Siamo abituati a pensare alla transizione energetica come a una questione di numeri, tecnologie, impianti e infrastrutture. Ma dietro pannelli solari, idrogeno verde e bioenergie c’è un elemento che spesso resta invisibile, eppure decisivo: la conoscenza. Senza competenze diffuse, senza una cultura scientifica e industriale condivisa, la transizione rischia di restare una formula nei documenti programmatici, non una realtà capace di cambiare il Paese. È da questa consapevolezza che nasce Fondazione NEST – Network for Energy Sustainable Transition, uno dei 14 Partenariati Estesi promossi dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito della Missione 4 del PNRR, e oggi il principale hub nazionale dedicato all’energia sostenibile.

Guidata dal Politecnico di Bari e sostenuta da una rete di università, enti di ricerca e partner industriali, Fondazione NEST ha un obiettivo ambizioso e concreto: accelerare la transizione energetica del Paese coordinando quattro attività fondamentali: ricerca, formazione, divulgazione e trasferimento tecnologico. In soli due anni ha all’attivo 118 milioni di euro di risorse complessive, di cui oltre 15 destinati a bandi a cascata per coinvolgere nuove imprese ed enti di ricerca, configurandosi come una vera infrastruttura stabile di innovazione, pensata per lavorare oggi ben oltre l’orizzonte del PNRR.

Il network è articolato in nove spoke tematici distribuiti sul territorio nazionale, che coprono l’intera catena del valore dell’energia sostenibile: dal solare avanzato all’eolico offshore, dall’idrogeno verde alle bioenergie, dallo stoccaggio all’efficienza energetica, fino alle smart grid e ai materiali sostenibili. È una struttura dinamica, capace di connettere la ricerca scientifica con il tessuto produttivo e di trasformare i risultati dei laboratori in soluzioni concrete per le imprese e i territori.

La forza del modello NEST risiede certamente nella dimensione del progetto, ma anche nella capacità di integrare ogni anello della catena dell’innovazione. Non si tratta quindi  di un semplice aggregatore di soggetti, ma di un ecosistema in cui università, imprese e centri di ricerca dialogano quotidianamente per affrontare insieme la sfida della decarbonizzazione. Un approccio che guarda con particolare attenzione all’area mediterranea, vista come laboratorio strategico per sperimentare soluzioni locali alla transizione globale.

Ma la vera rivoluzione di NEST è culturale. La Fondazione nasce infatti con una convinzione chiara: la transizione non si fa solo con gli investimenti, ma con le persone. E oggi il Paese affronta un gap significativo in termini di competenze. Secondo Unioncamere-ANPAL, tra il 2025 e il 2028 serviranno oltre 2,4 milioni di profili “green (dai project manager agli energy auditor, dai tecnici ambientali agli ingegneri energetici) e circa 1,5 milioni di figure altamente specializzate, dagli esperti di idrogeno ai biochimici industriali. Tuttavia, già oggi oltre 828.000 posizioni restano scoperte per mancanza di candidati adeguatamente formati.

Con questo obiettivo è stata lanciata la NEST Academy, l’infrastruttura educativa della Fondazione, che forma le competenze indispensabili per guidare la transizione.
NEST Academy è organizzato come un sistema formativo multicanale, pensato per lavorare sui diversi livelli dell’educazione (dalle scuole alle università, fino alle imprese) e creare un continuum di apprendimento coerente con le esigenze del mercato e della ricerca.

La NEST Academy si fonda su tre pilastri complementari. Il primo è NEST Young, realizzato in collaborazione con Excellentia Academy, che porta la cultura della sostenibilità nelle scuole attraverso laboratori esperienziali, challenge di innovazione e simulazioni di comunità energetiche. L’obiettivo è duplice: sensibilizzare i più giovani e formare sin da subito i cittadini consapevoli del domani in ambito green energy.

Il secondo pilastro è l’alta formazione scientifica, che offre percorsi specialistici per ricercatori e dottorandi. Tra questi spicca la Bioenergy School, promossa con ENEA Centro Ricerche Trisaia e dedicata a bioenergie, biocarburanti ed economia circolare del carbonio, con attività in laboratorio e visite tecniche agli impianti.

Infine, la formazione imprenditoriale, che punta a trasformare la ricerca in impresa. Con programmi come PhD4Entrepreneurship e Tech4Transfer2, sviluppati in collaborazione con BINP. Qui i giovani ricercatori hanno imparato a costruire startup deep tech, a progettare business model e a dialogare con investitori-  incubatori. È stato un modo per creare un vero ponte tra conoscenza scientifica e mercato, tra innovazione e sviluppo economico.

Tra i progetti più innovativi spicca SPIN for NEST, un percorso di formazione imprenditoriale realizzato con EIT Digital, la rete europea per l’innovazione digitale. Il programma, che partirà a novembre, accompagna scienziati e ricercatori nel trasformare le proprie idee in imprese ad alto impatto tecnologico e sociale, attraverso strumenti di business development, mentoring e accesso a network internazionali. SPIN for NEST rappresenta in pieno la filosofia della Fondazione: non limitarsi a produrre conoscenza, ma renderla motore di sviluppo sostenibile.

Oggi, oltre 700 ricercatori sono già attivi, a vari livelli, nei programmi della Fondazione e costituiscono il primo nucleo di una nuova generazione di professionisti che avrà il compito di guidare la trasformazione energetica italiana ed europea.

NEST è già riconosciuta come una best practice nazionale e internazionale per la tradizione energetica verde del Paese, ed è stata presentata anche al World Expo di Osaka, dove ha portato un esempio concreto di come la cooperazione tra pubblico, ricerca e impresa privata, possa generare valore economico e ambientale elevatissimo.

La visione della Fondazione è di lungo periodo: posizionare l’Italia come attore chiave nelle nuove filiere europee dell’energia sostenibile, rafforzare la sicurezza energetica, la competitività industriale e la resilienza dei territori.

La transizione energetica è un processo di apprendimento collettivo. Non dipenderà solo da quanta energia pulita sapremo produrre, ma da quanto sapremo imparare, condividere e innovare insieme.
In questo senso, Fondazione NEST si distingue dai molti altri progetti finanziati con il PNRR perché è un investimento nel capitale umano, che è la risorsa più rinnovabile e strategica che abbiamo. Non c’è energia sostenibile senza conoscenza sostenibile.