La disponibilità di regolari e sufficienti approvvigionamenti energetici rappresenta un fattore chiave nel garantire la condizione di sicurezza energetica delle nazioni, considerata la rilevanza economico-strategica che l’energia riveste per lo sviluppo e la crescita economica degli stati. Al fine di raggiungere l’obiettivo di assicurarsi - senza interruzioni - i necessari volumi di energia, garantire la sicurezza delle infrastrutture energetiche è diventata una priorità indifferibile per le autorità nazionali: la protezione di oleodotti, gasdotti, elettrodotti, terminal per il gas naturale liquefatto, raffinerie, parchi eolici e solari, centrali nucleari, depositi di stoccaggio del gas si configura come una precondizione vitale per garantirsi gli approvvigionamenti energetici essenziali per soddisfare la domanda interna e per supportare la crescita economico-industriale degli stati moderni, preservando quindi la condizione di sicurezza energetica nazionale.
Considerata la loro notevole importanza, queste infrastrutture energetiche vengono definite “critiche” (critical energy infrastructures, CEI), e la loro “criticità” si desume ulteriormente dal fatto che alcune di queste infrastrutture di approvvigionamento energetico (oleodotti, gasdotti ed elettrodotti in primis) si caratterizzano per una dimensione transfrontaliera, interessando cioè anche altri stati territorialmente confinanti: sarà quindi necessario evitare potenziali interruzioni improvvise al flusso regolare di energia - che riguardano la nazione di transito - legate a tensioni politiche o ad azioni terroristiche contro le infrastrutture, come chiaramente emerge in ambito europeo dal “caso studio” rappresentato dalla triangolazione UE-Ucraina-Russia - per quanto concerne il gas russo destinato ai mercati europei che transitava in Ucraina - e dall’azione di sabotaggio che ha distrutto i gasdotti sottomarini Nord Stream 1 e 2 nel settembre 2022.
Inoltre, la citata enorme rilevanza assunta dalle CEI implica la loro crescente appetibilità come potenziale obiettivo di attentati terroristici, volti a creare un danno economico, sociale e di immagine mediatica al paese colpito, attraverso l’interruzione della produzione e della distribuzione di energia ed enfatizzando la vulnerabilità dello stato in questione in termini di mancata capacità di prevenzione della minaccia.
Nello scenario geopolitico attuale, le infrastrutture energetiche critiche risultano profondamente interconnesse all’interno di una cornice di interdipendenza tra stati produttori e stati consumatori, condizione che evidenzia la loro profonda vulnerabilità alle minacce (cause naturali, politiche, atti terroristici) che possono provocare interruzioni improvvise dei flussi energetici nel medio termine. Infatti, la principale conseguenza legata a questa condizione di interconnettività energetica è costituita dall’effetto “cascata”, ovvero gli effetti di una minaccia ad una CEI - in termini economici, di disponibilità energetica ma anche come impatto ambientale, nel caso ad esempio di un esplosione in un oleodotto, di una raffineria o di danni ad una centrale nucleare - sono destinati ad oltrepassare i confini nazionali dello stato dove l’infrastruttura è localizzata, coinvolgendo anche le nazioni geograficamente vicine.
Nel caso che ci riguarda maggiormente da vicino, la rete europea di distribuzione dell’energia elettrica - basata sull’interconnessione delle singole reti nazionali – costituisce un ottimo esempio per riflettere su questa vulnerabilità, analizzando i numerosi casi di blackout elettrici, le cui ripercussioni negative sono rapidamente passate da una dimensione nazionale ad una transnazionale.
Restando in ambito europeo, la costante dipendenza dalle importazioni di gas naturale e petrolio implica una maggiore attenzione ed un rafforzamento dell’attività di protezione e monitoraggio preventivo delle CEI (soprattutto dei rigassificatori, il cui numero è cresciuto dal febbraio 2022): parallelamente, la volontà di raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica e di implementare il processo di decarbonizzazione sono alla base della crescente rilevanza dell'energia “pulita” – prodotta da fonti di energia rinnovabile e trasportata attraverso elettrodotti - e della diffusione delle smart-grid per completare l’elettrificazione dei consumi.
Per quanto la promozione di un sistema di distribuzione dell’energia elettrica digitalizzato ed automatizzato consenta di rafforzare l’efficienza della rete, la diffusione delle “reti elettriche intelligenti” amplifica l’impatto negativo dei cyber-attacchi, per contrastare i quali occorrerà predisporre adeguate misure di prevenzione e di riduzione del danno.
In una prospettiva globale, possiamo osservare come raffinerie, depositi di carburante, pipelines ed elettrodotti costituiscano obiettivi strategici prioritari per le azioni militari condotte da Mosca e Kiev nel conflitto che le vede coinvolte - in modo da amplificare l’impatto del danno e la vulnerabilità politica ed economica - rafforzando la tesi della necessità strategica di garantire la sicurezza delle CEI.
In quest’ottica, uno degli esempi maggiormente significativi appare quello dell’Arabia Saudita - la maggiore nazione esportatrice di petrolio al mondo e tra i maggiori produttori mondiali - target di almeno quattro attentati terroristici alle infrastrutture energetiche nel corso degli ultimi venti anni: nel 2006 un attacco (sventato) contro la raffineria di Abqaiq, nel 2012 un cyber-attacco al complesso petrolifero di Khurais, nel 2019 un attacco condotto da droni (addebitato alle milizie Houthi dallo Yemen) al complesso di Abqaiq - che determinò la perdita del 50% della produzione giornaliera (ovvero 5,7 milioni di barili, pari al 5% delle forniture globali) per due settimane - e nel 2022 un attacco missilistico contro gli impianti petroliferi sul Mar Rosso.
Nonostante l’elevato livello di protezione garantito dalle autorità saudite, il susseguirsi di attacchi fisici e informatici contro le CEI evidenzia la condizione di vulnerabilità di questo attore energetico globale, con potenziali implicazioni capaci di inficiare sullo scenario energetico globale (riduzione dell’offerta, aumento dei prezzi) il cui impatto è legato alla durata temporale dell’interruzione.



















