Nel giugno del 2019, è nato un nuovo mercato del GNL a impatto zero. Shell ha siglato un accordo per rifornire di questa tipologia di gas le compagnie Tokyo Gas e GS Energy. Una settimana dopo, l’utility giapponese JERA ha annunciato l’invio di un simile cargo destinato ad un cliente indiano. Nel corso del 2020, sono stati altri 4 i carichi di questo tipo provenienti da vari fornitori, diretti tutti verso clienti cinesi. Nel 2021 poi, si è assistito ad un vero e proprio boom, con 21 nuove spedizioni di GNL a impatto zero annunciati, pressoché tutti nei mercati asiatici (vedi figura seguente). Alcuni si aspettano che questo mercato inizi a competere con quello tradizionale degli idrocarburi nel corso della prossima decade. Tuttavia, fino al momento in cui si scrive, nell’anno in corso, non è stato ancora consegnato né è stata annunciata la consegna di carichi di GNL carbon neutral.

Ma che cos’è questo mercato esattamente? Che cosa sta succedendo in questo momento e quale futuro lo attende?

Prodotti ad impatto zero nel mercato degli idrocarburi (non solo dunque gas, ma anche prodotti petroliferi, condensati, GPL ecc) sono stati pensati in risposta alle esigenze di gestire l’impatto carbonico di questi prodotti.  

Il GNL a impatto zero è fisicamente identico al tradizionale GNL, se non con una parte o l’interezza delle emissioni compensata con crediti di carbonio. Tuttavia, oggi come nel prossimo futuro, vi sono diverse sfide che attendono questo nuovo mercato. Per iniziare, non vi è una definizione condivisa di cosa sia un cargo di GNL a impatto zero, il che implica l’utilizzo, da parte dei produttori, di diverse metodologie per il calcolo dei crediti che vanno a compensare le emissioni (tra l’altro di differente tipo). Di conseguenza, dei 31 cargo ad oggi commercializzati, solo 4 hanno fornito informazioni riguardanti l’ammontare di crediti compensati calcolati sulla base  di una propria metodologia, mentre solo 14 hanno specificato la fonte e l’approccio utilizzato nei loro calcoli di emissione.Questa mancanza di trasparenza dei processi è ovviamente un ostacolo allo sviluppo di un vero e proprio mercato del GNL a impatto zero. Tentativi di definire una metodologia universale – per esempio utilizzando l’approccio congiunto sviluppato da Pavilion Energy, Qatar Energy, Chevron, o in alternativa l’approccio proposto da IGU – non hanno ancora portato alla definizione di un vero e proprio standard internazionale.

Nel corso della seconda metà del 2021 si è poi osservata una crescita senza precedenti dei prezzi del gas, protrattasi nel corso del 2022. Molteplici fattori vi hanno contribuito, come ad esempio eventi climatici di difficile previsione, incidenti di natura tecnica,  implicazioni di lungo termine della pandemia da COVID-19, la rapida crescita delle economie asiatiche. Una situazione generale esacerbata da scarsi investimenti destinati ai progetti di Oil & Gas. Nel 2022 invece, è stata la geopolitica ad impattare direttamente sui prezzi del gas, specie dopo l’inizio del conflitto tra il maggior fornitore di gas verso l’Europa, la Russia, e l’Ucraina. In risposta alle sanzioni occidentali, Mosca ha richiesto ai propri clienti europei di pagare il gas in rubli, interrompendo o riducendo le esportazioni a tutti quei paesi che non vi si sono adeguati. Tra questi vi sono Bulgaria, Polonia, Finlandia, Paesi Bassi, Germania, Austria e Italia.

In un contesto di crisi, come quello attuale, timori riguardanti la sicurezza degli approvvigionamenti di gas hanno messo in secondo piano le questioni ambientali e le emissioni di CO2 in Europa hanno raggiunto il record di 9 milioni di tonnellate alla fine di maggio 2022, secondo i dati della compagnia Kayrros (figura seguente). Sinora, i tentativi di trovare alternative al gas russo hanno avuto successo limitato, in ragione principalmente di limiti infrastrutturali (capacità di importazione di GNL,  rigidità infrastrutturale dei gasdotti esistenti). Come soluzione di breve termine, molti paesi hanno anche reintrodotto nel proprio mix energetico il carbone. La Germania, ad esempio, ha deciso di riportare in attività oltre 8,8 GW di capacità di carbone e lignite; il Regno Unito ha riattivato le proprie centrali e nei Paesi Bassi, l’operatore Gasunie ha modificato la normativa esistente che, da gennaio 2022, impediva alle sue centrali a carbon fossile di funzionare oltre il 35% della loro capacità massima. Il tutto nell’estremo tentativo di ridurre la dipendenza dal gas russo.

Fonte: Kayrros

 

Pertanto, pagare un prezzo maggiorato (anche se contenuto) per perseguire la neutralità carbonica del GNL,  in questo contesto di mercato, pesa maggiormente nonostante la compensazione delle emissioni non aggiunge particolari costi in fase di produzione. Ad esempio, secondo le stime di KAPSARC, alla media di costo dei crediti carbonici di 3,82 doll/tonn di anidride carbonica (CO2), la compensazione delle emissioni well-to-wheel costerebbe un extra di 13 doll./tonn. di GNL. Utilizzando le importazioni provenienti dal Qatar come benchmark di riferimento, l’ incremento dei costi di produzione sarebbe nell’ordine solo del 6% (si veda prossimo grafico)

La struttura di costo di GNL esportato a Zeebrugge (Belgio) dal Qatar con compensazione di emissioni well-to-wheel

Sarà quindi in grado il nascente mercato di GNL a impatto zero di prosperare nel futuro e sopravvivere all’odierna crisi? Alcuni produttori hanno già deciso di moltiplicare gli investimenti in tecnologie atte a ridurre il quantitativo di emissioni (incluso dispositivi CCUS) e si aspettano un ritorno importante da questi investimenti. Inoltre, gli obiettivi di riduzione delle emissioni globali continuano ad essere “vincolanti”, pertanto trovare soluzioni volte al taglio delle emissioni sarà una priorità, specialmente dopo una performance molto debole, in termini ambientali, come quella registratasi quest’anno. La previsione è che  in futuro, una volta che i prezzi del gas torneranno a normalizzarsi, gli importatori riprenderanno a focalizzarsi sugli impegni presi in termini di politiche ambientali, dimostrando ulteriormente l’importanza e i benefici derivanti dagli idrocarburi a impatto zero.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui