La risorsa idrica rappresenta un elemento strategico per lo sviluppo dell’economia italiana, un driver di competitività che va tutelato in maniera sostenibile. Una delle maggiori sfide nell’ambito della gestione dell’acqua è rappresentata dalla continua modifica della disponibilità della risorsa, per quantità e qualità, accentuata dai cambiamenti climatici, con effetti che vanno dalle importanti variazioni dei regimi pluviometrici all’intensificazione dei fenomeni meteo estremi, oltre che dalla normativa sempre più stringente a tutela dai microinquinanti di nuova generazione. Il settore idrico nazionale si trova quindi oggi davanti a due sfide: la necessità di trovare soluzioni per incrementare la resilienza e la mitigazione agli eventi esogeni, supportata anche dalla strategia delle istituzioni europee, e l’importanza di cambiare l’approccio alla gestione della risorsa idrica in una filiera ancora caratterizzata da deficit infrastrutturali e industriali e da un sistema di governance ancora complesso e frammentato.

Abbiamo affrontato questi temi attraverso un’intervista ad Alessandro Baroncini, Direttore Centrale Reti del Gruppo Hera, secondo operatore nel ciclo idrico integrato che serve quasi 4 milioni di cittadini in circa 230 comuni italiani e 5 regioni.

Cosa rappresenta per il Gruppo Hera la filiera e quanto investite nel settore?

Con circa 3,6 milioni di abitanti serviti, la nostra multiutility gestisce tutto il percorso che l’acqua compie a partire dalla sua captazione, passando per potabilizzazione, distribuzione fino alla depurazione e rigenerazione con la restituzione all’ambiente per il suo riuso. Un processo che coinvolge oltre 400 impianti di produzione e potabilizzazione e oltre 850 di depurazione, 42 mila km di rete idrica e quasi 20 mila km di reti fognarie. Per lo sviluppo della filiera, come Gruppo, per il quinquennio 2023-2027 abbiamo stanziato nel piano industriale circa 1,2 miliardi di euro di investimenti su un totale di 4,4 miliardi complessivi per sviluppare le infrastrutture, efficientare e ammodernare le reti, potenziare la resilienza degli asset, rendere sostenibili gli usi finali, facendo leva anche sulla spinta alla digitalizzazione per una gestione più innovativa dei processi operativi. Nei territori serviti investiremo per abitante circa 80 euro all’anno, ben al di sopra della attuale media italiana pari a 63 euro. Un impegno attestato anche dalle premialità riconosciute dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA), che a fine 2023 (con le delibere 476/2023/R/idr e 477/2023/R/idr) ha anche comunicato i risultati dell'analisi sul raggiungimento degli obiettivi di miglioramento della Qualità Contrattuale e della Qualità Tecnica dei gestori idrici italiani nel biennio 2020-2021: il Gruppo Hera si è affermato al primo e al terzo posto nella classifica generale, a riprova degli elevatissimi standard di qualità adottati nella gestione del servizio.

Il settore idrico è sicuramente quello maggiormente impattato dal cambiamento climatico. Che azioni mettete in campo per una gestione più resiliente del servizio?

L'acqua e il cambiamento climatico sono strettamente legati, poiché il clima influisce sul ciclo idrologico e sulla disponibilità della risorsa, con conseguenze che vanno dalla siccità alle alluvioni, fino al dissesto idrogeologico, come purtroppo abbiamo visto nel maggio 2023, quando è stata pesantemente colpita la regione Emilia-Romagna. Come Gruppo, nel settore idrico decliniamo il concetto di resilienza su vari livelli, in primis per ripristinare in tempi rapidi la continuità dei servizi – come è accaduto appunto durante la recente alluvione - e al contempo per adattare l’organizzazione e le infrastrutture alle sfide esogene. Nel periodo che caratterizza il nostro piano industriale, abbiamo previsto la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche per il potenziamento e la ridondanza di impianti di captazione per incrementare gli approvvigionamenti idrici, oltre che l’efficientamento e lo sviluppo di reti acquedottistiche e fognarie per essere in grado di garantire la continuità dell’approvvigionamento idrico anche in situazioni climatiche molto critiche. Non è solo importante, però, fare arrivare l’acqua a tutti; un grande tema, infatti, è anche evitare di sprecarla e disperderla. In questa direzione, sfruttiamo le tecnologie più avanzate per i nostri processi di smart water management. Per ridurre i consumi interni del Gruppo e le perdite idriche della rete e degli utenti, oltre a rinnovare le infrastrutture e distrettualizzare gli acquedotti, abbiamo integrato le metodologie più tradizionali con sistemi innovativi: come, ad esempio, la scansione del territorio e del sottosuolo con satelliti e droni, sfruttando l’intelligenza artificiale e algoritmi predittivi per ottimizzare la ricerca delle perdite idriche, la telegestione e l’automazione per ottimizzare i processi operativi, gemelli digitali per la simulazione e la modellazione di rete anche in fase progettuale e contatori smart per acquisire la telelettura dei consumi e altre informazioni di stato per ottimizzare la gestione del sistema. Abbiamo, poi, previsto e attivato progetti innovativi di efficientamento energetico e autoproduzione di energia rinnovabile per ridurre i consumi energetici e l’impatto ambientale dei nostri impianti idrici, sostenendo molte iniziative per aumentare il riuso dell’acqua reflua depurata, sia nel comparto industriale che agricolo. Inoltre, per la gestione del riuso e la regimazione delle acque meteoriche ci coordiniamo per la pianificazione degli interventi con i vari stakeholder del territorio, dai consorzi di bonifica agli enti locali, oltre che con le autorità competenti.

L’Italia è uno dei pochi Paesi dove la goccia di acqua si utilizza quasi una volta sola, in altre nazioni si arriva anche a 10 volte. La vostra multiutility come affronta i nuovi obiettivi comunitari previsti dalla nuova direttiva acque reflue?

La restituzione all’ambiente delle acque depurate non è solo la chiusura di un cerchio, ma il passaggio a un’altra fase del ciclo di questa risorsa, una seconda vita che richiede un impegno trasversale. In questo senso, gli accordi tra gestori del servizio idrico e consorzi di bonifica sono uno strumento per evolvere verso una gestione integrata dell’acqua, per fronteggiare soprattutto le richieste del comparto agricolo, che coprono il 55% della domanda di acqua, e del settore industriale, idroesigente per un ulteriore 25%.

Ad oggi, grazie anche all’azione coordinata con le istituzioni locali, i gestori delle reti irrigue, i consorzi di bonifica e con gli enti di controllo territoriali, come Gruppo recuperiamo un 10% circa di acque reflue sul totale, con l’obiettivo di rendere disponibili all’agricoltura il 13,6% dei volumi trattati dai nostri depuratori nel 2027 e arrivare al 18% nel 2030. Abbiamo sviluppato una strategia che include interventi su tutti i territori per affrontare le criticità legate all’approvvigionamento in un contesto sempre più siccitoso: varie iniziative di economia circolare per il risparmio, recupero e riuso dell’acqua, sia presso gli stabilimenti dei nostri clienti sia con riferimento alle attività e alle sedi del Gruppo, anche mediante un’efficace ottimizzazione della gestione dei fanghi da depurazione e al riciclo di materia dai rifiuti del ciclo idrico con un’impiantistica dedicata e strumenti innovativi.

È quello che stiamo facendo, ad esempio, al depuratore IDAR di Bologna: un grande piano di riuso in linea con la normativa europea per il riutilizzo delle acque reflue depurate a scopi irrigui, in collaborazione con il Consorzio della Bonifica Renana e il supporto dell’Università di Bologna. Presso il nostro depuratore di Cesena, invece, abbiamo testato con successo un progetto, coordinato da Enea e con la partecipazione sempre dell’Università di Bologna, che oltre al riuso delle acque reflue prevede anche la riduzione dei concimi. Per risparmiare l’acqua del Po che alimenta il Canale Emiliano Romagnolo è stato sottoscritto, invece, un accordo con Consorzio di Bonifica della Romagna e Atersir per mettere a disposizione dell’agricoltura fino a 6 milioni di metri cubi di acqua depurata.

Ci racconta una delle iniziative più innovative che avete sviluppato nel settore?

Tornando a parlare di qualità dell’acqua e la sua difesa dalle minacce dei nuovi microinquinanti, tra i progetti più recenti e all’avanguardia, qualche settimana fa abbiamo inaugurato nel nostro potabilizzatore di Pontelagoscuro (FE) un nuovo sistema sperimentale denominato Water Living Lab: l’impianto pilota, nato dalla collaborazione con il CNR-ISOF e Medica, utilizza scarti dell’industria biomedicale per trattenere ed eliminare eventuali microinquinanti emergenti potenzialmente presenti nelle acque da trattare ad uso idropotabile. Con un investimento di oltre 2,5 milioni di euro, di cui 1,2 milioni finanziati dal programma europeo LIFE, il Water Living Lab risponde alla necessità, evidenziata dal Piano di Sicurezza delle Acque, di individuare azioni di miglioramento nella gestione del rischio potenziale di inquinamento del fiume Po. In particolare, l’innovativo impianto utilizza granuli polimerici contenenti grafene derivati dalla lavorazione di membrane inutilizzate dell’industria biomedicale che, inseriti in appositi serbatoi in cui viene fatta confluire l’acqua, sono in grado di trattenere ed eliminare eventuali microinquinanti. In questo modo, un materiale altamente pregiato, ma di scarto, viene valorizzato e riutilizzato nel ciclo di potabilizzazione, diventando risorsa ed esempio virtuoso di economia circolare. Sebbene l’impianto di Pontelagoscuro sia già in grado di rimuovere efficacemente microinquinanti con meccanismi di filtrazione a carbone attivo, rendendo la risorsa distribuita attualmente già pienamente conforme alle normative di riferimento, i test di laboratorio effettuati presso il CNR-ISOF di Bologna sui nuovi materiali hanno dimostrato una maggiore efficacia su piccola scala nella rimozione di microinquinanti (tra cui composti chimici industriali PFAS, farmaci, cosmetici e antiparassitari). Il recente collegamento dell’impianto pilota alla linea di trattamento del potabilizzatore rappresenta, quindi, un vero e proprio esempio di living lab, unico in Italia, e consentirà la validazione della tecnologia, già testata con ottimi risultati in scala di laboratorio, in ambiente reale. È un esempio virtuoso sia di economia circolare applicata alla ricerca, che integra perfettamente obiettivi di sostenibilità ambientale e di tutela della risorsa idrica, sia di simbiosi industriale tra settori che sono riconosciuti come eccellenze del territorio.

La legge Galli, 30 anni dopo la sua entrata in vigore, è ancora adeguata alle sfide del cambiamento climatico o va rivista?

Le sfide del cambiamento climatico purtroppo sono sempre più pressanti e, pertanto, impongono un approccio olistico esteso a tutta la filiera dell’acqua e a tutti i soggetti coinvolti attraverso una governance coordinata su scala di bacino idrografico. Dagli operatori del servizio idrico integrato ai consorzi di bonifica, passando per le autorità di bacino fino ai gestori delle fonti, tutti devono essere coinvolti in una gestione più estesa del processo industriale di presidio della risorsa, per poter allargare il ciclo idrico integrato includendo all’interno del perimetro, ad esempio, anche la regimazione delle acque meteoriche, gli invasi, gli impianti per la depurazione e il riuso dell’acqua depurata a fini agricoli e industriali. Ciò conferma che il settore richiede investimenti sempre più ingenti, ma che da soli non sono sufficienti se non sono mirati, efficaci e supportati da un processo di gestione altamente industrializzato, presidiato da operatori solidi e competenti, capaci di sfruttare le importanti leve dell’innovazione e della digitalizzazione. Il percorso di innovazione che da tempo la nostra multiutility ha intrapreso per raggiungere sempre maggiori livelli di efficienza, sicurezza e qualità conferma la necessaria vocazione fortemente industriale dei processi afferenti al ciclo dell’acqua e la necessità che nel Paese siano solide realtà come la nostra ad averne la gestione.

Come deve evolvere, quindi, il servizio idrico integrato rispetto all’attuale perimetro?

L’acqua è un bene primario, come tale richiede, quindi, operatori con elevate competenze, una forte vocazione industriale e una solidità finanziaria per una efficace programmazione e pianificazione degli investimenti necessari. Il servizio idrico integrato italiano è ancora troppo frammentato e disomogeneo, con tanti operatori anche di piccole dimensioni. È necessario un cambio di paradigma per superare il cosiddetto water service divide, per questo, se da un lato, è opportuna la definizione di un piano strategico pluriennale dell’acqua a livello nazionale, dall’altro è necessario accelerare gli investimenti per efficientare e ammodernare le infrastrutture esistenti e favorire una gestione più ottimale e sostenibile della risorsa. Questo per creare le condizioni affinché nei territori più critici si superi la frammentazione gestionale, favorendo aggregazioni in utility con un livello elevato di industrializzazione e una maggiore efficienza operativa.

C'è anche un fattore culturale di attenzione agli sprechi nella cittadinanza? Se sì, come la sensibilizzate?

Per il Gruppo Hera raccontare l’importanza della risorsa idrica è una abitudine oramai consolidata da tempo: sensibilizziamo i cittadini, a partire dai ragazzi delle scuole con i nostri progetti di educazione ambientale, affinché, attraverso comportamenti virtuosi, facciano la loro parte per tutelarla.

Inoltre, mettiamo a disposizione gratuitamente diversi canali, dai più tradizionali come l’etichetta dell’acqua presente in bolletta a quelli più interattivi come, ad esempio, il Diario dei consumi, uno strumento utile per valutare i propri consumi di acqua e poter così migliorare i propri comportamenti. Attraverso l’app gratuita Acquologo i cittadini possono anche monitorare la qualità dell’acqua potabile, fare l’autolettura e ricevere avvisi sulle interruzioni programmate del servizio. Infine, ricordo che annualmente pubblichiamo il report “In buone acque”, che fornisce informazioni utili sulla qualità della risorsa idrica e sui costi del servizio e illustra l’impegno della multiutility per garantire a tutti un’acqua potabile e sicura, con benefici sia economici che ambientali.