Uniti dall’obiettivo di combattere l’inquinamento prodotto dalla plastica e di fare di quest’ultima una risorsa e non un rifiuto, aziende, governi e altre organizzazioni hanno aderito al Global Commitment and Plastic Pact. Rappresentando oltre il 20% del mercato degli imballaggi in plastica, i firmatari hanno fissato l’obiettivo ambizioso di utilizzare solo plastica riutilizzabile, riciclabile e compostabile entro il 2025. Obiettivo, però, che, secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Ellen MacArthur e dell’UNEP - New Plastics Economy Global Commitment progress report - presentato lo scorso 2 novembre, rischia di non essere centrato.

Il primo dei tre key findings a cui giunge la quarta edizione di questo lavoro - che monitora i risultati compiuti dagli aderenti al patto – non è rincuorante: nonostante i progressi compiuti, la strada da percorrere è ancora lunga. Per questo motivo - e qui vi è il secondo messaggio- nasce l’urgenza di accelerare le politiche in materia di riutilizzo, di imballaggi flessibili e di scissione della crescita aziendale dall'uso degli imballaggi. In questo contesto di azione, e arriviamo al terzo punto, serve un impegno maggiore da parte dei governi per implementare strumenti normativi giuridicamente vincolanti in materia di inquinamento da plastica.

Proviamo a declinare meglio i tre passaggi, partendo da una fotografia dei progressi o dei passi indietro compiuti dal settore.

Per il terzo anno consecutivo, la percentuale di imballaggi in plastica riutilizzabile, riciclabile o compostabile è in crescita, seppur tenue: +1,7% è l’incremento registrato nel 2021, per una quota pari al 65,4% del totale. Questa percentuale varia enormemente tra i soggetti coinvolti, con livelli di compliance compresi tra il 20% e il 100%. In particolare, il target del 100% sarà difficilmente conseguibile da quei firmatari (il 16%) che utilizzano prevalentemente imballaggi flessibili – bustine e film - una categoria che sempre più difficilmente riuscirà a raggiungere la riciclabilità nella pratica e su scala entro il 2025.

Percentuale di plastica riutilizzabile, riciclabile o compostabile raggiunta dai firmatari del Global Commitment and Plastic Pact

Fonte: Fondazione Ellen MacArthur e UNEP, The Global Commitment 2022 Progress

Guardando alle plastiche da riciclo post-consumo (cioè derivanti dalla raccolta differenziata di bottiglie e imballi dopo il loro utilizzo) l’uso è più che raddoppiato nell’arco del triennio in esame, passando da una quota sul totale degli imballaggi in plastica pari al 4,8% nel 2018 al 10% del 2021. L’obiettivo complessivo del 26% rimane quindi traguardabile attraverso un’ulteriore accelerazione degli sforzi.

Percentuale di plastica riciclata post-consumo raggiunta dai firmatari del  Global Commitment and Plastic Pact

Fonte: Fondazione Ellen MacArthur e UNEP, The Global Commitment 2022 Progress

Relativamente alla plastica vergine, oltre la metà dei firmatari è riuscita a ridurne l’utilizzo rispetto ai valori del 2018; tuttavia, il consumo cumulato di questo tipo di plastica è aumentato: +2,5% nel 2021 rispetto ai valori del 2020 e in linea con il dato del 2018. Un aumento imputabile più alla crescita degli imballaggi di plastica (+4,3%) che non all’inazione delle imprese.

Percentuale di plastica vergine utilizzata dai firmatari del Global Commitment and Plastic Pact

Fonte: Fondazione Ellen MacArthur e UNEP, The Global Commitment 2022 Progress

Un altro dato negativo e che richiederà un maggiore impegno complessivo riguarda la quota di plastiche usa e getta che rimane elevata. Per il secondo anno consecutivo, si ravvisa infatti una riduzione della quota di imballaggi in plastica riutilizzabili che passa dall’1,5% del 2019 all’1,2% del 2021.

Rispetto alla fotografia rappresentata, risulta evidente come la strada da percorrere sia ancora lunga. Serviranno ambiziose strategie volte a ripensare la progettazione degli imballaggi, a ridurre le plastiche monouso e a massimizzare la quota di plastiche riutilizzabili. Serve, inoltre, poter contare sul supporto dei governi per adottare strumenti a valenza sovranazionale – come i target quantitativi - che consentano di puntare verso un modello di economia circolare incentrato sulle plastiche a supporto del quale esiste già una ben definita visione comune. Lo dimostra il fatto che siano più di 500, tra aziende, governi, NGO e altre organizzazioni, ad aderire al Global Commitment and Plastic Pact. Una sfida importante ancora tutta da giocare.