L’Italia non è un Paese ricco di combustibili fossili, ma abbiamo in abbondanza risorse energetiche rinnovabili, non a caso siamo Il Paese del Sole! Purtroppo, resistono ancora dei miti - tanto falsi quanto radicati - che a vario titolo finiscono per ostacolare lo sviluppo del fotovoltaico perché causano (ancora troppo spesso) opposizioni locali e dinieghi autorizzativi ai nuovi progetti.

Superare queste errate posizioni ideologiche è quantomai doveroso in un momento in cui la sicurezza energetica nazionale dipende dalla nostra capacità di renderci più indipendenti producendo in Italia l’energia di cui abbiamo bisogno.

L’Assemblea Pubblica di Elettricità Futura è stata l’occasione per fare chiarezza e rispondere ad alcune questioni che attualmente stanno al centro del dibattito italiano sul fotovoltaico. Bastano i tetti per raggiungere l’obiettivo al 2030? Secondo il Piano elettrico 2030, dobbiamo installare 56 GW di nuovo fotovoltaico in Italia.

Da un’analisi Elettricità Futura su dati Elemens presentata all’Assemblea, gli impianti fotovoltaici sui tetti hanno un costo di generazione dell’energia più che doppio di quello degli impianti a terra.  L’analisi valuta tre diversi scenari. In uno scenario “100% del fotovoltaico sui tetti” un MWh costa 180 €. Nello scenario del Piano elettrico 2030 che prevede “30% fotovoltaico sui tetti e 70% a terra”, il costo di generazione è di 110 €/MWh. Nel terzo scenario “100% fotovoltaico a terra” il costo di generazione di 1 MWh è 80 €.

Quindi, lo scenario del Piano 2030 consente oltre 20 miliardi di risparmi sulla generazione (2024-2030) rispetto al 100% sui tetti.  Che ben venga la generazione distribuita, ma è importante portare avanti un mix equilibrato di nuove installazioni realizzando prevalentemente grandi impianti perché solo così riusciremo ad abbassare i costi dell’energia, una priorità per tutto il sistema-Paese. Dire che “bastano i tetti” significa da un lato, non considerare questa priorità, dall’altro, mandare un messaggio fuorviante che rinforza i falsi miti sul consumo di suolo del fotovoltaico.

E qui veniamo alla seconda questione di grande importanza su cui è stata fatta chiarezza in Assemblea: le rinnovabili non sottraggono terreno all'agricoltura e non danneggiano i suoli.  Le stime di Elettricità Futura dimostrano che basta soltanto lo 0,2% del territorio per raggiungere il target del Piano elettrico 2030, e questa minima porzione di suolo non viene danneggiata in alcun modo dagli impianti fotovoltaici. Infatti, gli impianti fotovoltaici non implicano impermeabilizzazione del suolo e/o coperture artificiali permanenti (a differenza del cemento degli edifici e dell'asfalto delle strade).

Peraltro, la superficie utilizzata dal fotovoltaico torna al suo utilizzo precedente terminata la vita utile dell’impianto: le imprese hanno l’obbligo di riportare le aree alle condizioni iniziali.

Tengo anche a condividere una considerazione di più ampio respiro sulla necessità di tutelare l’integrità dei nostri territori dai fattori che davvero stanno già gravemente cambiando il profilo dell’Italia, come l’emergenza climatica.

Non c’è dubbio che il cambiamento climatico abbia una natura e una portata di carattere globale. Però, l’Italia sta al centro del climate change hotspot del Mediterraneo, vuol dire che il nostro è uno dei Paesi dove si verificano con maggiore frequenza e intensità gli eventi estremi dovuti al cambiamento climatico.

E tra i settori maggiormente colpiti c’è proprio l’agricoltura che nel 2022 ha subito 6 miliardi di danni a causa del cambiamento climatico, una cifra che potrebbe anche crescere dato il susseguirsi di eventi estremi sempre più intensi e frequenti.

Non è certo dal fotovoltaico che dobbiamo difendere i nostri territori. Anzi, è un nostro potente alleato per contrastare l’emergenza climatica.