Il futuro dell’industria automobilistica europea si decide nei prossimi mesi. A due settimane dalla chiusura del terzo incontro del Dialogo Strategico sul settore auto, tenutosi a Bruxelles lo scorso 12 settembre, torniamo a richiedere con estrema urgenza alle Istituzioni Europee la necessità di adottare al più presto misure concrete per il settore. È importante ripristinare il principio di neutralità tecnologica come fondamento per una transizione guidata e ordinata, con obiettivi realistici e percorribili, che siano anche in grado di valorizzare il “made in Europe”.

Come da tempo ANFIA sostiene, non ha senso fissare per i Costruttori traguardi ambiziosi di vendita di auto elettriche se al contempo non si prevede un rapido ed omogeneo sviluppo delle condizioni abilitanti della mobilità elettrica ed un piano di politica industriale che stimoli e sostenga la principale filiera industriale europea nella riconversione. È ormai evidente, però, che i target attualmente previsti dalle normative europee sulle emissioni si stanno rivelando irraggiungibili.

La quota di mercato europea dei veicoli elettrici ha a stento superato il 15%, molto lontana dal ritmo previsto dalla regolamentazione. In Italia la situazione è ancora peggiore: nel periodo gennaio-agosto 2025, le autovetture si fermano al 5,2% di quota, situazione  che diventa ancor più drammatica per i veicoli commerciali leggeri (quota: 4,4%) e soprattutto per i mezzi pesanti (quota: 2,5%), dove la diffusione delle soluzioni a zero emissioni è ancora marginale.

Dall’approvazione del Green Deal il mondo è cambiato e oggi l’Europa deve saper correre ai ripari dopo aver erroneamente puntato esclusivamente su una tecnologia su cui non detiene leadership industriale né piena autonomia sulle materie prime necessarie.

Questa posizione di fragilità è acuita dalla velocità con cui Cina e Stati Uniti hanno adottato politiche industriali capaci di proteggere e supportare i propri settori industriali, rendendo l’automotive un settore di interesse strategico nazionale. L’Europa è schiacciata tra due giganti e, senza azioni immediate e strumenti adeguati per garantire competitività delle produzioni e continuità occupazionale alla propria industria automobilistica, rischia di perderla per sempre.

In questo contesto critico, alcuni segnali lasciano intravedere spiragli di apertura. Finalmente la filiera industriale è unita nel riconoscere la necessità di aggiustare la rotta e il dibattito europeo sull’automotive si sta intensificando, ma i passi avanti sono ancora troppo timidi.

Abbiamo accolto con favore l’appello alla revisione della normativa in chiave di neutralità tecnologica lanciato dalla Presidente  von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, ma, come ha ribadito anche Mario Draghi, serve superare “l’immobilismo dell’Unione a fronte delle sfide dell’automotive”.

La posta in gioco è troppo alta, bisogna agire nei prossimi mesi per ridefinire la traiettoria di decarbonizzazione in maniera pragmatica.

Perché la transizione sia davvero giusta, deve prevedere:

-          Obiettivi ambientali ambiziosi, ma realistici, che basandosi sul principio di neutralità tecnologica valorizzino tutte le tecnologie in grado di contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e che tengano conto dell’andamento del mercato, dello sviluppo delle condizioni abilitanti e dell’accettazione delle nuove tecnologie da parte di cittadini e imprese.

-          Un piano strategico di politica industriale che supporti la filiera europea nel recuperare i gap di competitività dovuti ai costi dell’energia, del lavoro e logistici. Serve un piano di semplificazione che liberi le imprese dai costi amministrativi e un piano di sostegno per le PMI.

-          Tutela del “made in Europe”: in tutti i casi in cui siano spesi soldi pubblici europei o degli Stati Membri (misure di incentivazione o gare d’appalto) bisogna valorizzare le produzioni ad alto contenuto locale e con parametri di sostenibilità come ad esempio il cd. ECOSCORE, imprescindibili per la salvaguardia della filiera dai competitor extra-EU.

Siamo convinti che le nostre proposte siano pragmatiche e possano portare importanti benefici anche alla transizione. Stiamo lavorando intensamente con tutti gli stakeholder nazionali ed europei e con le Istituzioni nazionali per far sì che la Commissione Europea entro la fine dell’anno presenti diverse proposte di intervento.

Non perdiamo l’ottimismo, ma adesso servono atti concreti.