Il nuovo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sulla traiettoria verso emissioni nette zero al 2050 aggiorna le previsioni del 2021, sviluppate in piena pandemia. E lo fa a valle di un cambiamento importante registratosi negli ultimi due anni in termini di diffusione delle tecnologie per la produzione da fonti rinnovabili. Basti pensare all’incremento del 50% della capacità fotovoltaica installata e alla trasformazione della mobilità che ha visto l’aumento del 240% delle vendite di auto elettriche e  del 200% delle installazione di batterie di accumulo dal 2020.

Il nuovo scenario a emissioni zero (scenario NZE) prende le mosse da queste recenti evoluzioni e aggiorna le stime alla base della definizione di una traiettoria che porta ad annullare le emissioni nette derivanti dalla produzione e consumo di energia entro il 2050, ipotizzando uno sforzo in tal senso delle principali economie avanzate che perseguiranno questo obiettivo già al 2045,  mentre la Cina, attore cruciale in questa partita, lo farà entro il 2050 e le altre economie in via di sviluppo, India in primis, negli anni successivi.

I presupposti di questo scenario sono di necessità ottimistici, per cercare di individuare - e aggiornare alla luce delle evoluzioni concrete - un percorso che porti al contenimento delle emissioni di gas serra in atmosfera al fine di evitare l’incremento della temperatura di 1,5° C entro la fine del secolo, come stabilito dall’Accordo di Parigi. Questo, nonostante il Presidente cinese Xi Jinping la Cina abbia indicato il 2060 come data obiettivo per emissioni nette zero, 10 anni più tardi di quanto ipotizzato dall’AIE e l’India  il 2070.

Le traiettorie di decarbonizzazione del sistema energetico, individuate dalle proiezioni dell’AIE, fanno perno, una volta di più, su due elementi chiave dello scenario futuro: l’elettrificazione dei consumi energetici e il ruolo sempre più significativo delle fonti rinnovabili nella produzione di energia, in particolare di elettricità.

Lo spostamento dell’utilizzo dei combustibili da fonti fossili all’elettricità nei diversi usi finali si accompagna in prospettiva, nello scenario dell’AIE, a guadagni di efficienza tecnica ed alla grande trasformazione nel comparto della mobilità, per il quale è ipotizzato una sempre maggiore penetrazione dell’automobile elettrica, a seguito di politiche vincolanti come quelle europee, di meccanismi di incentivazione come negli Stati Uniti o di politiche industriali e di supporto al settore come in ambito cinese. L’ipotesi NZE si basa, infatti, su un’evoluzione del mercato dell’automobile che vede l’elettrico contare per oltre i due terzi di tutte le nuove auto vendute al 2030. Sempre in tema di elettrificazione, la diffusione delle pompe di calore, in particolare negli usi domestici, dovrebbe crescere fino a coprire il 20% della domanda di calore nel 2030, con tassi di incremento annui significativi in particolare sul mercato cinese.

Mobilità elettrica e pompe di calore contano nello scenario NZE per circa il 20% delle riduzioni delle emissioni entro il 2030, primo step del percorso verso il 2050, grazie a una serie di cambiamenti di assoluto momento, ma che a loro volta contano su significative ipotesi di efficientamento energetico e di un cambiamento dei comportamenti individuali e collettivi in senso virtuoso, in grado di alleviare il peso della trasformazione considerata necessaria.

Il rapporto dell’AIE rileva  che, in assenza della riduzione delle emissioni per minor domanda di energia associata a un cambiamento nei consumi, il ruolo delle pompe di calore dovrebbe essere molto più significativo, con un livello di copertura della domanda fino al 35% entro il 2030, ovvero quasi il doppio rispetto alle proiezioni assunte, con il conseguente diverso impatto sul comparto e sulle filiere produttive a monte. Lo stesso dicasi per le auto elettriche con un impatto, ad esempio, sui minerali critici di cui si stima un fabbisogno aggiuntivo di 1,3 milioni di tonnellate al 2030, pari a quanto attualmente utilizzato annualmente per tutto il comparto.  

Le rinnovabili costituiscono l’altro grande pilastro della strategia emissioni nette zero al 2050: l’obiettivo è quello di arrivare a costituire il 90% di tutta la produzione di elettricità a livello globale, in un mondo in cui i consumi di energia sono ipotizzati “elettrificati” per il 50% del totale e in cui è previsto permanere un ruolo per il nucleare, con una capacità da 300 a 900 GW di potenza installata tra il 2022 e il 2050.

Quella prospettata è una rivoluzione del sistema energetico mondiale, che prevede di triplicare l’installazione di capacità di generazione da fonti rinnovabili entro il 2030, raggiungendo gli 11.000 GW, con un’esplosione di solare fotovoltaico ed eolico, per coprire già entro quella data il 60% della domanda di energia elettrica.

Anche nell’evoluzione delle rinnovabili, la Cina gioca un ruolo cruciale, contando per oltre 3.000  GW di nuova potenza installata nel solare e di circa 1.700 GW nell’eolico entro il 2030, praticamente oltre il 50% dell’incremento previsto nello scenario NZE.

Lo sviluppo delle rinnovabili costituisce, nelle proiezioni dell’AIE, il più grande fattore di riduzione complessiva di emissioni carboniche entro il 2050. Soltanto l’incremento di produzione da solare ed eolico conteranno per circa il 25%, mentre il processo di elettrificazione è ipotizzato incidere complessivamente per circa il 20%, con un’accelerazione significativa dopo il 2030.

Dietro questi scenari c’è lo sforzo di trasformazione non solo del sistema energetico, ma anche di una parte significativa del sistema manifatturiero globale, con la possibilità, visto la larga scala di investimenti ipotizzata, di innovazioni tecnologiche significative. Permane però la necessità, al contempo, di fronteggiare colli di bottiglia, fabbisogni di materie prime e rafforzamento delle filiere produttive, insieme ad una attenzione specifica alle infrastrutture e ai rischi per la sicurezza energetica connessi all’abbandono di un sistema basato sulle fonti fossili. Si tratta, infatti, per dirla con Daniel Yergin, di trasformare in circa 25 anni il sistema energetico alla base di un sistema economico da oltre 100.000 miliardi di dollari all’anno.