Senza nulla togliere agli obiettivi per lo sviluppo di energie rinnovabili, che anzi sono stati incrementati rispetto al PNIEC 2019, il vero jolly dell’aggiornamento 2023 del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima è il gas naturale, che oltre a favorire il phase out dal carbone senza compromettere gli obiettivi di sicurezza energetica, diviene strumento per fondamentale per restituire all’Italia centralità in Europa per quel che riguarda gli approvvigionamenti di energia. Per il phase out dal carbone, infatti, nell’executive summary già inviato a Bruxelles del PNIEC targato Meloni si legge che l’uscita sarà realizzata anche attraverso “la realizzazione di unità termoelettriche addizionali alimentate a gas, necessaria anche per il mantenimento dell’adeguatezza del sistema in presenza del forte incremento delle quote di rinnovabili non programmabili nella generazione elettrica”. Una soluzione non scontata, visto che nella versione precedente si era ipotizzato anche di trasformare le centrali a gas come Torre Valdaliga Nord a Montalto di Castro in mega stazioni di accumulo.

Ma il metano è al centro anche per l'obiettivo di trasformare l'Italia in un hub energetico. A questo fine, "la sicurezza dell’approvvigionamento energetico italiano sarà rafforzata tramite l’intensificazione della diversificazione delle fonti di approvvigionamento al fine di ridurre la dipendenza dall’importazione di gas russo, continuando così l’azione intrapresa nel corso del 2022 a seguito della invasione russa dell’Ucraina". Si sta dunque procedendo  ad ottimizzare l’utilizzo delle infrastrutture esistenti e a incrementare la capacità di importazione dai punti di interconnessione con i paesi del nord Africa e dall’Azerbaijan. "L’Italia, nonostante l’elevata dipendenza dal gas naturale, ha proceduto tempestivamente a diversificare le proprie forniture, riuscendo a ridurre già del 50% nel 2022 l’import di gas Russo che copriva storicamente circa il 40% dei fabbisogni nazionali", rivendica l'executive summary del PNIEC 2023, che indica tra gli obiettivi la realizzazione della dorsale Adriatica e sviluppi sulla rete interna per il potenziamento del Trans-Adriatic Pipeline Tap. E, sempre in ottica sicurezza, "potrà essere valutato un ampliamento del novero dei terminali Gnl", ulteriori a quelli di Piombino e Ravenna che insieme vantano una capacità di 10 miliardi di metri cubi.

Altamente interconnesso con il resto dell'Europa, con uno dei sistemi di stoccaggio maggiormente sviluppati e flessibili del vecchio continente, il sistema gas italiano gioca quindi un ruolo "indispensabile" per il sistema energetico nazionale. Un bel salto in avanti rispetto al PNIEC 2019, quando "gli esiti delle simulazioni" evidenziavano "la non ottimale condizione dell'approvvigionamento italiano di gas naturale in caso di situazioni di crisi" che si sarebbero potute manifestare in inverno (pagina 77).

In generale, la bozza appena pubblicata racconta un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima più dettagliato e attento nei confronti del settore delle fonti fossili, fermi restando gli obiettivi di decarbonizzazione, resi anzi più sfidanti, anche nel settore dei trasporti. Il nuovo PNIEC non trascura le fonti fossili perché è maggiormente concentrato sulla “dimensione” della sicurezza energetica, che era già presente nella versione 2019, ma declinata in maniera più soft. Forse perché antecedente alle tristi evoluzioni geopolitiche della pandemia e della guerra Russo-Ucraina. Oggi non è più in discussione il fatto che diversificare tutte le fonti di energia e canali di approvvigionamento sia una necessità per garantire la tranquillità e il benessere di tutte le popolazioni occidentali.

Nella sintesi del piano, già trasmessa a Bruxelles, si legge che “l’aggiornamento del PNIEC è anche un momento per ripensare il sistema alla luce di quanto vissuto nell’ultimo anno, rafforzandone la sicurezza degli approvvigionamenti e il ruolo centrale a livello mediterraneo ed europeo. Di fatto, accelerare e rafforzare il percorso avviato di fare dell’Italia un ‘hub’ di generazione e transito di energia, cogliendone a pieno i benefici in termini di diversificazione, sicurezza, e liquidità delle forniture, oltre a quelli di rafforzate partnerships con i Paesi fornitori.”

La versione 2023 è chiaramente un PNIEC molto diverso dal precedente, come dimostra il fatto che anche la sintesi fa esplicito riferimento alla cattura e allo stoccaggio della CO2, strumento del tutto ignorato in precedenza. Nella bozza si legge che saranno dunque stabiliti obiettivi specifici per la cattura e lo stoccaggio della CO2 sulla base della capacità geologica di stoccaggio “che può essere resa operativamente disponibile entro il 2030” (pagina 9). E ci sarà cooperazione transfrontaliera in ambito di CCS, con l’Italia che assieme a Francia e Grecia ha presentato a marzo scorso “un piano regionale a sostegno dello sviluppo delle infrastrutture di CCS nel bacino del Mediterraneo” (pagina 42).

La strategia per quel che riguarda l’efficienza energetica nei trasporti non cambia di molto rispetto alla versione precedente: occorre aumentare il più possibile il ricorso alla mobilità collettiva, agevolare il ricorso al trasporto merci su rotaia anziché su gomma e favorire l’utilizzo di auto elettriche e carburanti alternativi (pagina 11 PNIEC 2023- pagina 8 PNIEC 2019). Stando alla bozza circolata nei giorni scorsi, sono quasi allineati anche gli obiettivi sull’auto elettrica: la bozza del PNIEC 2023 prevede un obiettivo di 4,3 milioni di auto elettriche “pure” al 2030, “che se sommate alle auto ibride plug in consentirebbero di arrivare a un valore complessivo di circa 6,6 milioni di auto elettrificate” (pagina 185). Mentre il PNIEC 2019 prevedeva una diffusione complessiva di quasi 6 milioni di veicoli ad alimentazione elettrica, di cui circa 4 milioni di veicoli elettrici “puri” (pagina 60). Diverse, invece l,e stime sul contributo delle rinnovabili nel settore trasporti: il PNIEC 2023 prevede di raggiungere e superare l’obiettivo del 30% al 2030 grazie alla crescita dei biocarburanti liquidi, del biometano, dell’elettricità da fonti rinnovabili impiegata per la mobilità e dei carburanti rinnovabili non biologici, ossia l’idrogeno (tabella a pagina 81); il PNIEC 2019 si fermava a un obiettivo del 22% (pagina 61). Sui biocarburanti, la bozza del PNIEC 2023 stima, inoltre, che la riconversione di Marghera e Gela “assicura una produzione attuale di biocarburanti pari a oltre 750.000 tonnellate che, in prospettiva futura, raggiungeranno 1,1 milioni di tonnellate, soprattutto di biocarburanti avanzati” (pagina 119).

Sul petrolio e sui prodotti petroliferi i due piani nazionali si discostano molto, forse perché nel 2019 non era ancora entrato in vigore l’embargo nei confronti del greggio e dei prodotti petroliferi russi. Per prima cosa, la bozza del PNIEC 2023 non si dimentica che tra le strutture energetiche transfrontaliere c’è anche il Tal, l’oleodotto transalpino, definito “importante infrastruttura di trasporto di petrolio grezzo che attraversa le Alpi, collegando il Porto di Trieste alla città di Ingolstadt in Germania”. L’oleodotto rifornisce ben 8 raffinerie, sei delle quali non hanno altra possibilità di approvvigionamento. In pratica, questo serve “l’intero settore della raffinazione austriaca, ceca e del sud della Germania”. Nello stesso paragrafo si fa riferimento al deposito costiero di oli minerali Seastock, con una capacità di 130.000 mc e 26 serbatoi, “hub fondamentale per il rifornimento di carburante in tutto il Nord Italia”, nonché “porta vicina e accessibile per tutti i mercati dell’Europa centrale e orientale”.

Inoltre, quando si affronta il tema dei prodotti petroliferi, se nel PNIEC elaborato dal Governo Conte il settore della raffinazione nazionale è visto come industria che può contribuire positivamente alla transizione energetica “potendo contare su un alto grado di specializzazione, su processi produttivi all’avanguardia e su un continuo forte impegno in termini di ricerca e sviluppo” (pagina 78), nella versione 2023 si scrive chiaramente che “la raffinazione nazionale è fondamentale per continuare ad assicurare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico”, e questo nonostante la domanda dei prodotti petroliferi sia destinata a ridursi in prospettiva al 2030 nel settore dei trasporti (ma non in quello della petrolchimica, destinata a supportare la chimica verde) (pagina 117).

Infine, il PNIEC 2023 non dimentica il Gpl, anzi ritiene necessario porre attenzione “ai depositi di approvvigionamento di Gpl”, situati sul demanio marittimo e nelle aree interne, nell’ottica di preservare la rete infrastrutturale già esistente e pronta ad accogliere miscele di Gpl con prodotti bio (bioGpl) e rinnovabili (rdme, cioè il dimetiletere).