Nel 2024, la domanda e la produzione globale di carbone hanno raggiunto livelli record. Per i prossimi due anni la previsione è di consumi stabili, mentre l’output carbonifero dovrebbe registrare un ulteriore record nel 2025, prima di diminuire nel 2026. Anche i volumi di carbone commercializzato hanno raggiunto nuovi massimi nel 2024, ma si stima una loro diminuzione sia nel 2025 che nel 2026. Ciò si riflette sui prezzi, che dopo il picco del 2021-2022 sono scesi quasi al pari dei costi marginali di produzione.
Andando nel dettaglio, nel 2024, la domanda globale di carbone è aumentata dell’1,5%, raggiungendo 8,79 miliardi di tonnellate (mld ton), un nuovo record. Tuttavia, si è trattato del tasso di crescita annuale più basso dal calo registrato nel 2020 durante la pandemia di Covid-19. Perché se è vero che negli ultimi anni, la ripresa post-pandemica e l’aumento dei prezzi del gas naturale hanno determinato un forte aumento della domanda globale di carbone - dal 2020, è infatti cresciuta, in termini cumulativi, di oltre il 16% - è altrettanto vero che il tasso di crescita su base annua ha subito un rallentamento a partire dal 2021.
Da un punto di vista regionale, nel primo semestre 2025 alcune delle dinamiche di domanda evidenziate nei rapporti precedenti dell’AIE sono state diverse rispetto a quanto stimato nei rapporti degli scorsi anni. Ad essere confermata però è la previsione sul consumo complessivo di carbone per il 2025 che continua ad essere in linea con le stime contenute nel nostro rapporto annuale Coal 2024 del dicembre scorso.
I fattori strutturali alla base della domanda globale di carbone rimangono gli stessi, sia nel settore elettrico che in quello industriale. I cambiamenti a livello regionale rispetto alle nostre previsioni si annullano a vicenda nel quadro globale più ampio. In Cina e India, la domanda di carbone dovrebbe essere più debole di quanto previsto in precedenza, ma ciò è compensato da una domanda superiore alle attese nell’Unione Europea e negli Stati Uniti. Di conseguenza, si prevede che la domanda globale di carbone aumenterà leggermente nel 2025.
Gli sviluppi in Cina influenzeranno in larga misura le tendenze globali del carbone. Nelle nostre previsioni attuali, la domanda cinese diminuirà leggermente nel 2025 e registrerà una lieve ripresa nel 2026, avvicinandosi ai 5 miliardi di tonnellate (mld ton).
Quanto alla produzione, nel 2024 ha raggiunto il record di 9,15 mld ton, trainata da Cina e India, dove la produzione interna è sia la principale fonte di energia che una priorità in materia di sicurezza energetica. Dopo i cali produttivi del 2021, entrambi i Paesi hanno intrapreso una politica di forte sostegno alla produzione domestica che, nonostante una domanda stagnante e scorte elevate, continua a crescere, tanto da far prevedere per il 2025 il superamento della soglia dei 9,2 mld ton.
Tuttavia, dato l’attuale scenario caratterizzato da un’offerta abbondante, prezzi bassi e una domanda sostanzialmente stabile fino al 2026, prevediamo che il prossimo anno la produzione globale diminuirà in tutti i principali Paesi produttori, con l’importante eccezione dell'India. In Cina, con scorte molto elevate lungo tutta la catena di approvvigionamento e nessuna previsione di ripresa della domanda, prevediamo un calo per il 2026, il primo dal 2022.
Nel 2024, il commercio globale di carbone ha superato, per la prima volta, 1,5 mld ton. La Cina, primo paese a superare i 500 Mt di importazioni in un solo anno, rimane tra i maggiori importatori insieme all’India, al Giappone e alla Corea. Lato produttori, l’Australia ha mantenuto la sua posizione di principale fornitore di carbone di coke metallurgico, mentre l’Indonesia si è dimostrata l’esportatore più flessibile, consacrandosi come quello di gran lunga più importante, con oltre 550 Mt esportate nel 2024.
Nel 2025, i volumi commercializzati dovrebbero diminuire: il calo dovrebbe interessare tutti i principali paesi compresa la Cina, il che peserà in modo particolarmente significativo sul commercio globale del carbone. Dal lato dell’offerta, la maggior parte degli esportatori vedrà diminuire i propri volumi. L’Indonesia, il principale fornitore della Cina, dovrebbe registrare il calo più significativo.
Una ripresa dell’import dalla Cina non si intravede nemmeno nel 2026. Al contrario, la stima è di un ulteriore calo del commercio mondiale che, per il secondo anno consecutivo, registrerà segno meno. Il che metterà in difficoltà gli esportatori alle prese con la contrazione della domanda e conseguenti bassi prezzi.
Quanto ai prezzi, infine, dopo i minimi raggiunti nel 2020 e gli spike registrati nel 2022 dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina e le conseguenti interruzioni dell’approvvigionamento energetico, nella prima metà del 2025 sono scesi al livello più basso dal 2021. Un livello tale da danneggiare i produttori tanto che alcuni di essi stanno annunciando tagli alla produzione. Una dinamica verosimilmente destinata ad amplificarsi anche nel 2026.
La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui



















