Il settore dell’idrogeno è in continua evoluzione sia dal punto di vista industriale con un’accelerazione importante sui progetti e sulle tecnologie, sia dal punto di vista legislativo, dove troviamo un susseguirsi di novità normative.
L’Europa traina questo percorso dal 2020, anno della pubblicazione della strategia idrogeno europea, con una serie di iniziative di tipo strategico, economico e legislativo; tra queste citiamo il RePower EU che ha raddoppiato i target di produzione domestica e di import per un totale di idrogeno di 20 milioni di tonnellate al 2030, l’Hydrogen Bank che finanzierà progetti di produzione idrogeno incentivando il kg di idrogeno rinnovabile prodotto, piuttosto che regolamenti chiave come la Renewable Energy Directive III (RED III) e l’Alternative Fuel Infrastructure Regulation (AFIR) che contengono target per l’utilizzo di idrogeno e vincoli per la costruzione di una rete di infrastrutture di rifornimento.
La REDIII ha fissato per i combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) target importanti; gli Stati membri devono provvedere affinché entro il 2030 il contributo degli RFNBO utilizzati sia almeno pari al 42% dell'idrogeno utilizzato nell'industria, a fini finali energetici e non, e ha proposto dei target di utilizzo di RFNBO per i trasporti, pari ad almeno l’1 % nel 2030. Sempre nel 2023, la UE ha pubblicato il regolamento sull'infrastruttura per i combustibili alternativi (AFIR), dove sono stati posti alcuni vincoli, come una stazione ogni 200 km sulla rete centrale TEN-T; una per ciascun nodo urbano; una capacità giornaliera cumulata di 1 t H2/giorno e l’obbligo di Piani di sviluppo nei Paesi membri entro il 2027. Questi target e vincoli dovranno essere recepiti e implementati dall’Italia e forniscono già degli obiettivi molto chiari per il settore dell’idrogeno.
L’Italia in questi anni si è messa sulla traiettoria per sviluppare il settore attraverso la definizione di obiettivi di utilizzo per la decarbonizzazione di alcuni settori e lo stanziamento di risorse per finanziare progetti su tutta la filiera.
Su quest’ultimo punto, troviamo investimenti importanti all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; con 3,64 miliardi l’Italia compie il primo passo per supportare la nascita di una filiera dell’idrogeno nazionale finanziando progetti dalla produzione agli utilizzi nei settori Hard To Abate e nella mobilità. In particolare, al 2026 è prevista la costruzione di 48 stazioni di rifornimento stradali e 8 per il ferroviario grazie ai fondi PNRR, che ci mettono in una giusta traiettoria per soddisfare l’obiettivo della AFIR, nonché l’avvio di 52 Hydrogen Valleys in aree dismesse, nuclei di produzione di idrogeno che daranno una forte spinta allo sviluppo del mercato creando i primi esempi sul territorio di produzione e consumo di idrogeno rinnovabile. Il PNRR andrà anche a supportare la filiera delle tecnologie connesse alla produzione e utilizzo dell’idrogeno come elettrolizzatori e celle a combustibile.
È chiaro che questi investimenti non bastano per creare un mercato, ma è necessario mettere in pipeline più azioni sinergiche al supporto Capex già stanziato, per stimolare domanda e offerta di idrogeno rinnovabile e low carbon. Per questo il 2024 si sta presentando come un anno chiave che dovrebbe risolvere alcuni elementi di incertezza che non abilitano gli investimenti e rallentano la messa a terra dei progetti.
Il primo elemento del 2024 che il settore attendeva da tempo è una Strategia dell’idrogeno Nazionale, in corso di sviluppo sotto il coordinamento di MASE e GSE, che metterà in fila un set di azioni e strumenti distribuiti su un orizzonte temporale di breve, medio e lungo periodo fornendo così agli operatori un quadro di politiche più chiaro. Il secondo elemento è lo sviluppo di uno schema incentivante che vada a coprire il gap di costo tra l’idrogeno rinnovabile e la soluzione di origine fossile utilizzata nell’industria o nella mobilità, affinché diventi una scelta economicamente sostenibile.
L’Italia ha una grandissima occasione di posizionarsi strategicamente in tutti i segmenti di riferimento del settore dell’idrogeno dalla produzione agli utilizzi finali nella mobilità, nell’industria e nella produzione di energia e calore a livello europeo e internazionale, perché può contare su competenze già esistenti sul suolo nazionale all’interno di grandi aziende e piccole medie imprese specializzate. La profonda trasformazione che sta subendo il sistema energetico europeo pone l’Italia di fronte a un’opportunità unica e a una scelta importante da fare nell’immediato: guadagnare un vantaggio sulle tecnologie della filiera dell’idrogeno per competere in un mercato oggi conteso anche dagli Stati Uniti e dai Paesi Asiatici. Per non perdere l’opportunità, è necessario conoscere a fondo la filiera, mappare i gap e i punti di forza ed infine valorizzarla, supportandola nell’utilizzare i tool messi a disposizione dal governo per la crescita delle imprese e l’attrazione degli investimenti.
L’Italia si trova, inoltre ,in una posizione strategica che dà l’opportunità di giocare un ruolo a livello europeo e nazionale nel mercato internazionale dell’idrogeno, grazie alle connessioni via pipeline esistenti con i paesi del Nord Africa e alla conformazione geografica di penisola quale hub naturale per l’importazione via nave nelle varie forme (ammoniaca, vettori organici, idrogeno liquido), valorizzando il ruolo dei porti come hub energetici, al fine di diversificare le fonti di approvvigionamento e garantire la sicurezza energetica del Paese.