Il 7 ottobre 2023, il cavo sottomarino EE-S1 che collega l’Estonia e la Svezia è stato danneggiato provocando la distruzione di quattro delle sei coppie di cavi in fibra ottica. Un paio di ore dopo, il gasdotto Balticconnector tra l’Estonia e la Finlandia è stato danneggiato e messo fuori uso per sei mesi, probabilmente dalla stessa nave. A novembre del 2024 la stessa sorte toccherà al cavo sottomarino di comunicazione C-Lion1 tra la Finlandia e la Germania, poi nuovamente fuori uso il mese successivo a causa di un danno al cavo elettrico Estlink 2, per il quale è stata sospettata la petroliera Eagle S. La riparazione si è conclusa nel giugno 2025. Tali danni non sono inusuali – a livello globale se ne registrano solitamente circa sessanta casi all’anno – ma nell'attuale situazione geopolitica in cui la Russia sta lavorando sempre più per rovesciare l’ordine di sicurezza europeo, una tale concentrazione di incidenti sia nel tempo che nello spazio è sospetta, nonostante la mancanza di prove concrete circa il coinvolgimento del Cremlino, se non il fatto che tutte le navi coinvolte fanno parte della flotta ombra russa. A seguito di questi incidenti, il 14 gennaio 2025 la NATO ha lanciato l’operazione Baltic Sentry, volta a migliorare la sicurezza marittima nel Mar Baltico, salvaguardare i cavi e le condutture sottomarine e garantire la sicurezza energetica e delle comunicazioni nella regione.
La sicurezza energetica è, per ragioni geopolitiche, una questione particolarmente importante per gli Stati baltici. Durante l’occupazione sovietica, durata dal 1945 al 1990, i tre Stati baltici sono stati integrati nell’infrastruttura energetica sovietica. Ciò è stato riconfermato nel 1998 con la firma dell'accordo BRELL, che ha ha previsto il mantenimento della sincronizzazione dei sistemi energetici baltici con quelli della Russia e della Bielorussia: una delle principali vulnerabilità del Baltico anche dopo l'adesione all'UE e alla NATO nel 2004. Durante questo periodo, Mosca non ha esitato a utilizzare il gas come arma di ritorsione, in particolare contro la Lettonia e la Lituania, specie quando questi paesi hanno preso decisioni politiche che disapprovava. Una situazione di vulnerabilità che è migliorata solo a seguito della costruzione da parte della Lituania di un terminale di gas naturale liquefatto a Klaipeda nel 2014.
Il febbraio 2025 segna poi una svolta: gli Stati baltici hanno notificato ufficialmente alla Russia la loro intenzione di uscire dall'accordo BRELL, distaccandosi dalla rete elettrica russa e collegandosi con la rete continentale europea (CEN), dopo un processo politico e tecnico durato 18 anni. Tuttavia, pur avendo finalmente raggiunto l’indipendenza energetica da Mosca, questi Paesi rimangono comunque vulnerabili, poiché il loro collegamento al CEN avviene attraverso varie e frammentate infrastrutture critiche: Estlink 1 e 2 che collegano l’Estonia e la Finlandia; Nordbalt che collega la Lituania e la Svezia; LitPol Link tra la Lituania e la Polonia.
Evenienza dimostrata dagli incidenti del 2023 e del 2024. Non è molto complicato, infatti, interrompere la fornitura di energia e mettere a rischio la sicurezza energetica, con pochi atti di sabotaggio ben mirati. Ad eccezione del LitPol Link, l’intera infrastruttura energetica baltica di collegamento al CEN corre lungo il fondale marino ed è quindi esposta a incidenti come quelli verificatisi nel 2023-24, con evidenti implicazioni. Ad esempio, al momento del danno, il gasdotto Balticconnector consentiva il transito bidirezionale di 30 GWh/giorno di gas naturale dalla Finlandia all’Estonia, garantendo anche alla Finlandia di attingere alla riserva strategica di gas della Lettonia a Incukalns. Va da sé che un suo danneggiamento costituisce una criticità per Helsinki. Il danno a Estlink 2, invece, ha portato a una riduzione dei flussi di elettricità dalla Finlandia all’Estonia, passati da 1.016 MW a soli 358 MW.
L'operazione Baltic Sentry nasce dalla necessità di coniugare questa vulnerabilità potenziale con le effettive interruzioni reali. La sua missione è quella di proteggere le infrastrutture critiche sul fondale marino del Baltico. Ad oggi non si sono ancora verificati nuovi incidenti, ma è presto per parlare di successo di questa iniziativa, visto che di solito gli attacchi si verificano nel momento di picco dei consumi energetici, ovvero verso la fine dell’autunno e in inverno.
Sicuramente, però, si può affermare che la salvaguardia delle infrastrutture critiche non è l’unico obiettivo per cui è stata avviata dalla NATO questa missione. Ciò ha consentito alla regione di disporre di risorse navali e aeree dell’alleanza: fregate e navi pattuglia, sistemi di sorveglianza aerea con e senza equipaggio. Risorse che potrebbero tornare utili in caso di crisi regionale con la Russia, indipendentemente dal successo o dal fallimento dell’operazione Baltic Sentry. Inoltre, l’operazione ha richiesto addestramento, esercitazioni e attività militari che migliorano la prontezza operativa delle organizzazioni militari coinvolte. Ad esempio, la Marina finlandese si è vantata di aver ridotto il tempo di risposta nel dispiegamento di un drone di sorveglianza su qualsiasi imbarcazione sospetta da 17 ore a meno di un’ora. Il tutto con un evidente miglioramento dell’intercettazione delle attività sospette e del monitoraggio delle acque in cui sono ubicati i cavi. Infine, la missione dimostra la solidarietà e la coesione della NATO in un momento in cui essa è occasionalmente messa a dura prova a causa delle varie correnti politiche all’interno dell'alleanza.
Baltic Sentry va ben oltre il semplice obiettivo di proteggere le infrastrutture e trasmette un messaggio specifico a Mosca nel caso in cui dovesse prendere in considerazione un’avventura militare nella regione del Mar Baltico. La NATO intende rimanere credibile, sia dal punto di vista politico che militare.
La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui



















