambientale e competitività economica – il cosiddetto trilemma – mentre cresce la quota di rinnovabili. È una domanda che spesso resta inevasa, schiacciata tra approcci ideologici e soluzioni parziali. Eppure, la risposta è sotto i nostri occhi: risiede nelle infrastrutture che rendono possibile l’integrazione dei diversi vettori energetici. È qui che si gioca il futuro del sistema nazionale. Ed è qui che, come vedremo, Italgas ha scelto di concentrare il proprio impegno industriale.
Superata definitivamente la stagione delle scelte ideologiche, la neutralità tecnologica ci permette oggi di leggere con più realismo ciò di cui il sistema ha bisogno. Se vogliamo accelerare sulle rinnovabili dobbiamo garantire la flessibilità che esse, per loro natura, tendono a ridurre. E questa flessibilità, nei sistemi energetici complessi, la forniscono le molecole. Da qui la necessità di disporre di reti in grado di trasportare biometano, idrogeno e metano sintetico, rendendo la decarbonizzazione non un obiettivo teorico ma un percorso industriale concreto.
Il nuovo Piano Strategico 2025-2031 da 16,5 miliardi di euro di investimenti – presentato a fine ottobre scorso – nasce da questa consapevolezza. In Italia gestiamo più di 150.000 chilometri di reti e, negli ultimi anni, abbiamo investito oltre 2 miliardi di euro per digitalizzarle, renderle sempre più sicure e abilitarle all’arrivo delle nuove molecole, rinnovabili e decarbonizzate. Non è un tema contabile: è una scelta industriale precisa, perché la transizione energetica non si realizza per decreto, ma dotando il Paese di infrastrutture capaci di accogliere ciò che il futuro energetico richiede.
Il lavoro svolto in Sardegna è un esempio tangibile di ciò che intendiamo: una rete digitale di nuova generazione, concepita per accogliere fino al 20% di idrogeno, che potrà farlo già dal 2026 grazie all’impianto Hyround, il nostro nuovo sito di produzione di idrogeno verde basato sulla tecnologia Power-to-gas. Nella sua dimensione di progetto pilota, Hyround dimostra che investire sulle infrastrutture permette di aprire nuove traiettorie di sviluppo, rafforzando allo stesso tempo sicurezza, continuità del servizio e resilienza. Oltre a rendere evidente la possibilità di sviluppare un’economia attorno alla filiera produttiva dell’idrogeno.
Va da sé che accanto alla trasformazione tecnologica vi è anche la crescita industriale. L’acquisizione di 2i Rete Gas e la sua integrazione rappresentano prima di tutto un vantaggio strategico per il Paese, che vedrà oltre la metà delle reti di distribuzione del gas diventare intelligenti, flessibili, orientate al futuro. In questo percorso c’è un altro fattore decisivo, ed è l’intelligenza artificiale. Il dibattito pubblico si concentra molto sui consumi di energia dei data center ma il punto, a mio avviso, è un altro: complessivamente, l’impiego dell’IA riduce i consumi, aumenta l’efficienza, rafforza il controllo delle reti.
L’IA permette di elaborare modelli predittivi particolarmente avanzati. Nel caso del settore della distribuzione del gas, solo per fare qualche esempio, riusciamo a stimare nel 95% dei casi quando uno smart meter smetterà di funzionare, a ridefinire la pianificazione degli interventi sul territorio, ad automatizzare alcune attività operative liberando risorse per funzioni a maggior valore. Con il Politecnico di Torino e il Politecnico di Milano – due eccellenze di questo Paese - stiamo sperimentando la guida autonoma nella ricerca veicolare delle dispersioni di gas, attività che in prospettiva potrà essere effettuata con mezzi completamente autonomi, riducendo tempi, costi e rischi per gli operatori.
Sono solo alcuni dei più di cento “use case” che abbiamo individuato e che implementeremo nei prossimi anni. Tutti convergono su un obiettivo: ridurre i costi operativi, incrementare la qualità del servizio, rendere la rete più sicura ed efficiente. Ma soprattutto, mettere l’infrastruttura al centro della transizione energetica.
La sfida non è scegliere una tecnologia al posto di un’altra, ma costruire un sistema che, utilizzandole in maniera integrata e intelligente, consenta di farle convivere per risolvere la difficile equazione del trilemma. È ciò che intendiamo fare con il nostro Piano strategico: dotare il Paese di un’infrastruttura sempre più estesa, smart, digitale e flessibile che abiliti la decarbonizzazione delle molecole e allo stesso tempo garantisca benefici tangibili ai clienti finali. Una visione industriale, prima ancora che energetica, che Italgas porterà avanti con determinazione e responsabilità per accompagnare il Paese verso un futuro a zero emissioni.



















